Esteri
Monete digitali? Affare di Stato. Le criptovalute le fanno le banche centrali
Dopo la Cina, anche il Vietnam: stop alle e-currency decentralizzate e realizzazione di versioni governative. L'86% dei paesi ci sta lavorando
Se non puoi battere qualcosa, almeno controllalo. Un vecchio principio alla base dell'azione dei governi di tutto il mondo e che si applica in modo perfetto alle monete digitali. Non è un mistero che inizialmente gli esecutivi non vedessero di buon occhio la diffusione di strumenti di pagamento digitali e decentralizzati. Ed ecco allora che la reazione è quella di smettere di combattere contro uno strumento che comunque vada è destinato e diffondersi e cercare semmai di governarne i processi. Un po' come ha fatto la Cina (e non solo) con internet, che da potenziale strumento di protesta è diventata un'altra delle componenti a disposizione del governo stesso per perpetuare il proprio discorso narrativo ed esercitare controllo sociale.
L'86% delle banche centrali sta lavorando allo sviluppo di una criptovaluta di stato
Ecco perché si stanno diffondendo sempre di più le criptovalute di stato, monete digitali sviluppate dalle banche centrali di diversi paesi che dunque non operano una decentralizzazione ma semmai centralizzano un processo che rischiavano di non poter controllare se non avessero deciso di scendere in campo direttamente. Da un sondaggio di inizio anno della Banca dei regolamenti internazionali risulta che l’86% delle 65 banche centrali intervistate sia al lavoro su una criptovaluta di stato. L'ultimo governo ad annunciare la realizzazione di una criptovaluta di stato è il Vietnam. Ed è particolarmente significativo che Hanoi si sia mossa in tal senso, visto che per anni il governo locale ha sempre criticato la diffusione delle monete digitali avvertendo i propri cittadini di non utilizzarle. Tanto che utilizzare criptovalute per effettuare acquisti è stato finora considerato illegale.
Il Vietnam lavora a una moneta digitale di stato
L'introduzione della e-currency made in Vietnam si deduce dal contenuto del decreto 942 del primo ministro, nell'ambito della strategia di digitalizzazione per il 2030. In esso si richiede alla Banca di Stato del Vietnam di sviluppare e introdurre l'utilizzo di una criptovaluta virtuale basata sulla tecnologia blockchain. Questo non significa che l'introduzione della moneta digitale di stato soppianterà direttamente quella cartacea, ma intanto il governo pone l'ombrello sopra il processo di diffusione delle criptovalute.
Le ambizioni tecnologiche del Vietnam
D'altronde, il Vietnam è molto attivo dal punto di vista dello sviluppo tecnologico. La strategia nazionale per la ricerca, lo sviluppo e l'applicazione dell'intelligenza artificiale, rilasciata poco dopo il nuovo piano quinquennale licenziato all'inizio del 2021, pone degli obiettivi ambiziosi: in particolare, l'intenzione è quella di rendere il Vietnam un dei principali hub tech del Sud-Est asiatico. Per ora, però, l'attenzione era stata rivolta soprattutto all'intelligenza artificiale e ai big data, nel più ampio obiettivo di ammodernamento della burocrazia e dei processi economici, per completare la transizione verso un'industria 4.0. L'inclusione della moneta digitale nel processo apre nuovi scenari.
Il caso della Cina: stretta sulle monete virtuali e realizzazione della propria versione
La tendenza, come detto precedentemente, è però globale. Da una parte una stretta regolatoria sulla diffusione incontrollata delle monete virtuali, dall'altra lo sviluppo di criptovalute direttamente legate alle banche centrali. E' l'esempio della Cina, che negli scorsi mesi ha operato una stretta nei confronti di Bitcoin e di altre criptovalute, con la chiusura delle attività di mining. Contestualmente, Pechino sta incentivando lo sviluppo del proprio yuan digitale, già testato in diversi progetti pilota.
El Salvador primo paese a legalizzare i Bitcoin: ecco perché
Solo poche settimane fa, il presidente di El Salvador, Nayib Bukiele, aveva annunciato la legge che consentirà al Bitcoin di diventare una moneta legale. La mossa del paese centramericano è motivata dalla volontà di tagliare la tassazione sulle rimesse dei cittadini salvadoregni che vivono e lavorano all'estero. Le commissioni sulle transazioni internazionali sono costose e dunque l'obiettivo di fornire la possibilità di trasferire fondi utilizzando una moneta digitale è quello di limitare il loro peso e consentire così un ingresso più corposo di fondi nel paese.
Monete virtuali, le tendenze globali
A livello globale, tra le grandi potenze economiche mondiali la Cina sembra essere in netto vantaggio rispetto ai rivali. Anche se la Banca centrale europea punterebbe al lancio di una versione digitale dell'euro entro il 2025 e pure la Federal Reserve degli Stati Uniti starebbe lavorando allo sviluppo di una criptovaluta centralizzata. Fermare la diffusione delle monete digitali è impossibile, tanto vale provare a controllarle.