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Giappone e moda, non solo kymono: Kenzo, Yamamoto e… gli stilisti da conoscere

di Sara Perinetto

Vicino Oriente: notizie e tendenze dal mondo giapponese | Dalla street fashion al luxury, Tōkyō è uno dei centri più vivi e innovativi della moda internazionale

La moda giapponese è ormai uno dei pilastri del fashion mondiale: non è un caso che la scomparsa di due stilisti come Yamamoto e Kenzo, in questo 2020, è stata sentita come una perdita per tutto il mondo, e non solo della moda ma delle arti in generale.

Kansai Yamamoto, per esempio, venuto a mancare lo scorso luglio a 76 anni, è conosciuto da tutti per essere stato il primo stilista giapponese a presentare una sua collezione personale a Londra, nell’ormai lontano 1971, e per aver collaborato con diversi musicisti, da John Lennon a Stevie Wonder, fino a creare con David Bowie l’iconico Ziggy Stardust, non a caso ispirato a una leggenda giapponese.

L’altra importante perdita, che abbiamo subito a inizio ottobre, è quella di Kenzō Takada, che ha dato il suo nome al brand con cui ha conquistato il mondo intero con vestiti eccentrici, sfilate memorabili e poi, dal 1998, i profumi. Anche lui si era formato a Tōkyō, per poi trasferirsi a Parigi negli anni Cinquanta e raggiungere il successo planetario nei Settanta con il trasferimento negli Stati Uniti. Dopo aver venduto il marchio, Kenzo si è poi dedicato ai complementi di arredo di alta qualità.

Ciò che infatti contraddistingue gli stilisti giapponesi che si sono ritagliati un posto d’onore sulla scena globale è la capacità di spaziare tra settori diversi, dai vestiti al design, dalle lettere alla fotografia, mischiando stili e linguaggi, tradizione e innovazione, Oriente e Occidente.

Kansai Yamamoto e David BowieKansai Yamamoto e David Bowie
 

Esemplare in questo senso è Issey Miyake, icona del fashion nipponico, anche lui studente a Tōkyō traferitosi in Europa dopo la laurea e successivamente negli Usa. Conosciuto soprattutto per gli abiti dai toni cupi e le sperimentazioni con tessuti e materiali innovativi, ha però conquistato riconoscimenti importanti anche nel campo del design industriale (Compasso d’oro 2014, grazie alla collaborazione con Reality Lab e Artemide, azienda italiana di illuminazione) della scultura (Premio imperiale per la scultura 2005) e delle lettere (Premio Kyōto 2006 per le arti e la filosofia).

Ma sono tanti i nomi conosciuti e stimati sopra e dietro le passerelle: Junya Watanabe, l’erede di Rei Kawakubo a Comme des Garçons, una delle case di moda più amate e produttive del Sol Levante; Yohji Yamamoto, chiamato “lo stilista post-atomico” perché le sue collezioni presentano capi eccentrici, forme inaspettate, materiali inediti, tanto che molti lo considerano più un artista d’avanguardia; Tomoaki Nagao, in arte Nigo, un dj che si è dato alla moda, sostenuto da Kanye West e Pharrell Williams, con una linea di abiti giovanile e calzature anche da collezione (sì, esistono linee di scarpe pensate e prodotte non per essere indossate ma solo collezionate).

Sulla scena milanese, invece, si è fatto conoscere di recente il marchio Giappop, nato “da un’idea di Sawa Komatsu, fashion stylist giapponese di base in Italia da oltre 10 anni, che si ispira agli elementi distintivi di manga, anime e videogames, pilastri della cultura pop nipponica, rimescolandoli con un approccio unico e originale”, come si legge sul suo sito.

Kenzo Takada pictured in his Monaco flat in 2012Kenzo Takada pictured in his Monaco flat in 2012
 

Tra i brand più “freschi” ci sono poi Auralee, che coniuga linee minimal con l’alta qualità, Stein, di Kiichiro Asakawa, che punta alla vestibilità agile, Leh, fondato da Takuya Mikami, che ha viaggiato da Bali al Brasile all’India e oltre, e ora punta a riproporre un melting pot culturale attraverso l’abbigliamento, e ancora Faccies, Midorikawa e molti altri.

Dal luxury fashion allo street style, la moda giapponese è imprescindibile per chiunque voglia conoscere o far parte attiva del settore. Ma questo non da oggi: se pensiamo che a inizio Novecento, nel vestiario femminile occidentale si abbandonò il bustino proprio grazie all’influenza del kimono e delle sue linee morbide, ci renderemo conto di quanto importante e radicata è l’influenza giapponese nel fashion mondiale.