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Esteri
Elezioni Usa, Clinton: "Lavorerò con Trump". Obama: "Transizione dolce"

Usa 2016: Obama, "le parole di Trump su unita' mi hanno colpito. Orgoglioso di una fantastica Clinton"


Barack Obama si impegna per una "transizione coronata da successo" nel passaggio di poteri da lui al suo successore, Donald Trump. "Tra noi vi sono differenze - ha detta il presidente americano - ma otto anni fa ve ne erano tra me e il presidente Bush, e il suo team fu molto professionale nel lavorare a una transizione tranquilla. Ho chiesto al mio team di seguire quell'esempio, affinche' vi sia una transizione di successo per il presidente eletto".

"Sono orgoglioso di Hillary Clinton, non potrei esserlo di piu'". Barack Obama elogia, come forse non ha mai fatto con tanta convinzione, l'ex rivale alle primarie del 2008, sconfitta ancora una volta nella corsa ala casa Bianca. Quella di Clinton, ha aggiunto, e' stata "una carriera fantastica di segretario di Stato". "La sua nomination alle primarie - ha sottolineato - e' stata storica. Sono convinto che lei e il presidente Clinton faranno un grande lavoro per gli americani e per tutto il mondo".

"La transizione pacifica - ha sottolineato Obama - e' una pietra miliare della nostra democrazia". Barack Obama accoglie la mano tesa di Donald Trump, neoeletto alla casa Bianca, che aveva invitato l'America a superare le divisioni approfondite in questa campagna elettorale. "Dobbiamo ricordare - ha detto il presidente americano - che siamo prima di tutto una squadra sola: americani, patrioti e vogliamo il meglio per questo paese. L'ho sentito dire dal signor Trump ieri sera e sono stato colpito dalle sue parole: servono rispetto delle istituzioni, del nostro modo di vivere, della legge e per il prossimo. Spero - ha aggiunto Obama - che (Trump) manterra' questo spirito durante la transizione"0.


Trump presidente, Hillary Clinton: "Ora guardare a futuro. Romperemo quel tetto di cristallo"


"La sconfitta fa male, ma ora dobbiamo guardare al futuro e accettare il risultato", Donald Trump ora e' il "nostro presidente". Lo ha dtto Hillary Clinton parlando ai suoi sostenitori dopo la sconfitta elettorale per la corsa alla Casa Bianca.

"La nostra democrazia prevede un nostro coinvolgimento continuo, non solo ogni quattro anni - ha aggiunto Clinton - dobbiamo proteggere la nostra democrazia e il nostro paese e tutti gli ostacoli che si frappongono tra gli americani e il sogno americano. La nostra responsabilita' adesso, come cittadini e' continuare a fare la nostra parte per costruire un'America piu' forte, piu' giusta e migliore". Clinton, che e' entrata sul palco della sala dell'Hotel New Yorker di New York tra gli applausi, accompagnata sul palco dal marito Bill e dalla figlia Chelsea, ha ringraziato VBarack e Michelle Obama, sottolinenado che "abbiamo un enorme debito di gratitudine nei loro confronti. I nostri giorni migliori devono ancora venire Sono grata e onorata di rappresentare tutti voi", ha aggiunto.

"Abbiamo bisogno che voi continuate a lottare: a tutte le donne, soprattutto a quelle piu' giovani, voglio dire che nulla mi ha resa piu' orgogliosa di essere la vostra canidata. Il soffitto di cristallo non si e' rotto, ma un giorno qualcuno lo rompera' e spero che cio' accada il prima possibile". Cosi' Hillary Clinton si e' rivolta alle sue sostenitrici riferendosi alla eventualita' sfumata che una donna diventasse presidente degli Stati Uniti per la prima volta nella storia degli Usa.


Hillary Clinton, lavorero' con Trump spero abbia successo


"Ieri ho chiamato Donald Trump, gli ho fatto le congratulazioni e mi sono offerta di lavorare con lui, spero che sara' un presidente di successo per tutti gli americani". Cosi' Hillary Clinton si e' rivolta ai suoi sostenitori nella prima uscita dopo la sconfitta elettorale. "Non e' il risultato che volevamo, ma mi sento orgogliosa di questa campagna, essere la candidata dei Democratici e' stato il piu' grande onore della mia vita", ha aggiunto Clinton visibilmente emozionata e interrotta continuamente dagli applausi dei suoi sostenitori.


Elezioni Usa, Trump presidente. Il discorso: "L'America superi le divisioni"


Donald Trump sarà il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Dopo Barack Obama, sarà lui il nuovo inquilino della Casa Bianca, guida della superpotenza. Hillary Clinton non parlerà ai suoi sostenitori, ha telefonato all'avversario però. "Andate a casa, non avremo niente da dire stasera" ha detto John Podesta, il manager della sua campagna.

"Per repubblicani e democratici è arrivato il tempo dell'unione. Dobbiamo collaborare, lavorare insieme e riunire la nostra grande nazione. Ho appena ricevuto le congratulazioni di Hillary Clinton e io mi congratulo con lei. La nostra non è stata una campagna elettorale, ma un grande movimento", ha detto Trump nel suo primo discorso dopo i risultati. Emozionato, è salito sul palco con la famiglia al completo, Melania, la nuova First Lady vestita di bianco, e tutti i figli. Come colonna sonora la musica di Independence Day. "Prometto che sarò il presidente di tutti gli americani". E una promessa. "I dimenticati di questo Paese, da oggi non lo saranno più".

Dopo poche macchie blu apparse sui contorni della mappa americana, già dalle prime ore dello spoglio elettorale, tutto si è colorato di rosso repubblicano. Stato dopo Stato, un pezzo dopo l'altro.
 
"È una notte meravigliosa. È una notte fantastica per l'America. È una notte grandiosa per tutta la gente del mondo", ha detto Curtis Ellis, alto consigliere di Trump quando già era chiara la vittoria e le persone iniziavano a defluire dalle piazze. Dopo aver assistito a un'estenuante campagna elettorale piena di veleni, polemiche e colpi bassi, circa 220 milioni di aventi diritto sono stati chiamati prima a scegliere, poi aspettare il nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti.

Blu, rosso, i volti di Hillary Clinton e Donald Trump nelle spillette delle persone che assistevano allo spoglio in diretta del loro futuro. L'Empire State Building come un enorme schermo proiettava numeri che da incredibili  diventavano velocemente indiscutibili. Le persone per le strade, dietro le transenne, davanti alle tv nelle case, riflesse nei propri telefoni.

Alla mezzanotte italiana (le 6 sulla costa Est) si sono chiusi i primi seggi in Kentucky e in Indiana, entrambi considerati 'safè (sicuri) per i repubblicani e dove Trump ha vinto senza sorprese per poi aggiudicarsi subito anche il West Virginia e dare il via al conto alla rovescia.

Lo staff di Trump, all'inizio scoraggiato - "Ci vorrebbe un miracolo" aveva detto un suo consigliere di alto livello - in breve ha cambiato tono, Trump ha ripreso terreno e non ha più frenato. Le foto su Twitter del quartier generale sono diventate di festa. L'imprenditore che sorride, fa segni di vittoria, intorno strette di mano, abbracci. La mossa che tradiva insicurezza, fatta  a seggi ancora apertissimi, di aver presentato in Nevada un primo ricorso contro il voto - respinto dopo poche ore dal giudice -, è diventata inutile.

Hillary Clinton ha vinto Vermont, Delaware, Illinois, Maryland, Massachusetts, New Jersey, Rhode Island, District of Columbia, New Mexico, ma fino allo Stato di New York, ha raccolto briciole. Con le ore che passavano anche i sostenitori diventavano cauti. "Comunque vada l'America resta una grande nazione. Domani mattina sorgerà lo stesso il sole "ha detto Barack Obama. La stessa Hillary ha twittato in anticipo un "qualsiasi cosa accada, grazie lo stesso". Poi ha raccolto i consensi della Virginia, California, Oregon, Hawaii e Colorado. Ma non è bastato e Nevada o Maine non hanno fatto differenza.

Trump è diventato un'onda rossa. Di seguito si è aggiudicato Oklahoma, Mississippi e Tennessee, Alabama e South Carolina. Poco dopo Arkansas, Nebraska, South e North Dakota, Wyoming e Texas. Il New York Times per la prima volta, a metà notte, ha cambiato le proiezioni dandolo per vincente al 58 per cento.
 
I bookmakers hanno voltato le spalle a Hillary togliendole la coroncina di cartone che la vedeva come la scommessa più sicura. Le borse sono crollate, l'oro ha acquistato valore, Londra, Tokyo e Hong Kong sono affondate nel nuovo sogno americano.
 
E Trump ha continuato ad aggiudicarsi Stati. Montana e Missouri, Idaho, Utah fino a prendere l'Ohio, la chiave che ogni presidente americano ha sempre tenuto in mano prima di aprire la porta della Casa Bianca. Di chiavi ha preso l'intero mazzo, con Florida e North Carolina, ed è volato via. Al suo quartier generale, quando in Italia non era ancora l'alba, hanno cominciato a prepararsi per la festa. A raccogliere le loro cose insieme ai voti di - Utah, Georgia, Iowa, Pennsylvania, Alaska - per andare all'Hilton Midtown, dove per il 'Victory party', nella ballroom lo aspettavano in oltre mille invitati.

In bilico sono restati Michigan, New Hampshire e Wisconsin, ma il tycoon è sempre stato avanti nella corsa per la Casa Bianca fino ad aggiudicarsi i 279 grandi elettori (i delegati che formalmente eleggeranno il 19 dicembre il presidente Usa), nove in più dei necessari a conquistare la presidenze, lasciando Hillary a contare i suoi 218. Un giornalista del quotidiano francese Liberation, presente nel cuore di una città tradizionalmente democratica, ha catturato le parole di una ragazza, al telefono con la sorella: "È una follia". "La folla non osa parlare" ha commentato il cronista. Times square, a New York, era avvolta nel silenzio.

Trump ha trionfato nelle aree del Paese a forte presenza di elettori bianchi, facendo molto meglio di Mitt Romney sconfitto quattro anni fa da Barack Obama. Mentre Hillary Clinton non è riuscita ad attirare i voti delle minoranze che furono la chiave dei successi del presidente uscente, ha analizzato a caldo il Washington Post.

I repubblicani, come previsto, hanno confermato il controllo della House of Representative, anche se la maggioranza si è ridotta. Il Grand Old Party avrebbe 235 seggi contro i 247 delle precedenti elezioni del 2014; i democratici che ne avevano 185 sarebbero saliti a quota 200. I repubblicani hanno strappato ai democratici la Camera sin dal 2010. Ancora in bilico il Senato, dove sono in ballo 35 seggi su 100.

La vittoria del candidato repubblicano è stata una zampata sull'economia mondiale. Il peso messicano (la moneta del Paese costante obiettivo di Trump, dalle accuse ai migranti bollati come criminali e al progetto di costruire un muro lungo il confine) ha perso il 5%. La borsa di Tokyo, innervosita dall'andamento del voto, ha visto l'indice Nikkey, a metà seduta, cedere il 2,2% a quota 16.788,90. Il Giappone e i mercati asiatici temono la vittoria di Trump che tra i suoi obiettivi ha l'abolizione del trattato di libero scambio Ttp (Trans Pacific Partenership) firmato nel 2015 tra gli Usa e 12 Stati del pacifico.

Il nuovo presidente americano ha festeggiato a New York. Per la prima volta in oltre 70 anni, la metropoli americana ha ospitato per l'Election Day sia il candidato repubblicano che quello democratico, vicini di casa. Ma che dopo una battaglia durata quasi due anni, non sono mai stati più lontani.

. Dopo Barack Obama, sarà lui il nuovo inquilino della Casa Bianca, guida della superpotenza. Hillary Clinton non parlerà ai suoi sostenitori, ha telefonato all'avversario però. "Andate a casa, non avremo niente da dire stasera" ha detto John Podesta, il manager della sua campagna.

"Per repubblicani e democratici è arrivato il tempo dell'unione. Dobbiamo collaborare, lavorare insieme e riunire la nostra grande nazione. Ho appena ricevuto le congratulazioni di Hillary Clinton e io mi congratulo con lei. La nostra non è stata una campagna elettorale, ma un grande movimento", ha detto Trump nel suo primo discorso dopo i risultati. Emozionato, è salito sul palco con la famiglia al completo, Melania, la nuova First Lady vestita di bianco, e tutti i figli. Come colonna sonora la musica di Independence Day. "Prometto che sarò il presidente di tutti gli americani". E una promessa. "I dimenticati di questo Paese, da oggi non lo saranno più".

Dopo poche macchie blu apparse sui contorni della mappa americana, già dalle prime ore dello spoglio elettorale, tutto si è colorato di rosso repubblicano. Stato dopo Stato, un pezzo dopo l'altro.
 
"È una notte meravigliosa. È una notte fantastica per l'America. È una notte grandiosa per tutta la gente del mondo", ha detto Curtis Ellis, alto consigliere di Trump quando già era chiara la vittoria e le persone iniziavano a defluire dalle piazze. Dopo aver assistito a un'estenuante campagna elettorale piena di veleni, polemiche e colpi bassi, circa 220 milioni di aventi diritto sono stati chiamati prima a scegliere, poi aspettare il nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti.

Blu, rosso, i volti di Hillary Clinton e Donald Trump nelle spillette delle persone che assistevano allo spoglio in diretta del loro futuro. L'Empire State Building come un enorme schermo proiettava numeri che da incredibili  diventavano velocemente indiscutibili. Le persone per le strade, dietro le transenne, davanti alle tv nelle case, riflesse nei propri telefoni.

Alla mezzanotte italiana (le 6 sulla costa Est) si sono chiusi i primi seggi in Kentucky e in Indiana, entrambi considerati 'safè (sicuri) per i repubblicani e dove Trump ha vinto senza sorprese per poi aggiudicarsi subito anche il West Virginia e dare il via al conto alla rovescia.

Lo staff di Trump, all'inizio scoraggiato - "Ci vorrebbe un miracolo" aveva detto un suo consigliere di alto livello - in breve ha cambiato tono, Trump ha ripreso terreno e non ha più frenato. Le foto su Twitter del quartier generale sono diventate di festa. L'imprenditore che sorride, fa segni di vittoria, intorno strette di mano, abbracci. La mossa che tradiva insicurezza, fatta  a seggi ancora apertissimi, di aver presentato in Nevada un primo ricorso contro il voto - respinto dopo poche ore dal giudice -, è diventata inutile.

Hillary Clinton ha vinto Vermont, Delaware, Illinois, Maryland, Massachusetts, New Jersey, Rhode Island, District of Columbia, New Mexico, ma fino allo Stato di New York, ha raccolto briciole. Con le ore che passavano anche i sostenitori diventavano cauti. "Comunque vada l'America resta una grande nazione. Domani mattina sorgerà lo stesso il sole "ha detto Barack Obama. La stessa Hillary ha twittato in anticipo un "qualsiasi cosa accada, grazie lo stesso". Poi ha raccolto i consensi della Virginia, California, Oregon, Hawaii e Colorado. Ma non è bastato e Nevada o Maine non hanno fatto differenza.

Trump è diventato un'onda rossa. Di seguito si è aggiudicato Oklahoma, Mississippi e Tennessee, Alabama e South Carolina. Poco dopo Arkansas, Nebraska, South e North Dakota, Wyoming e Texas. Il New York Times per la prima volta, a metà notte, ha cambiato le proiezioni dandolo per vincente al 58 per cento.
 
I bookmakers hanno voltato le spalle a Hillary togliendole la coroncina di cartone che la vedeva come la scommessa più sicura. Le borse sono crollate, l'oro ha acquistato valore, Londra, Tokyo e Hong Kong sono affondate nel nuovo sogno americano.
 
E Trump ha continuato ad aggiudicarsi Stati. Montana e Missouri, Idaho, Utah fino a prendere l'Ohio, la chiave che ogni presidente americano ha sempre tenuto in mano prima di aprire la porta della Casa Bianca. Di chiavi ha preso l'intero mazzo, con Florida e North Carolina, ed è volato via. Al suo quartier generale, quando in Italia non era ancora l'alba, hanno cominciato a prepararsi per la festa. A raccogliere le loro cose insieme ai voti di - Utah, Georgia, Iowa, Pennsylvania, Alaska - per andare all'Hilton Midtown, dove per il 'Victory party', nella ballroom lo aspettavano in oltre mille invitati.

In bilico sono restati Michigan, New Hampshire e Wisconsin, ma il tycoon è sempre stato avanti nella corsa per la Casa Bianca fino ad aggiudicarsi i 279 grandi elettori (i delegati che formalmente eleggeranno il 19 dicembre il presidente Usa), nove in più dei necessari a conquistare la presidenze, lasciando Hillary a contare i suoi 218. Un giornalista del quotidiano francese Liberation, presente nel cuore di una città tradizionalmente democratica, ha catturato le parole di una ragazza, al telefono con la sorella: "È una follia". "La folla non osa parlare" ha commentato il cronista. Times square, a New York, era avvolta nel silenzio.

Trump ha trionfato nelle aree del Paese a forte presenza di elettori bianchi, facendo molto meglio di Mitt Romney sconfitto quattro anni fa da Barack Obama. Mentre Hillary Clinton non è riuscita ad attirare i voti delle minoranze che furono la chiave dei successi del presidente uscente, ha analizzato a caldo il Washington Post.

I repubblicani, come previsto, hanno confermato il controllo della House of Representative, anche se la maggioranza si è ridotta. Il Grand Old Party avrebbe 235 seggi contro i 247 delle precedenti elezioni del 2014; i democratici che ne avevano 185 sarebbero saliti a quota 200. I repubblicani hanno strappato ai democratici la Camera sin dal 2010. Ancora in bilico il Senato, dove sono in ballo 35 seggi su 100.

La vittoria del candidato repubblicano è stata una zampata sull'economia mondiale. Il peso messicano (la moneta del Paese costante obiettivo di Trump, dalle accuse ai migranti bollati come criminali e al progetto di costruire un muro lungo il confine) ha perso il 5%. La borsa di Tokyo, innervosita dall'andamento del voto, ha visto l'indice Nikkey, a metà seduta, cedere il 2,2% a quota 16.788,90. Il Giappone e i mercati asiatici temono la vittoria di Trump che tra i suoi obiettivi ha l'abolizione del trattato di libero scambio Ttp (Trans Pacific Partenership) firmato nel 2015 tra gli Usa e 12 Stati del pacifico.

Il nuovo presidente americano ha festeggiato a New York. Per la prima volta in oltre 70 anni, la metropoli americana ha ospitato per l'Election Day sia il candidato repubblicano che quello democratico, vicini di casa. Ma che dopo una battaglia durata quasi due anni, non sono mai stati più lontani.

 

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