Esteri
Crisi in Corea del Sud, così Trump potrebbe decidere di fare a meno di Yoon
Il futuro di Yoon Suk Yeol è quanto mai incerto, dopo l'annuncio della legge marziale e la sua repentina revoca. Gli Usa hanno bisogno di Seoul per gli equilibri nell'Indo-Pacifico. Ma Trump potrebbe anche fare a meno del presidente sud-coreano
Crisi in Corea del Sud, così Trump potrebbe decidere di fare a meno di Yoon
La fase più acuta della crisi politica che ha coinvolto la Corea del Sud sembrerebbe essere rientrata. Restano tuttavia molteplici incognite sul tavolo, a partire dal futuro del presidente Yoon Suk Yeol, l'inaspettato e assoluto protagonista delle ultime ore, l'autore dell'annuncio a sorpresa sulla legge marziale d'emergenza, adesso diventato più solo che mai e in caduta libera negli indici di preferenza. Non solo: i partiti di opposizione, che controllano la maggioranza dell'Assemblea nazionale, il Parlamento monocamerale del Paese, hanno presentato una mozione di impeachment per Yoon, accusato ora di aver violato la Costituzione imponendo la legge marziale, non tanto a causa di preoccupazioni per la sicurezza nazionale, quanto con l'intento di eludere le indagini sulle accuse di rilievo penale che coinvolgono lui e la sua famiglia.
Migliaia di cittadini sono scesi in strada, a Seoul, per chiedere le sue dimissioni. Dimissioni, tra l'altro, già presentate al presidente sudcoreano da tutti i membri del governo in carica, a partire dai 18 ministri. Resta da capire se Yoon accetterà di fare i conti con la realtà e pagare lo scotto di una scommessa persa in partenza, oppure se resterà ancorato al potere fino a che sarà possibile, alimentando ulteriori tensioni e polemiche.
Stati Uniti e Giappone osservano le mosse di Yoon
Nell'aria, insomma, c'è ancora aria di crisi. Stati Uniti e Giappone osservano con interesse le mosse di Yoon e cercano di capire che cosa succederà ai loro rapporti, sempre più intrecciati, con Seoul. L'attore principale di questo triangolo coincide ovviamente con gli Usa, fautori, tra l'altro, di un recente avvicinamento diplomatico tra i governi sudcoreani e giapponesi. Che, per inciso e fino a prima dell'incontro organizzato da Joe Biden a Camp David, nel Maryland, si guardavano con una certa diffidenza frutto di una storica rivalità. Washington si è limitata a diffondere comunicati nei quali, dopo aver più volte fatto presente di non esser stata informata in anticipo da Yoon in merito alla decisione di attuare la legge marziale, ha fatto sapere di seguire con "grave preoccupazione" gli eventi sudcoreani.
"Certamente è nostra speranza e aspettativa che le leggi e i regolamenti di un determinato Paese siano rispettati da quel particolare Paese", ha dichiarato il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano, Vedant Patel. "In definitiva, vogliamo vedere queste dispute politiche risolte pacificamente e in conformità con lo stato di diritto. E naturalmente, un voto del genere in legislatura sarebbe coerente con tale approccio", ha aggiunto l'alto funzionario Usa.
Ma per quale motivo Yoon, un fervente anti comunista e alleato di ferro dell'amministrazione Biden, avrebbe dovuto far preoccupare gli Stati Uniti? Davvero il leader del Sud ha fatto tutto da solo e, soprattutto, spinto dal desiderio di punire una maggioranza parlamentare dispettosa che bloccava ogni sua riforma?
E ora Trump potrebbe decidere di bypassare la Corea del Sud
Col senno di poi, bisognerà capire se il violento trauma subito dal sistema politico della Corea del Sud si riassorbirà del tutto o se, al contrario, lascerà in superficie un ematoma. Questo dipenderà da due fattori: dalla reazione di Yoon di fronte all'effetto domino scatenato dalla legge marziale annunciata e poi ritirata; dalla tenuta della società civile sudcoreana, che al momento non ha tuttavia lanciato segnali ambigui. Di sicuro, il rischio è che i rapporti tra Seoul e Washington possano cambiare a partire dal prossimo 20 gennaio, quando Donald Trump si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca. Gli Stati Uniti hanno bisogno del governo sudcoreano per contenere la Cina nell'Indo-Pacifico e tenere a bada l'altra Corea, quella del Nord guidata da Kim Jong Un, ma The Donald potrebbe pensarla diversamente.
Lo ha già dimostrato, durante il primo mandato, quando ha incontrato Kim per intavolare una diplomazia personale e minacciato più volte Seoul di interrompere alcuni aiuti militari a meno di un sostanzioso pagamento economico da parte del Paese asiatico. Adesso che Yoon potrebbe gettare il Sud in uno Stato di incertezza politica, Trump avrebbe un pretesto in più per ripetere quanto già fatto: cercare di risolvere le tensioni coreane in solitaria bypassando la Casa Blu. E pensare che, lo scorso 9 novembre, Yoon era stato visto su un campo da golf per la prima volta da otto anni. Il motivo? Pare volesse impratichirsi per giocare a golf con Trump e sviluppare con lui un futuro rapporto di amicizia. Altro che mazza e pallina: oltre a Taiwan, Cina, Ucraina e Medio Oriente, il tycoon potrebbe aggiungere in agenda una nuova crisi.