Esteri

Etiopia, Tigray: lo scontro tra governo e Tplf è inasprito dalle sanzioni Usa

di Marilena Dolce

Tigray, storia di un conflitto inasprito dalle recenti sanzioni degli Stati Uniti a Etiopia ed Eritrea: intervista a un'attivista etiope

Il 23 maggio il Segretario di Stato Antony Blinken diffonde un comunicato per informare sulle sanzioni stabilite dall’America contro Etiopia ed Eritrea. Il motivo di fondo è che l’Etiopia non avrebbe risolto il conflitto, innescato dal Tplf nel Tigray, nei tempi e modi indicati dagli Stati Uniti. Contro l’Eritrea l’accusa è di appoggiare il governo etiopico.  

Per questo motivo sono scattate sanzioni relative al rilascio di visti, contro funzionari governativi e militari dei due paesi. L’Etiopia ha risposto alle accuse negando di aver impedito l’arrivo di aiuti umanitari. Ricordando inoltre di aver avviato le indagini per trovare i responsabili di crimini contro i civili. A questo scopo lavorano le associazioni per i diritti umani, quella etiopica, delle Nazioni Unite e Africana. Il governo ha tuttavia precisato che non aprirà nessun tavolo per le trattative con il Tplf considerato, dopo l’attacco del 4 novembre, un gruppo terroristico.

L’Eritrea, da parte sua, ha risposto agli Usa  ricordando che il Tplf, durante i primi giorni di guerra ha sparato razzi su Asmara, con il chiaro intento di allargare il conflitto.

Ma che organizzazione è il Tigray People’s Liberation Front, Tplf,  partito al potere in Etiopia dal 1991 al 2018, quando lo sostituisce il premier Abiy Ahmed? 

Per capire i motivi dello scontro iniziato lo scorso 4 novembre con l’attacco alla Caserma Nord del Tigray, zona settentrionale dell’Etiopia, Affari Italiani intervista Aster Carpanelli.

Aster è un’attivista etiopica che vive in Italia dagli anni Novanta. Laureata in scienze politiche ad Addis Abeba e in relazioni internazionali alla Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi, del suo impegno per l’Etiopia dice, “non potrei far diversamente, la politica è la mia passione”.

Negli anni Novanta in Etiopia, dopo il rovesciamento della giunta militare di Menghistu Hailè Mariam, al potere dal 1974, si forma una coalizione di partiti su base etnica, l’Ethiopian People’s Revolutionary Front (EPRDF), con  a capo il Tplf  guidato da Meles Zenawi, che diventa presidente del governo di transizione. Il Tplf però esisteva già precedentemente…

“Prima ancora di diventare partito”, spiega Aster Carpanelli, “il Tplf è un movimento studentesco universitario che si forma nei primi anni Sessanta. I suoi componenti sono figli dell’élite del paese. All’inizio erano nazionalisti. Poi si legano alle teorie marxiste-leniniste. In quegli anni, in Etiopia, gli studenti leggevano Marx, Lenin, Engels.

Per questo motivo diversi storici pensano che i futuri problemi dell’Etiopia siano nati allora. Le teorie staliniste, di nazione e nazionalità, compreso il diritto alla secessione, derivano da quel contesto. Il Tplf divideva la società etiopica in quattro classi: contadini, proletari, piccola e alta borghesia. Quest’ultima, secondo loro, è la vera nemica di classe. Mentre sono i contadini che devono fare la rivoluzione, con l’appoggio della piccola borghesia e dei proletari, che sono pochi perché l’Etiopia non è un paese industrializzato.

Etiopia, regione del Tigray,  capoluogo Mekele
 

Era questa l’idea di società del Tplf?

Non solo”, dice Aster, “accanto a quest’idea c’era un pericolosissimo etno-nazionalismo.

Nel 1975, l’anno dopo la sua fondazione, il Tplf scrive un documento segreto reso pubblico però da due fuoriusciti. Nel documento ci sono due punti importantissimi.

Nel primo si dice che la comunità Amhara (ndr, che rappresenta circa il 30 per cento della popolazione) è nemica del popolo etiopico, della nazione e della nazionalità, perché è la classe che opprime. Nel secondo si spiega che tutti i popoli che parlano tigrino sono Tigrini (ndr, i Tigrini sono circa il 7 per cento della popolazione). Questo è un espediente per raggruppare tutti quelli che in altre regioni, oltre al Tigray, parlano tigrino, anche se sono minoranze. Se parlano tigrino sono parte del Tigray.

Quindi, per esempio, Welkait, che è parte della regione di Gonder e Raya che è parte del Wallo, poiché parlano anche tigrino e vi abitano minoranze Tigrine, diventeranno Tigray.

Sempre in questo documento si scrive che anche tutta la costa eritrea e i loro gruppi etnici che parlano tigrino sono parte del Tigray.

Quindi per il Tplf il Tigray comprenderebbe la zona geografica come la conosciamo fino al 1991, cui in seguito si aggiungono zone precedentemente Amhara. In questo progetto politico del Grande Tigray era compresa anche la costa eritrea, fino al porto di Assab, per avere lo sbocco sul mare”.