Esteri

Dugin, i misteri dell'attentato. Gruppo anti Putin o manovra interna?

La bomba che ha ucciso la figlia dell'ideologo rischia di scatenare effetto domino: vendetta di Putin sull'Ucraina e altri attacchi sul fronte interno

Attentato alla figlia di Dugin: tutti i misteri dalla bomba alla telecamera non funzionante

Un attacco dell'Ucraina? Un'azione degli oppositori di Vladimir Putin? O ancora una manovra interna volta a serrare ancora di più i ranghi del Cremlino su Kiev e chi non si allinea allo zar? Tre ipotesi per l'attentato che ha ucciso Daria Dugina, la figlia di Aleksandr Dugin, considerato l'ideologo di Putin. Un giallo la cui soluzione potrebbe dire molto sul futuro non solo della guerra in Ucraina ma anche di quanto potrà accadere in Russia. L'identità della mano che ha messo la bomba su quell'auto, ma soprattutto la mente che o ha pensato, potrebbe dire molto sugli equilibri del conflitto e della tenuta del sistema putiniano.

L'impressione, ovvia, è che il bersaglio fosse proprio lo stesso Dugin. Secondo conoscenti e amici della vittima, citati dai media russi, la figlia aveva preso in prestito la sua auto (una Toyota Land Cruiser) e lo stesso Dugin non è salito a bordo all'ultimo minuto, seguendo invece la figlia sull'auto di un amico. Padre e figlia avevano partecipato sabato al festival 'Tradizione', nella località di Zakharovo. Durante il festival, l'auto era parcheggiata nell'area Vip, dove si ritiene sia stato piazzato l'ordigno.

Appare singolare che qualcuno, in particolare un esterno, sia riuscito a piazzare una bomba sul mezzo di uno dei componenti della cerchia di Putin. Ad aggiungere mistero al mistero, il fatto che le telecamere di sorveglianza presenti sul posto non funzionavano. I primi sospetti di Mosca si sono subito concentrati su un'azione dell'Ucraina. "I terroristi del regime ucraino hanno cercato di uccidere Aleksander Dugin, ma hanno fatto saltare in aria sua figlia", ha scritto su Telegram Denis Pushilin, il leader dei separatisti filorussi dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, in Donbass.

La pista ucraina può spingere la vendetta di Putin su Zelensky

Lo stesso governo russo ha subito sposato l'idea. "Se la pista ucraina sarà confermata dalle autorità competenti", ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, "si tratterà di terrorismo di Stato da parte del regime di Kiev". Dalla presidenza ucraina, il consigliere Mikhailo Podolyak ha respinto le accuse: "Non abbiamo nulla a che fare. Non siamo uno Stato criminale, come la Federazione russa, e tanto meno uno Stato terrorista", ha dichiarato Podolyak alla tv ucraina.

Secondo molti analisti, per un attacco del genere ci sarebbe bisogno di appoggi operativi e di intelligence imponenti, di cui molto difficilmente Kiev potrebbe disporre su suolo russo. Ma alimentare lo spettro ucraino ha subito avuto un effetto, quello di scatenare sui social e i media le voci di chi in Russia sostiene una linea più radicale sull'Ucraina. "è ovvio che da oggi non ci sono più luoghi sicuri in Russia. L'unico modo per proteggere il Paese è distruggere il nostro nemico naturale seduto a Kiev, Dnepropetrovsk, Kharkov, Nikolaev, Odessa e in altre città russe", ha dichiarato Akim Apachev, amico della vittima e tra gli ultimi ad aver parlato con lei sabato sera. 

L'ipotesi del gruppo di opposizione interno. Campanello d'allarme per Putin

Quella ucraina non è l'unica pista. Anzi. L'ex parlamentare russo Ilya Ponomarev, espulso dalla Russia per le sue attività contro il Cremlino, ha sostenuto che i militanti anti-Putin dell'esercito repubblicano nazionale (Nra) sarebbero i responsabili dell'attentato. "Questa azione, come molte altre azioni partigiane compiute sul territorio della Russia negli ultimi mesi, è stata condotta dall'esercito repubblicano nazionale (Nra)", ha affermato Ponomarev. "Questo attacco apre una nuova pagina nella resistenza russa al 'putinismo'", ha aggiunto l'ex deputato russo che oggi risiede a Kiev. Membro di sinistra della Duma russa, Ponomarev è stato l'unico deputato a votare nel 2014 contro l'annessione russa della Crimea.

Anche questa versione però ha alcune falle. Perché attaccare una figura considerata non centrale? Senza contare che mai i gruppi di opposizione anti Putin avevano mostrato tale capacità offensiva. Anche se c'è chi ricorda la strana serie di incendi e incidenti in stabilimenti ed edifici strategici del governo russo. E la risposta potrebbe essere che Dugin è una figura più facimente attaccabile rispetto ai veri pezzi grossi. Se davvero si trattasse di un'azione di oppositori interni sarebbe l'ipotesi più preoccupante per Putin: un segnale così forte di ribellione interna non potrebbe essere sottovalutato e il presidente sarebbe costretto a concentrare molte attenzioni sulla sicurezza interna togliendo possibili risorse a quello esterno. 

La terza ipotesi: quella della manovra interna

Anche se c'è chi pensa il contrario: e cioè che l'episodio potrebbe portare ad attacchi ancora più cruenti in Ucraina. Un timore espresso anche da Volodymyr Zelensky che teme attacchi nelle prossime settimane. Anche perché col fango che avanzerà a breve, il conflitto sul campo potrebbe subire una fase di impasse che potrebbe lasciare spazio ad operazioni mirate potenzialmente destabilizzanti. Anche perché per il Cremlino l'attentato alla figlia di una figura così simbolica potrebbe aumentare imbarazzi dopo quanto accaduto in Crimea.

Una tesi che potrebbe sposarsi con la terza, più inquietante, versione dell'accaduto. Cioè quella di chi ritiene che si possa essere trattato di un regolamento di conti interno o comunque di una manovra volta a concentrare ancora di più il potere intorno a Putin così come la sua presa sulla società civile e l'opinione pubblica che verrebbe ulteriormente compattata da uno stato di emergenza non solo esterno ma anche interno. Il dubbio rimane, per ora: l'attacco è il segnale di un regime che si sgretola o piuttosto di un regime che rimescola le carte per aumentare ancora di più il suo controllo? Quanto accadrà nelle prossime settimane potrebbe dare delle risposte.

Secondo Mosca la responsabile è una donna fuggita in Estonia

L'Fsb punta il dito contro i servizi ucraini per l'omicidio di Darya Dugina. A eseguire l'attentato sarebbe stata, secondo quanto hanno stabilito i servizi russi a meno di 48 ore dall'attentato, l'ucraina Natalya Vovk, di 43 anni, che sarebbe in seguito riuscita a fuggire in Estonia, rende noto l'agenzia russa Tass. "A seguito di misure di ricerca urgenti, il Servizio di sicurezza federale ha risolto l'omicidio della giornalista Darya Dugina", ha annunciato l'Fsb.

Vovk sarebbe arrivata in Russia il 23 luglio scorso insieme alla figlia dodicenne Sofia Shaban. Le due hanno partecipato al festival "Tradizione" a cui erano presenti Aleksandr Dugin e la figlia. A Mosca avevano affittato un appartamento nel condominio in cui risiedeva Dugina e usato una Toyota Land cruiser per seguire la giornalista. L'attentatrice sarebbe entrata in Russia a bordo di un autoveicolo con targa della Repubblica popolare di Donetsk, a Mosca, quando seguiva Dugina, aveva usato invece una targa del Kazakistan. Per lasciare la Russia, ha usato una targa ucraina. L'Fsb ha anche reso noto che il caso è stato trasferito al Comitato investigativo.

Il messaggio di Putin: "Crimine vile e crudele"

L'omicidio di Darya Dugina è stato "un crimine vile e crudele". Lo ha dichiarato il presidente russo, Vladimir Putin, in un messaggio di condoglianze inviato alla famiglia della politologa uccisa sabato in un attentato vicino a Mosca. Nel messaggio pubblicato sul canale Telegram del Cremlino, Putin ha affermato che "un crimine vile e crudele ha interrotto la vita di Darya Dugina, una persona brillante e di talento con un vero cuore russo: gentile, amorevole, comprensiva e aperta". "Giornalista, scienziata, filosofa, corrispondente di guerra, ha servito onestamente il popolo, la patria e ha dimostrato con i fatti cosa significa essere una patriota della Russia", ha aggiunto il presidente.