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Esteri
"Kursk? Per Kiev una vittoria mentale. Iran umiliato, escalation possibile in Medio Oriente"

Guerra in Ucraina, l'analista Casarotto: "Kursk? Per Kiev una vittoria mentale. Iran umiliato, escalation possibile in Medio Oriente"

Non accennano a spegnersi i fuochi che da mesi, se non anni, incendiano i due grandi (e più recenti) fronti di guerra sullo scenario internazionale. Da un lato l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha conosciuto nei giorni scorsi un improvviso cambio di rotta, con l’inizio di una controffensiva (?) di Kiev nel territorio russo di Kursk. Dall’altro il massacro nella striscia di Gaza da parte di Israele, in risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, che deve guardarsi da una possibile rappresaglia dell’Iran dopo l'uccisione a Teheran dell'ormai ex capo politico di Hamas Ismail Haniyeh.

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E mentre i grandi convitati di pietra, Usa e Cina, cercano di barcamenarsi in un ruolo di mediatore che non troppo si addice loro, l’Italia “resta a guardare” e si limita a dichiarazioni e telefonate, come quella della presidente del Consiglio Meloni al leader israeliano Netanyahu, per promuovere “de-escalation e cessate il fuoco”. Insomma, i prossimi mesi saranno cruciali per entrambi i fronti; ma quanto davvero le carte in tavola – allo stato dell’arte favorevoli a Russia e Israele – possono essere sparigliate? Affaritaliani.it ne ha parlato con Francesco Casarotto, analista geopolitico.

L’incursione via terra, come quella di Kursk, è davvero l’unico modo che ha Kiev per costringere la Russia a rispettare le regole?

Partiamo con il dire che si tratta di una situazione un po’ anomala, che fa leva sul fatto che il fronte russo è tanto largo, e quindi difficile da presidiare tutto. Gli ucraini hanno trovato uno spazio per penetrare. Dal punto di vista tattico a cosa è servito? In cosa si può tradurre questo guadagno? Astrattamente a costringere la Russia a un negoziato: si parlava di una “land for peace” da parte dei russi, ora arrivati a

Zelensky, avanziamo a Kursk, controlliamo 74 insediamenti

Zelensky, avanziamo a Kursk, controlliamo 74 insediamenti L'Ucraina ora controlla 74 insediamenti nella regione di confine russa di Kursk, ha affermato il presidente Volodymyr Zelensky. "Ci sono 74 insediamenti sotto il controllo dell'Ucraina", ha affermato Zelensky nel suo discorso serale, rilanciato su Telegram. Secondo la versione russa, gli insediamenti controllati dalle forze ucraine a Kursk sono 28. 

questo punto si può parlare di “land for land”. Bisogna capire però se gli ucraini riusciranno a tradurre questa loro nuova pedina in più in qualcosa di concreto sul tavolo negoziale.

Nel senso che l’offensiva ucraina rischia di essere una vittoria di Pirro? Oppure può concretamente essere l’inizio di una possibilità di rivincita?

Sicuramente gli ucraini hanno sofferto molto, quindi la penetrazione del territorio russo fa bene da un punto di vista psicologico. E di questo giova anche l’Occidente, che da tempo soffriva la “Ukraine fatigue” nel supportare Kiev, che ha dimostrato che tutto il sostegno non è andato sprecato. L’inviolabilità russa è stata messa in discussione: si parla della prima penetrazione di uno stato ostile dalla seconda Guerra Mondiale. Quindi anche se è presto per trarre delle conclusioni in modo univoco, si può dire certamente che si sono avuti più risultati dal punto di vista psicologico, mentre dal punto di vista operativo potrebbe non tradursi in nulla.

Secondo il Financial Times “la marina russa addestrata a colpire siti europei anche con armi nucleari”. C’è il rischio concreto che la guerra si possa spostare verso l’Europa occidentale se gli Stati manifesteranno ancora il supporto a Kiev?

Anche in questo caso la parte di deterrenza gioca un ruolo primario, con la Russia che sta tentando di alzare il livello di escalation. È sicuramente più una minaccia che serve in quanto tale e non ha riscontro effettivo. A mio parere il rischio effettivo di un confronto nucleare tattico è molto remoto, anche perché se queste armi venissero utilizzate in Ucraina anche la parte occidentale della Russia correrebbe il rischio di un fall out radioattivo. Detto ciò non bisogna sottovalutare il fatto che una Russia con le spalle al muro, per preservare l’integrità territoriale della federazione in toto sarebbe anche disposta a ricorrere all’arma atomica.

Ma siamo ancora lontani da questo scenario: se escludiamo gli avvenimenti delle ultime 48 ore la Russia non deve temere un qualche sconquassamento interno, come poteva essere un anno fa con la questione Prigozhin.

Parlando del fronte mediorientale e della possibile rappresaglia dell’Iran in Israele, il ministro italiano Tajani ribadisce trattarsi di un “diritto legittimo”

L’Italia purtroppo non è un attore attivo nella partita mediorientale, si tratta solo di dichiarazioni. Non abbiamo potere effettivo per influenzare l’escalation Iran-Israele, come invece ce l’hanno Usa, Russia e Cina.

I negoziati intanto proseguono, ma  è inevitabile che ora tengano conto anche della posizione iraniana...

Io credo che l’Iran abbia avuto un ruolo anche nei fatti dello scorso 7 ottobre. È una potenza mediorientale non araba, ma sui generis che agisce tramite clientes, come l’asse della resistenza con funzione antisraeliana e anti Usa in ultima istanza.

C'è una potenza di cui l’Occidente deve avere più paura?

A livello Ue quello che c’è da temere non è solo una potenza ma un allargamento del conflitto, una deflagrazione aperta che gli americani in primis vogliono evitare. In quanto Italia dobbiamo temere un deterioramento della situazione del Mediterraneo. Un conflitto aperto tra Israele-Iran rappresenterebbe per noi uno scenario pessimo. E le probabilità sono molto basse, ma non nulle.

L'intelligence iraniana è stato umiliata, quindi sicuramente una risposta la dobbiamo attendere: sulla base del dato storico, credo si tratterà di una offensiva molto contenuta.






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