Esteri
Violenza domestica, blitz di massa choc per chi è accusato del reato
La polizia per target, nuove frontiere orwelliane in Australia: 600 arresti con un blitz di persone che non c’entrano l’una con l’altra ma sono solo accusate
In Australia un blitz di massa contro chi è accusato di violenza domestica. “Una risposta semplicistica a un problema piuttosto complesso”, dicono le associazioni di donne
Gli Stati oramai si puliscono le terga con i principi delle democrazia liberale. In molti hanno letto così la nuova idea di polizia che ha preso forma in Australia, nel New South Wales, Stato dell'Australia sud-orientale con capitale Sydney e che presto arriverà anche sui nostri territori, almeno nei propositi di qualcuno: la polizia che agisce per target, per protocolli, come la medicina, l’informatica e qualsiasi altro settore che basi le proprie strategie sull’estesa raccolta dati. Gli individui non esistono più se non come parte di un mosaico, non sono più persone con storie complesse, spesso contraddittorie ma un target.
Alcuni giorni fa quasi 600 persone (592 per l’esattezza) sono state arrestate e più di 1.107 denunciate in tutto il New South Wales, in un'operazione di polizia contro la violenza domestica e familiare. Queste persone non si conoscono fra loro, non hanno niente a che fare l’una con l’altra, non sono una gang, ma per 4 giorni sono state oggetto di un blitz, l’Operazione Amarok III, dedicato alla violenza domestica principalmente subita da donne.
Magari i soggetti sono tutti colpevoli e parliamo di crimini odiosi e ributtanti ma perché concentrare l’azione in un blitz di 4 giorni su persone che restano solo “accusate” di un reato? E perché assimilare casi difformi e storie completamente diverse l’una dall’altra in un unico calderone con un blitz?
Solitamente i blitz si fanno contro un clan, una gang, o più gruppi criminali collegati, con operazioni mirate a colpire ambienti estesi per impedirne il radicamento o l’operatività criminale. Pensare invece sia normale avere una polizia che agisca per target è quanto meno pericoloso per una collettività. Arriveremo alle giornate di repulisti dei potenziali criminali? Quante migliaia di storie conosciamo di potenziali criminali che poi sono risultati innocenti? Stiamo andando verso una cultura dell’ordine pubblico sullo stile del film horror USA “La notte del giudizio” ma con azioni gestite dalle polizie?
I dati dicono che dal suo lancio, nel gennaio di quest'anno, l'operazione Amarok ha visto un totale di 1.884 persone arrestate a seguito degli sforzi compiuti a febbraio, aprile e luglio. Durante i blitz sono stati rilevati vari altri reati gravi, tra cui il possesso di armi da fuoco proibite, il possesso di armi, possesso e fornitura di droga, per un totale di 1107 capi d'accusa.
Nell'ultima settimana, 139 del totale delle persone arrestate sono state etichettate dalla polizia come "gli autori di violenza domestica più pericolosi", mentre 103 avevano mandati pendenti per reati violenti. "Al fine di garantire la sicurezza delle vittime effettive e potenziali di violenza domestica e familiare, l'operazione Amarok è una strategia deliberata che prende di mira i criminali più pericolosi", ha affermato il vice commissario della polizia del New South Wales Mal Lanyon, “mentre qualsiasi forma di violenza domestica e familiare è inaccettabile, gli autori di reato che rappresentano la minaccia maggiore per le vittime, coloro che continuano a offendere e coloro che commettono reati gravi sono fermamente nel nostro mirino”.
In appoggio all’operazione, sono finite sui giornali le voci dei vari rappresentati dell’opinione pubblica locale. Ma una persona accusata non è una persona colpevole, a priori. Se invece siamo già in una società di tipo orwelliana l’approccio è perfetto: facciamo i blitz così col terrore si può gestire la gente. Ovviamente l’opinione pubblica nazionale è in massima parte entusiasta perché il tipo di reato è odioso, ma dove finisce il diritto delle persone? Perché essere messe nel mucchio? Perché agire per target?
Anche Tara Hunter, direttrice di Full Stop Australia, associazione in difesa delle vittime ha dichiarato che la risposta attiva della polizia alla violenza domestica dovrebbe esserci sui casi specifici e con tempestività quando si sviluppano. Hunter: “Più poteri di polizia non significheranno meno reati. Abbiamo bisogno della risposta della giustizia che sia effettivamente tempestiva... vogliamo un sistema di servizi che sia reattivo". Non si rivolve il problema delle violenze e tanto meno si vive in società più sicure e più giuste con un approccio orwelliano. Hunter: "Sappiamo che la violenza domestica e familiare è una delle cause che porta le persone a diventare dei senzatetto, quindi non si tratta solo di aumentare i poteri di polizia. Questa che vediamo è una risposta semplicistica a un problema piuttosto complesso".