Esteri
Dall'Olanda la nuova ondata anti-Ue: boom del partito degli agricoltori
Il partito nato nel 2019 fa leva sul grande malcontento dei settori produttivi per le politiche green dell'Ue, giudicate troppo radicali
Le proteste sono continuate durante la pandemia e appendere la bandiera olandese a testa in giù è diventato un modo per mostrare solidarietà ai contadini. La leader del partito, una ex giornalista, Caroline Van der Plas, ha saputo dare forza ad un movimento che era nato quasi spontaneamente per protestare contro quella che viene considerata una assurda “ingerenza” della Europa, su un settore come quella agricolo che rappresenta storicamente la vera essenza della economia dei Paesi Bassi.
Il paese sta diventando forse il primo test per misurare l’impatto della nuova idea di transizione green dell'Europa. E la caduta del governo Rutte, con buone probabilità che nel prossimo governo facciano capolino proprio i terribili attivisti agricoli del BBB, potrebbe essere il primo colpo assestato ad un castello, quello del green deal, europeo, troppo ambizioso e forse pensato con eccessiva fretta, ispirato da un pizzico di livore ideologico.
Il successo del BBB, andando di questo passo, rischia di essere solo il primo di una lunga serie di episodi in giro per l’Europa. Questo perché come spiega molto bene, Pieter Cleppe, caporedattore di BrusselsReport.eu, le motivazioni sono ben più profonde che il populismo con cui troppo sbrigativamente si etichettano questi movimenti e forze politiche in giro per l’Europa: “Un altro motivo per cui così tanti olandesi, anche nelle aree urbane, hanno votato per il partito degli agricoltori, è che è anche ostile alla tecnocrazia. Molte nuove normative, spesso provenienti dall'UE, stanno facendo aumentare il prezzo degli alloggi e dei trasporti in nome della lotta al cambiamento climatico. Spesso questi sono stati concordati a livello UE, lontano dal controllo dei media e dei parlamenti nazionali, da ministri felici di approvare tali accordi o incapaci di contrastare la forte pressione dei funzionari della Commissione UE, aiutati da ONG che sono spesso sostenute dalla stessa Commissione UE.”