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Esteri
Il secolo asiatico

Il XXI secolo è il secolo asiatico, eurasiatico e cinese?

Il Cancelliere socialista Olaf Scholz ha detto che "la Russia ha violato tutti gli accordi di controllo degli armamenti degli ultimi decenni. Ora si tratta di garantire la nostra sicurezza, evitando che scoppi la guerra, con la deterrenza". Si tratta di una dichiarazione che, per la prima volta, sta sulla difensiva e dichiara apertamente di volere la pace. Segnale di grande debolezza, non di lungimiranza politica e, soprattutto, in controtendenza rispetto a quanto fatto finora.

Intanto, la Germania rifiuta di rendere pubblici gli esiti della commissione d'inchiesta sull'esplosione dei gasdotti Nord Stream. È quanto si legge nel rapporto del governo tedesco in risposta alla richiesta dell' odiatissimo partito "Alternativa per la Germania". Le autorità hanno ammesso che, alla vigilia degli attacchi terroristici, "non hanno garantito una sicurezza speciale" dei gasdotti.

Per quanto riguarda gli autori del sabotaggio, Berlino non esclude alcuna versione, ma non può fare nomi specifici a causa della presunta mancanza di "prove inconfutabili". Le autorità tedesche si rifiutano ancora di collaborare con la Russia nelle indagini.

Uno degli autori della richiesta sui risultati dell'inchiesta - il deputato del Bundestag Eugene Schmidt - ha affermato che il governo stia "ovviamente sorvolando su molti fatti", in particolare su chi ci sia effettivamente dietro gli autori degli attacchi.

Il Presidente della Slovacchia, Pietro Pellegrini, ha minacciato ancora una volta l'Ucraina, di misure di ritorsione se la questione del transito del petrolio russo non sarà risolta, chiamando in causa la Commissione Europea come mediatrice. In precedenza, il primo ministro Fico aveva annunciato che Bratislava avrebbe smesso di fornire carburante all’Ucraina, dalla sua raffineria.

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L’Ungheria sta già bloccando 6,5 miliardi di euro, come risarcimento per la fornitura di armi all’Ucraina, a causa del transito bloccato.

La Cina, al contrario, prosegue a costruire, a ritmi velocissimi, impianti di stoccaggio per il pericolo di minacce esterne. Secondo l'Economist, dal 2020, la Cina ha aumentato la capacità di stoccaggio del petrolio da 1,7 a 2 miliardi di barili, e quella del gas da 15 miliardi di metri cubi a 25 miliardi. Allo stesso tempo, JPMorgan Chase Bank prevede un aumento del loro volume fino a 85 miliardi di metri cubi entro il 2030.

Per quanto riguarda le altre materie prime, l'Economist menziona l'accumulo da parte della Cina di rame, nichel e numerosi altri metalli industriali, nonostante l'aumento dei costi delle materie prime. Va tenuto conto, anche, del fatto che, entro la fine di quest'anno, la Cina disporrà del 51% delle riserve mondiali di grano e il 67% di quelle di mais.

Il noto analista economico e geopolitico Pepe Escobar ha scritto su "Strategic Culture Foundation" che [...] "l’economia cinese crescerà di ben 1,7 trilioni di dollari solo nel 2024".

Si tratta di una cifra superiore a quella registrata in tutti gli anni, fatta eccezione per gli ultimi tre, a causa dell’effetto Covid. E Pechino ha preso in prestito esattamente zero yuan per questa crescita. L’economia statunitense, al confronto, potrebbe crescere di 300 miliardi di dollari nel 2024.

Ma Washington ha dovuto prendere in prestito 3,3 trilioni di dollari perché ciò possa accadere. Il ricercatore Geoff Roberts ha stilato un elenco molto utile di ciò che la Cina sta facendo "di giusto", soprattutto in merito ad accordi economici bilaterali con molti Paesi produttori di materie prime e agro-alimentari. "E quando si arriva al nocciolo della questione, i numeri sono sbalorditivi".[...]

"Il treno ad alta velocità che conta ha già lasciato la stazione". Escobar conclude, sostenendo che "il XXI secolo si sta delineando come il secolo asiatico, eurasiatico, cinese".

In Medio Oriente e, di riflesso, negli Stati Uniti pare di assistere ad un'escalation di frizioni e crisi. Dopo che la Knesset ha votato contro la nascita dello Stato palestinese, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu è volato a Washington per chiedere l'appoggio incondizionato alla "soluzione finale" del popolo palestinese, mettendo non poco in imbarazzo, i Democratici. Molte le assenze illustri, al discorso di Bibi.

Circa 100 dei 212 deputati del Partito democratico alla Camera e 27 senatori su 51 hanno detto no, noi a questo appuntamento non ci saremo, mentre il giorno prima centinaia di attivisti ebrei americani si sono fatti arrestare per chiedere il cessate il fuoco a Gaza, e un appello di ex spie del Mossad chiedeva ai legislatori di Washington di non credere a una sola parola dell’ospite ingombrante, definendolo un pericolo pubblico per tutti.

Boicottaggi che non hanno precedenti, che coinvolgono moderati così come i socialdemocratici, con un’assenza che si è fatta notare più di tutti: Kamala Harris, la vicepresidente che tutti ora osservano per capire come si comporterà in Medio Oriente.

Anche Nancy Pelosi ha preso le distanze, scrivendo su X: "Quello di Netanyahu e' stato il peggior discorso di un leader straniero della storia al Congresso".

Nonostante questo, il Congresso americano, presente in Aula, ha interrotto con applausi e standing ovation il discorso di Netanyahu per ben 70 volte, a dimostrazione delle nette divisioni sia a Palazzo che nelle strade, su tematiche fondamentali.

Al contrario, in Russia la Duma di Stato ha adottato all'unanimità una dichiarazione in cui condanna la posizione della Knesset israeliana contro la creazione di uno Stato palestinese.

I deputati russi invitano i parlamenti degli Stati del mondo e le organizzazioni parlamentari internazionali a condannare le "dichiarazioni illegali della Knesset" israeliana e a compiere ogni sforzo possibile per porre rapidamente fine allo spargimento di sangue in Palestina.






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