Esteri
Nato, assist di Rutte a Trump: "Difesa? Il 2% di spesa non basta". Il piano per evitare strappi con gli Usa
Il segretario generale della Nato Mark Rutte fa da cassa di risonanza per le posizioni del presidente americano: l'Ue deve preservare il suo rapporto con gli Stati Uniti
Nato, Rutte dà ragione a Trump: "Il 2% di spesa per la difesa non basta"
Mentre l’Unione europea si riorganizza con preoccupazione davanti al nascere del secondo mandato di Donald Trump, il segretario generale della Nato Mark Rutte fa da cassa di risonanza per le posizioni del presidente americano. “Ovviamente ha ragione, il problema non sono gli Stati Uniti, ma l’Europa”, ha detto giovedì 23 gennaio durante un meeting mattutino a tema Ucraina tenutosi a Davos, dove è in corso il World economic forum.
Già durante la campagna elettorale, Trump aveva puntato il dito sugli alleati europei, accusandoli di non spendere per la Difesa quanto previsto dal trattato (il 2% del pil). Quando era primo ministro dei Paesi Bassi, lo stesso Rutte tuttavia ha sempre mancato l’obiettivo, come non ha esitato a ricordargli Richard Grenell, scelto da Trump come inviato per le “missioni speciali”.
Proprio Grenell ha sottolineato l’importanza di rispettare gli accordi se si vuole ipotizzare un ingresso dell’Ucraina nella Nato: “Il popolo americano è quello che sta pagando per la sua difesa. Non puoi chiedergli di espandere l'ombrello della Nato quando gli attuali membri non stanno pagando la loro giusta quota”, ha detto in videocollegamento da Los Angeles. “Ci sono leader che parlano sempre di più”, ha aggiunto, quindi “dobbiamo assicurarci che spendano la giusta quantità di denaro”.
Critiche che Rutte ha rilanciato, invitando gli membri europei a fare di più: “Non siamo ancora tutti a quel 2%: questo è il problema numero 1. Il numero 2 è che il 2% non è affatto sufficiente”. Eppure, “è in parte, o forse in larga misura, anche grazie a Trump che stiamo assistendo a una ripresa della spesa Nato da parte europea”, ha aggiunto. Per Trump, ha continuato il segretario generale, gli Usa ci stavano rimettendo dato che l’Ue sta “finanziando il suo modello sociale, il suo sistema sanitario, il suo sistema pensionistico” ma “sottofinanziando la difesa”.
Da segretario generale della Nato, Rutte non può far altro che richiamare i membri al rispetto degli accordi presi. Il mostrarsi così allineato, su questo punto, a Trump, è però un modo per evitare strappi tra gli Usa e gli alleati europei.
Già lo scorso febbraio, prima ancora di essere incaricato come successore di Jens Stoltenberg, Rutte aveva richiamato i partner: dobbiamo “lavorare con chiunque sia sulla pista da ballo”, aveva detto alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza in merito alla corsa tra Trump e Joe Biden. E, aveva aggiunto, “dovremmo smettere di lamentarci, lamentarci e lamentarci di Trump”.
La sua nomina primaverile a segretario generale è arrivata proprio per questo suo pragmatismo: convinto atlantista, Rutte non è un trumpiano, ma negli anni in cui è stato primo ministro olandese è riuscito a costruire una buona relazione con il tycoon quando questi sedeva alla Casa Bianca. Per esempio, quando nel 2018 Trump si lamentò sempre del mancato raggiungimento della spesa del 2% da parte europea, Rutte lo rassicurò, guadagnandosi un “I like this guy!”.
Intanto, da Davos il primo ministro belga Alexander De Croo ha invitato gli alleati a evitare discussioni e critiche vicendevoli per concentrarsi, piuttosto, sul vero problema del momento: Vladimir Putin. “Vedo molti puntarsi il dito contro… non è utile”, ha detto De Croo. “Il nemico è fuori, non dentro”.
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