Esteri
Israele-Hamas e Ucraina-Russia: due guerre per mette l'Occidente k.o.
Certo che, ovunque oggi si spari, dal Sudan al Mali, al Burkina Faso, al Niger, al Gabon, c’è la longa manus di Vladimir Putin...
Guerra Israele-Hamas e Ucraina-Russia, due facce della stessa medaglia
Anche stavolta, sinistra italiana e dintorni, non c’azzeccano tenendo quando va bene una posizione super partes fra Israele e Hamas e contrari alla risposta di Israele su Gaza dopo il brutale e sanguinario attacco subìto. In una guerra che procede a zig-zag da 75 anni, la feroce carneficina del 6 ottobre da parte di Hamas, copia dell’Isis modello nazista, fa cadere la maschera ai tanti “Ponzio Pilato”.
Il fondamentalismo islamico era, è e sarà sempre lo stesso e non ha nulla a che vedere con la legittima salvaguardia del popolo palestinese. Hamas non sta sulla Luna e viene supportato in ogni modo a livello internazionale in funzione anti Occidente, anti USA. Occidente nel mirino di gruppi islamisti presenti ovunque in Europa e sempre pronti a colpire. La “questione palestinese” nata ufficialmente con la creazione dello Stato di Israele nel 1947 ma con radici molto più antiche, resta un nodo inestricabile.
Entrambe le parti hanno le loro ragioni: gli ebrei vedono Israele come una terra promessa e il risultato di una ricerca di un rifugio dopo l’Olocausto; i palestinesi sostengono di essere stati sradicati e privati delle loro terre. Ma niente giustifica la guerra. Niente giustifica la ferocia di Hamas che, inevitabilmente, ha avviato la spirale di violenza e di morte. Come trovare una soluzione al conflitto Israele-Palestinese aprendo quel dialogo e quel negoziato sempre rifiutati, per principio, dalla parte palestinese?
Unica via percorribile è, intanto, quella dell’isolamento di Hamas e di chi lo sostiene a qualsiasi livello, cercando un compromesso. Facile a dirsi ma difficile a farsi perché c’è chi, per interessi politici ed economici, vuole avviare una nuova stagione che possa incendiare il Medio Oriente per una esplosione ben più vasta a danno dell’Occidente. Sulla bilancia infuocata che mina oggi la stabilità mondiale, da una parte c’è l’invasione russa in Ucraina, dall’altra c’è l’attacco terroristico di Hamas ad Israele. Sono due facce della stessa medaglia con l’obiettivo di destabilizzare e mettere ko l’Occidente, ritenuto il male assoluto.
Il governo Zelensky in Ucraina e il governo Natanyahu in Israele hanno molti limiti ma accusarli persino di dittatura rispetto ai regimi di Putin e di Hamas è, oltre che falso, un nonsenso. Nella Russia imperialista e sciovinista, Putin ha trasformato una “dittatura elettorale” in una “dittatura della paura” con l’obiettivo di prendersi l’Ucraina, come prima preda, poi l’Europa, non solo quella che Stalin occupò dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma tutta intera, considerata marcia, pagana, con la Chiesa cattolica accusata di tutto, persino di difendere i gender.
Ovunque oggi si spari, dal Sudan al Mali, al Burkina Faso, al Niger, al Gabon, c’è la longa manus di Putin. In Libia c’è la Wagner. Mosca tira le fila nel teatro di guerra della Siria. Il regime tunisino è al capolinea e anche lì l’Orso russo è in agguato. Sull’Ucraina, Putin potrebbe essere disposto anche a firmare una finta pace (come fece Hitler nel ’39), pro tempore, per poi ripartire all’assalto dell’Europa. Sull’altro fronte, quello israeliano (gran burattinaio l’inquilino del Cremlino), c’è la novità dei sunniti in partnership con i “nemici” sciiti per raggiungere lo stesso obiettivo: la distruzione d’Israele e la destabilizzazione dell’Occidente.
Queste ultime drammatiche e tragiche vicende di Israele, invece di stabile una alleanza comune occidentale per fermare e battere su ogni piano i terroristi di Hamas e chiunque li sostenga (in testa l’Iran degli Ayatollah), hanno ridato fiato, particolarmente in Italia, ai partigiani del “partito antioccidentale” che vedono sempre e comunque nel capitalismo internazionale e nell’America considerata sempre imperialista, il male assoluto, responsabili di tutte le nefandezze e di tutte le tragedie.
Con Israele sul banco degli imputati, bandiera in Medio Oriente del modello occidentale: quell’Israele considerato “quinta colonna” e “braccio armato” degli USA. Nei Paesi dominati dalla religione di Allah c’è la dittatura più efferata con la vita umana ridotta a un inferno. In Israele, così come in Ucraina, c’è in gioco anche la nostra democrazia, la nostra libertà, la nostra cultura, la nostra civiltà. In Ucraina e in Israele si combatte con le armi per aver sottovalutato la realtà, la presenza di nemici impegnati solo a cancellare la democrazia di quei Paesi e dell’Occidente, costi quel che costi.
Ciò non vuol dire abbandonare la ricerca di un negoziato su basi realistiche per il cessate-il-fuoco su entrambi i fronti. Avendo, però, la consapevolezza che nessuno, in occidente, Europa e Italia in testa, è oggi al sicuro. Spionaggio e la rete di intelligence russa sono ovunque. E non mancano certo le infiltrazioni fondamentaliste, pronte a tutto. Non si può abbassare la guardia, su nessun fronte: sociale, culturale, politico e anche militare. Israele dista poco più di tre ore di volo da Roma. Idem Kiev. Sì: “Israele siamo noi”, “Ucraina siamo noi”. Là si combatte anche per la nostra libertà e per la nostra democrazia. Non lasciamoli soli. Perché, poi, nel mirino ci siamo noi.