Esteri

Italiani all'estero? Sono più di 5 milioni e il governo...

di Vincenzo Caccioppoli

Per cento italiani che vivono in Italia, circa nove sono quelli che invece risiedono all’ estero. Questo almeno è quanto riportato nell'ultimo rapporto presentato dalla associazione “migrantes”, che monitora annualmente la situazione dei residenti all'estero. Circa 5,3 milioni sono, infatti gli italiani iscritti all Aire (Anagrafe italiani residenti all'estero). La comunità più ampia, ci dicono le statistiche, è quella che vive oggi in Argentina e include quasi 850mila persone.

Seguono due nazioni europee – Germania e Svizzera – con numeri leggermente inferiori, poi ancora una nazione sudamericana come il Brasile e infine la Francia a chiudere le prime cinque destinazioni. Ma spesso questi nostri concittadini che hanno stessi diritti e doveri dei residenti In Italia sono oggetto di differenti trattamento spesso considerati discriminatori come nel caso della decisione di non permettere il loro rientro in Italia durante il Covid. Il Movimento Italiani Residenti all’Estero (MIRE) sostiene che  il Governo italiano abbia tenuto un comportamento discriminatorio, rispetto ai connazionali residenti all’estero. In particolare il riferimento era riferito alla proroga del Decreto che impediva il rientro in Italia degli iscritti all’Aire come supposta misura precauzionale contro il diffondersi del Covid 19.

Per fare luce e dare visibilità alle tante problematiche legate a questa categoria di nostri connazionali  Fdi ha organizzato una due giorni  di convention sul tema.

La convention “#italiaoltreconfini, ha visto alternarsi politici, rappresentanti delle comunità italiane in America, imprenditori, esponenti della cultura e del giornalismo. Promozione e tutela di una Identità”. Un’iniziativa organizzata dal gruppo al Senato di Fratelli d’Italia al Senato al quale hanno partecipato i Dipartimenti Italiani nel mondo, Esteri e Rapporti diplomatici di Fratelli d’Italia, con il chiaro intento di porre al centro dell’agenda politica italiana la promozione e la tutela dell’identità italiana. “#italiaoltreconfini – ha spiegato il senatore Patrizio La Pietra aprendo i lavori dell’ultima giornata - vuole essere un’occasione per sensibilizzare tutte le forze politiche a una maggiore tutela dell’identità, e questo nella logica che i nostri connazionali all’estero rappresentano una naturale rete diplomatica attraverso la quale rilanciano e ogni giorno danno lustro all’Italia. E questo in un’epoca di forte globalizzazione e con l’avanzare del pensiero unico le occasioni che esaltano le nostre specificità ed eccellenza vanno promosse e tutelate”.

Promozione e tutela che per il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Luca Ciriani, va fatta rendendo “omaggio alla storia parlamentare di 40 anni della destra politica impegnata a favore di quell’altra Italia che è nel mondo ma che non può essere vista e vissuta come separata. Una sola Italia che per tanti dolorosi motivi si è allontana ed ha costruito una storia di riscatto e successo”. Ora, spiega il presidente Ciriani “trasformeremo in atti parlamentari quanto emerso in questi due giorni, rinnovando la disponibilità di FdI a continuare l’ascolto e l’attenzione ai nostri connazionali all’estero”.

Tutela e promozione che per Roberto Menia, responsabile del Dipartimento Italiani nel mondo di FdI, potrebbero essere ricompresi in uno slogan: “Italian lives matter, cioè la vita degli italiani conta. Mi riferisco al contributo che gli italiani danno in termini di cultura, di inventiva, di passione e di capacità e per questo dico che la vita degli italiani conta. E’ senza dubbio giusto affermare che c’è un’Italia oltre confini, che non va abbandonata ma protetta, ma esiste al contempo tutto un patrimonio che va tutelato nella considerazione che la vita degli italiani conta in termini di sviluppo e crescita dei territori in cui si insediano”. 

Appello condiviso da Carlo Fidanza, responsabile del Dipartimento Esteri di FdI, il quale sottolinea come “da tempo Fratelli d’Italia ha investito sempre di più in politicamente in Nord America a partire dal 2019 quando Giorgia Meloni fu invitata al Conservative Political Action Conference a Washington. Da allora è nato anche un forte fermento culturale che riguarda diversi ambiti e temi, tra i quali la cancel culture che non è soltanto l’abbattimento delle statue di Colombo ma anche l’annullamento del Columbus Day. Tutto ciò testimonia come l’affratellamento con la Madrepatria non sia soltanto su simboli materiali ma anche attraverso momenti culturali”.

E sul tema della cultura, anzi di diplomazia della cultura, scommette l’ex ambasciatore di New York oggi responsabile del Dipartimento dei rapporti diplomatici di FdI, Giulio Terzi di Sant’Agata, per il quale “è necessario lanciare un’iniziativa che punti sempre più sulla cultura. Una diplomazia della cultura attraverso la quale riaffermare e promuovere la nostra identità nazionale, e questo è ancora più necessario alla luce della globalizzazione del sapere. Specie in Nord America il contributo intellettuale e culturale italiano è evidente grazie alle numerose attività di partenariato e delle associazioni professionali legate a progetti specifici delle nostre aziende che esportano il meglio del nostro Paese all’estero”.