Esteri
Guerra, sacrificare l'Ucraina per sconfiggere la Cina. Il piano (non così) top secret di Trump
Per porre fine al conflitto in Ucraina il presidente Usa ha parlato direttamente con Putin, spiazzando i partner europei
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Guerra Ucraina, il piano non così top secret di Trump
Sacrificare l’Ucraina (e l’Europa) per sconfiggere la Cina. L’obiettivo di Donald Trump sembra chiaro: le sue azioni, tra dichiarazioni bellicose e telefonate improvvise con Vladimir Putin, vanno tutte in questa direzione. Non ne avrebbe fatto mistero il segretario alla Difesa Pete Hegseth, che parlando ai ministri omologhi dei paesi Nato ha chiarito che per Washington la priorità è la competizione con la Cina. Tutto il resto, quindi, viene dopo.
“Ci troviamo di fronte a un importante concorrente strategico: la Cina comunista, che ha la capacità e l'intenzione di minacciare il nostro territorio e i nostri interessi fondamentali nell'Indo-Pacifico”, avrebbe detto Hegseth, secondo fonti di stampa. Dunque, “gli Stati Uniti danno la priorità alla deterrenza di un conflitto con la Cina nel Pacifico, riconoscono la scarsità di risorse e fanno i necessari compromessi per garantire che la deterrenza non fallisca”.
Parole che si inseriscono perfettamente nel solco dell’America first di Trump: se non ci sono abbastanza risorse per impegnarsi su più fronti, ecco che allora si dà la precedenza a quello che viene percepito come più pericoloso.
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Non a caso, se Trump sta rimodulando l’impegno statunitense in diverse aree, tagliando fondi dalla cooperazione umanitaria e minacciando di uscire dalla Nato abbandonando la difesa europea a se stessa, non ha dato segni di voler interrompere un programma costoso come quello Aukus, il patto di sicurezza a tre firmato nel 2021 con Australia e Regno Unito per contenere l’espansionismo cinese nel Pacifico.
L’accordo prevede che gli Usa vendano, entro il 2040, tra i tre e i cinque sottomarini a propulsione nucleare all’Australia in cambio di circa 230 miliardi di dollari. Tuttavia, le difficoltà della produzione bellica statunitense avrebbero potuto spingere Trump a dare priorità al potenziamento della propria marina, facendo un passo indietro rispetto all’impegno preso con Canberra. Il 7 febbraio, invece, sempre Hegseth, ha rassicurato l’omologo australiano Richard Marles sulla volontà del presidente di aiutare l’alleato.
Che la Cina sia il target numero uno di Trump non è cosa nuova, come i dazi promessi fin dalla campagna elettorale e la questione legata allo Stretto di Panama dimostrano. In questo scenario, in cui Trump si muove con un approccio del tipo: “se vuoi seguimi, non mi importa se le mie azioni danneggiano anche te”, il rischio per l’Unione europea è quello di venire completamente tagliati fuori.
Per porre fine al conflitto in Ucraina il presidente Usa ha parlato direttamente con Putin, spiazzando i partner europei, la cui risposta è confusa. Se la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen non ha commentato la telefonata, di cui non era stata informata, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri Kaja Kallas ha invece provato ad alzare la voce: “Qualsiasi accordo alle nostre spalle non funzionerà”, ha dichiarato.
“Ogni facile soluzione è un accordo sporco che abbiamo già visto in passato, con Minsk per esempio. E semplicemente non funzionerà”. Dunque, ha aggiunto, l’Ue è pronta a sostenere l’Ucraina anche davanti a un disimpegno Usa. Sull’effettiva capacità europea di far fronte alle esigenze difensive di Kiev, però, permangono dubbi, legati soprattutto sia alla produzione militare sia alla capacità di spesa dei 27.