Esteri

Israele, il ritiro dall'ospedale al-Shifa. Una scia di distruzione e morte

di M. Alessandra Filippi

L'abbandono dall'ospedale ormai distrutto di Gaza e i cadaveri dei palestinesi uccisi

Israele, il caso dell'ospedale al-Shifa è emblematico per descrivere la situazione a Gaza

Da ieri pesanti proteste antigovernative infuriano in tutta Israele. Decine di migliaia di persone si sono radunate davanti al palazzo del parlamento israeliano a Gerusalemme chiedendo a gran voce le dimissioni di Benjamin Netanyahu e un accordo immediato per il rilascio degli ostaggi. È la più grande protesta antigovernativa da quando Israele ha lanciato il suo assalto a Gaza. Uno dei manifestanti, Einav Moses, il cui suocero, Gadi Moses, è fra i prigionieri, all'agenzia di stampa Associated Press ha detto che "è come se non volesse davvero riportarli indietro”. La folla ha circondato per interi isolati la Knesset e gli organizzatori giurano di continuare a oltranza fino all’ottenimento delle richieste. Nel mentre, dopo un raid di due settimane, l’esercito israeliano si è ritirato dall’ospedale al-Shifa lasciando dietro di sé una scia di distruzione e morte.

Leggi anche: Gaza: strage di Pasqua, 17 morti. Israele tratta con Hamas al Cairo

Leggi anche: Guerra, l'Onu chiede la pace. Ma Biden invia a Israele nuove armi per fare altre centinaia di morti a Gaza

Gli israeliani sostengono di aver ucciso solo uomini palestinesi armati e sequestrato armi e documenti di intelligence “prevenendo danni ai civili, ai pazienti e alle équipe mediche”. L’OMS, tuttavia, afferma il contrario dichiarando che da quando Israele ha iniziato l’assedio della struttura, il 18 marzo scorso, 21 pazienti sono morti e il livello di distruzione del complesso e dei macchinari medici all’interno dell’ospedale è capillare. Ad oggi, secondo i dati forniti dal Ministero della sanità di Gaza, sono quasi 32.800 i palestinesi rimasti uccisi e oltre 75.000 quelli feriti negli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre. Il bilancio delle vittime in Israele dell’attacco di Hamas del 7 ottobre resta fermo a 1.139. In una intervista rilasciata poche ore fa alla testata qatarina Al Jazeera, il medico e attivista norvegese Mads Fredrik Gilbert ha dichiarato che “Le forze di occupazione israeliane questa notte hanno posto fine a 78 anni di coraggiosa storia della medicina”.

Mads Gilbert, attualmente capo del dipartimento di medicina d'urgenza presso l'Ospedale Universitario della Norvegia settentrionale e professore di medicina d'urgenza presso l'Università di Tromsø, ha trascorso molti anni a Gaza, lavorando anche all'ospedale al-Shifa. Nel corso dell’intervista Gilbert ha ricordato che l'ospedale era stato costruito nel 1946, due anni prima della dichiarazione della nascita di israele, e da allora era il più importante ospedale di punta per l'assistenza sanitaria per la popolazione di Gaza di tutta la Striscia. “L'assedio ha distrutto l’eredità costruita in decenni di duro lavoro. È un giorno così triste, ho pianto tutta la mattina". Resta sconosciuta la sorte dei 107 pazienti che versano in stato di grave criticità, trasferiti due giorni fa in una parte vecchia del complesso. “Le persone ora stanno cercando i cadaveri sul posto, alcuni li hanno trovati in avanzato stato di decomposizione, irriconoscibili, con i vermi che escono dagli occhi”. Su Gilbert, a causa delle sue posizioni e idee politiche, fin dal 2014 si è abbattuta l’interdizione di ingresso a Gaza.

All’epoca la decisione suscitò l’indignazione dell’opinione pubblica e del governo norvegese che chiese l’immediato annullamento del provvedimento. Il ministero degli Esteri israeliano, allora guidato da Avigdor Lieberman, chiarì che il divieto riguardava l’ingresso in Israele, non a Gaza. E val la pena ricordare una volta di più che Israele è l’unico punto di transito disponibile per entrare nella Striscia quando il confine di Rafah dall’Egitto è chiuso. E a Rafah, ultimo lembo di terra non ancora devastata chirurgicamente, sono accalcati 1 milione e mezzo di disperati, ridotti alla fame e a morte certa per stenti e malattie, i sopravvissuti attendono l’Armageddon che Israele con l’aiuto degli Stati Uniti si appresta a sferrare. Al termine dell’intervista Gilbert ha detto, visibilmente commosso “"È un giorno triste, ho pianto tutta la mattina” e poi ha aggiunto “I vermi che escono dai cadaveri dell'ospedale al-Shifa sono in realtà vermi che escono dagli occhi del presidente Biden e dei leader dell'UE che non fanno nulla per fermare questo orribile, orribile genocidio”.