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Guerra Ucraina, l'Ue si arma con Leonardo: dai droni ai sistemi satellitari

Tutta Europa corre per rafforzare le capacità di difesa. E il colosso italiano è prima per ricevimento dei fondi stanziati a livello comunitario

Guerra in Ucraina, corsa europea alle armi: Leonardo big player

"E' un’impresa italiana a fare la parte del leone nei nuovi programmi di difesa dell’Unione europea. Dei 600 milioni di euro stanziati per la ricerca e lo sviluppo industriale nel settore delle armi ne riceverà 28,7, superando di gran lunga la spagnola Indra (22,78) e la francese Airbus (10,17)". Lo scrive il Manifesto oggi in edicola, riferendosi a Leonardo.

"La società italiana, che è già la più grande compagnia in Europa nel settore delle armi, coordinerà tre dei dieci maggiori progetti: il sistema di navigazione satellitare Galileo, finanziato per 35,5 milioni di euro, Essor, un progetto per la «tecnologia sicura» che ha ricevuto poco meno di 34 milioni, e gli anti-droni Jey Cuas, che riceveranno 13 milioni. Inoltre, Leonardo partecipa ad altri consorzi, come quello per la realizzazione di un drone europeo" spiega sempre il Manifesto.

In generale, nella distribuzione dei finanziamenti, l’Italia è al secondo posto dopo la Francia. Il nostro paese riceverà 40,36 milioni di euro, contro i 74,24 destinato alla Francia, dice ancora il Manifesto "superando Spagna e Germania che sfiorano i 40 milioni. A questi quattro paesi andrà quasi il 70 per cento del finanziamento". Come presidente di turno, Macron si è impegnato a dare un forte impulso alla creazione di un esercito europeo. Continua il Manifesto: "La Commissione Ue ha destinato quasi 8 miliardi di euro alla ricerca e sviluppo delle nuove armi per il periodo 2021-2027. In particolare, gli studi puntano su nuovi sistemi basati su tecnologie «intelligenti», come quelli automatici senza equipaggio o l’intelligenza artificiale".

La guerra in Ucraina non ha fatto altro che accelerare la corsa agli armamenti, con tutti i paesi compresi Germania e Italia ad aumentare il budget difensivo fino a raggiungere il 2% del pil auspicato dalla Nato.

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