Esteri
Etiopia, Tigrai: uno scontro che l’Occidente fatica a comprendere
Ritiro delle truppe eritree, aiuti umanitari, indagini indipendenti su crimini di guerra e posizione Ue: tutti i punti su una storia che va capita
Il premier Abiy Ahmed ha risposto agli atti di guerra e di destabilizzazione riprendendo il controllo militare del Tigrai e affermando che l’intervento dell’esercito federale aveva lo scopo di ristabilire pace e sicurezza nella regione, di combattere i terroristi miliziani del Tplf e di proteggere la popolazione civile. Dopo la riconquista del capoluogo Mekelle, l’obiettivo principale è stato perciò ricostruire le infrastrutture distrutte dalla guerra e sostenere la popolazione civile con adeguati aiuti alimentari, riportando ordine e legalità. L’esercito tigrino del Tplf, sconfitto militarmente, inizia però una guerriglia sulle montagne del Tigrai, ricorrendo anche a minacce e ricatti contro i cittadini che rischiano rappresaglie se non si arruolano per combattere il nemico federale.
“Il Tplf non può vincere perché non ha sbocco”, spiega una fonte diplomatica, che aggiunge, “non ricevono aiuti dal confine Nord del Tigrai, perché c’è l’Eritrea, neppure però a Sud. Sono circondati. In questa condizione non può reggere neppure la guerriglia”. Che possa diventare una guerriglia ad oltranza invece è quello che teme l’International Crisis Group che lo scrive nel report di questo mese, nel quale si legge che il Tplf è presente nelle aree rurali del Tigrai centrale e meridionale, mentre le truppe federali controllano le strade principali e le città.
Le truppe eritree, entrate nel Tigrai per proteggere il confine, scoperto dopo il ritiro delle truppe federali etiopiche, hanno iniziato a ritirarsi dopo l’ultima visita di Abiy Ahmed ad Asmara, che ha avuto lo scopo di dare garanzie all’Eritrea sulla protezione del confine con il Tigrai dopo il ritiro delle proprie truppe e di consolidare le relazioni tra i due Paesi. In quell’occasione, l’Eritrea ha ribadito la volontà di avviare rapporti di collaborazione stretti con il Tigrai e con la sua popolazione ma di ritenere il Tplf responsabile della crisi umanitaria in atto. Una serie di accordi nei settori delle telecomunicazioni, dello sviluppo delle energie rinnovabili e per la costruzione comune di infrastrutture civili che consentano all’Etiopia l’utilizzo dei porti di Massawa e Assab, ha permesso il rilancio degli accordi di cooperazione avviati negli ultimi due anni dal governo Abiy.