Esteri
L'Is conquista Palmira, Damasco nel mirino. Spostati centinaia di reperti archeologici
I miliziani dello Stato islamico controllano ormai tutta Palmira. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani: dopo giorni di combattimenti, avanzate e ritirate, ormai la città è caduta in mano all'Is. Gli jihadisti controllano anche la base aerea, la prigione e il quartier generale dell'intelligence della città. Decine di militari governativi e miliziani lealisti sono stati uccisi mentre fuggivano. E lo Stato islamico ha celebrato la conquista, pubblicando su Internet foto e video in cui mostra le loro decapitazioni.
Centinaia di statue sono state rimosse dal sito archeologico patrimonio dell'Unesco di Palmira e spostate in luoghi sicuri. Lo ha comunicato il direttore delle antichità e dei musei siriani Maamoun Abdulkarim, secondo il quale "piccoli gruppi" di miliziani jihadisti sono già entrati nel centro della citta', il cui nome arabo e' Tadmur. "Abbiamo spostato in luoghi sicuri centinaia e centinaia di statue. Temiamo ora per il museo e per i tanti reperchi antichi che non possiamo spostare", ha dpiegato.
Per far fronte alla difficile situazione nei due Paesi, il 2 giugno a Parigi si terra' una riunione internazionale su Iraq e Siria a cui partecipera' anche il segretario di Stato Usa, John Kerry. Secondo fonti della sicurezza irachena, l'esercito di Baghdad e le milizie della Mobilitazione popolare sciita hanno sferrato un attacco contro postazioni dei jihadisti ad al Karma, a nord est di Falluja, nella provincia occidentale di Anbar.
I militari appoggiati dalle milizie sciite hanno lanciato l'offensiva contro tre diverse postazioni in mano all'Is, che starebbero opponendo una strenua resistenza. Secondo le fonti, gli scontri in corso ad al Karma sono i piu' violenti dall'inizio delle operazioni per liberare la regione. Gli Stati Uniti si sono detti "molto favorevoli" al coinvolgimento delle forze sciite. Ma temendo che la scelta del premier iracheno, lo sciita Haider al Abadi, di affidare il compito di riconquistare Ramadi alle milizie sciite possa acuire le tensioni interconfessionali, Barack Obama sta anche valutando come "sostenere al meglio le forze locali sul terreno". Martedi' il presidente americano ha riunito il suo Consiglio di Sicurezza Nazionale per fare il punto sulla situazione; e il portavoce del Consiglio, Alistair Baskey, ha spiegato che gli Usa stanno studiando come sostenere al meglio le forze locali sul terreno nella provincia di al-Anbar, in particolare accelerando la formazione e l'equipaggiamento delle tribu' locali e sostenendo l'operazione guidata dalle forze irachene per riprendere la citta'".
E adesso gli Stati Uniti si dicono "profondamente preoccupati" per la conquista di Palmira da parte dell'Is, come ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando come "ci saranno sfide difficili fino a che le forze locali non saranno più forti". Molto più deciso il presidente francese Francois Hollande, che arrivando a Riga per il vertice europeo dichiara: "Tutti i giorni ci sono massacri in Siria, tutti i giorni l'Is combatte e fa pressione sulla popolazione civile. Dobbiamo agire per difendere il patrimonio culturale dell'umanità e per trovare una soluzione politica. Il mondo deve rispondere alla minaccia del Daesh (lo Stato Islamico, ndr) a Palmira".
La conferma che Palmira è in mano all'Is arriva dall'ong Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra ma con una vasta rete d'informatori sul terreno. Lo Stato Iislamico controlla la base aerea, la prigione e il quartier generale dell'intelligence della città. L'annuncio è stato dato anche dai militanti del gruppo Stato islamico su Twitter. Il gruppo afferma che le forze in ritirata hanno "lasciato indietro molti dei loro morti". Secondo l'Osservatorio, i miliziani del Califfato hanno ucciso almeno 17 persone a Palmira, tra cui membri delle forze di sicurezza e civili filogovernativi, almeno quattro sono stati decapitati. I civili uccisi lavoravano per il locale consiglio amministrativo, tra i combattenti morti almeno un soldato e membri delle forze di difesa nazionale, una milizia pro-Assad. "Sono stati accusati - ha detto il direttore dell'Osservatorio, Abdel Rahman - di lavorare per il regime". Secondo la stessa fonte, durante l'avanzata verso la città il gruppo jihadista ha ucciso in tutto 49 persone. Secondo Ravina Shamdasani, portavoce dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i Diritti umani, negli ultimi giorni di scontri fra le forze governative e i militanti dello Stato islamico circa un terzo dei 200mila abitanti di Palmira è fuggito.
Ma i jihadisti sunniti di Is non solo hanno conquistato la città siriana di Palmira (dove sorgono anche i resti dell'omonima perla del deserto patrimonio dell'Unesco) decapitando decine di soldati di Assad e uccidendo civili ma ne tengono altri in ostaggio. Secondo quanto riferisce l'Onu, citata da Bbc, Isis ha impedito ai civili di lasciare la città ancor prima che questa cadesse nelle sue mani. L'Onu, sottolinea la Bbc, non ha suoi rappresentanti a Palmira ma cita "fonti credibili" e si dice "profondamente preoccupata" per i civili rimasti nella città viste le notizie di esecuzioni sommaria.
E' anche confermato dall'Unesco che alcuni monumenti dell'antica Palmira sono stati distrutti dalle bombe. "Tutto ciò che succede oggi a Palmira è molto pericoloso. Sappiamo già che ci sono state delle distruzioni, ci sono delle colonne che sono cadute. C'è stato un bombardamento", ha dichiarato la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova. La distruzione del sito archeologico sarebbe "un'enorme perdita per l'umanità - ha aggiunto Bokova - . Palmira è uno straordinario Patrimonio mondiale e un'eventuale distruzione sarebbe non solo un crimine di guerra ma un'enorme perdita per l'umanità". "E' la culla della civilizzazione. Appartiene all'umanità intera e credo che ognuno dovrebbe preoccuparsi per ciò che sta accadendo", ha aggiunto. Il timore è che i jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi possano commettere a Palmira lo stesso scempio realizzato nei siti archeologici di Hatra e Nimrud in Iraq, dove armati di asce, picconi, bulldozer e kalashnikov hanno distrutto reperti di inestimabile valore. Ieri il direttore delle Antichità e dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, ha dichiarato che "centinaia e centinaia di statue" erano state portate in luoghi sicuri.
La battaglia per il pieno controllo della città siriana - strategica perché apre la porta a Damasco, distante appena 200 chilometri - è andata avanti per tutta la notte. Lo Stato islamico ha celebrato la conquista, pubblicando su Internet foto e video in cui mostra le loro decapitazioni. Le immagini dell'entrata dei miliziani nel sito archeologico sono state mostrate dalla televisione di Stato siriana e postate sugli account dei social media pro Is. Un jihadista dell'Is parlando dalla zona e citato dai siti Internet vicini al gruppo, ha spiegato che l'Is controlla anche l'ospedale usato come base dall'esercito siriano prima di ritirarsi, evacuando anche i civili.