Esteri
Macron e i disperati tentativi del presidente francese di uscire dall'irrilevanza
Macron, è un uomo in evidente crisi di identità, e i suoi sforzi diplomatici sono volti evidentemente a recuperare trovare un briciolo di credibilità internazionale

I disperati tentativi di Macron di uscire dall'irrilevanza
In questo ordine mondiale post-Seconda Guerra Mondiale, l'economia e la geopolitica sono drasticamente cambiate a causa del COVID-19, dell'operazione speciale russa in Ucraina nel 2022 e, più recentemente, delle strategie di shock del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sin dal suo insediamento. A ciò hanno fatto seguito vertici consecutivi a Riyadh e Istanbul volti a risolvere la crisi ucraina, nonché la dichiarazione di Trump di una guerra commerciale globale la scorsa settimana.
Di conseguenza, i leader dell'UE si sono trovati in uno stato di profondo shock quando Trump ha imposto un dazio del 20% sui prodotti europei in ingresso negli Stati Uniti. Alcuni leader europei, come il presidente francese Emmanuel Macron, hanno tentato di reagire. Macron ha invitato le aziende francesi a sospendere tutti gli investimenti negli Stati Uniti, chiedendo una risposta europea congiunta ai dazi del 20% di Trump su beni e servizi.
Nonostante tutti i loro sforzi, la nuova geopolitica e la nuova configurazione economica odierna fanno apparire l'Europa come il malato del primo quarto del XXI secolo. La "Coalizione dei Volenterosi" (un'iniziativa che comprende 31 nazioni e mira a sostenere l'Ucraina contro la Russia) si è riunita il mese scorso a Parigi per definire le garanzie di sicurezza per l'Ucraina, comprese potenziali misure di mantenimento della pace. Ma si è trattato di un vertice di secondo piano a cui non a caso Giorgia Meloni ha partecipato senza celare un certo disappunto per i modi e termini della discussione.
La guerra in corso in Ucraina e il suo esito saranno decisi da Washington e Mosca, in un riavvicinamento strategico tra le due superpotenze che ha messo alle strette l'Europa. Eppure, Macron ha cercato di gestire questa battaglia diplomatica, con Washington da una parte e Mosca dall'altra, come un'opportunità per riposizionarsi sulla scena nazionale e regionale. In questo contesto di lotta di potere, ha cercato, senza riuscirsi, di posizionarsi come leader europeo.
Ha scelto di agire di fronte a una crisi geostrategica e geoeconomica che ha smascherato otto decenni di protezione della sicurezza e cooperazione economica degli Stati Uniti, rafforzata dal Piano Marshall e dall'integrazione e interazione economica, sociale e giuridica intraeuropea sancita dal Trattato di Maastricht del 1993. Ma i risultati sono ad ora sono stati pressoché nulli, e il suo peso a livello negoziale sta seguendo la parabola discendente del suo consenso. La prova lampante di tutto ciò è arrivata dall’episodio svoltosi a margine delle esequie di papa Francesco a Roma.
Macron con il solito tempismo fuori luogo, si è avvicinato a Trump e Zelensky, pronti per un vertice che molti hanno definito un incontro storico. Il presidente francese ormai in fortissimo calo di consensi in patria (un sondaggio di aprile scorso, del centro studi francese Ipsos-Cesi École d'Ingénieurs, ha rilevato il gradimento del presidente sceso a un modestissimo 26%), ha cercato ancora una volta di tentare di giocare il ruolo del vero leader europeo.
Ebbene, secondo Nicola Heckling, noto lip reader (esperto nel leggere il labiale), intervistato dal giornale Sun, le parole rivolte da Trump a Macron sono state nette: "You don't belong here, I need you to do me a favor, you shouldn't be here". Traduzione: "Non dovresti essere qui, ho bisogno che tu mi faccia un favore, non dovresti essere qui". Insomma, uno smacco in piena regola, che certo non può essere compensato dalla photo opportunity (anch’essa secondo alcuni carpita con furbizia) che lo ritrae insieme a Trump Zelensky e il premier britannico Ken Starmer, sul sagrato della basilica di San Pietro.
Macron, è un uomo in evidente crisi di identità, e i suoi sforzi diplomatici sono volti evidentemente a recuperare trovare un briciolo di credibilità internazionale, per potere far fronte agli enormi problemi che lui stesso ha contribuito a creare in patria (crisi politica senza fine, un debito pubblico astronomico che ha raggiunto un nuovo picco di 3,3 trilioni di euro, al 113,7% del prodotto interno lordo, crescita stagnante e una destra sempre più forte nei sondaggi).
È naturale che, in una condizione simile, soffra moltissimo l’autorevolezza e la leadership di Giorgia Meloni, e non faccia nulla per nasconderlo. In ogni occasione ed in maniera spesso anche maldestra, cerca di apparire come un leader europeo credibile, e soprattutto autorevole, ma tutti i suoi tentativi si scontrano con il pragmatismo della leader italiana, che lo sta letteralmente sovrastando. Lui nel suo egocentrismo autoreferenziale indossa “il cappello militare” di comandante in capo, come comodo rifugio per nascondere i suoi fallimenti politici, militari, diplomatici ed economici: un presidente zoppo che si stringe attorno alla bandiera.
Pone il suo Paese al centro del sistema di riarmo europeo per affrontare la minaccia militare russa, seguendo i segnali di riavvicinamento tra Washington e Mosca. Per quanto riguarda la deterrenza nucleare che la Francia detiene esclusivamente nell'UE, si prevede che riaffermerà l'impegno della Francia a rafforzare il sostegno militare e finanziario all'Ucraina.
Nel 2022, ha cercato di svolgere un ruolo di mediazione tra i presidenti della Russia, Vladimir Putin, e l'Ucraina, con il presidente Volodymyr Zelensky, credendo di poter attuare gli Accordi di Minsk e di Normandia in un ruolo di mediazione tra Parigi e Berlino per porre fine alla minaccia russa all'Ucraina. Ma è stato un totale fallimento e adesso anche per la figuraccia a cui è stato sottoposto da Putin, sembra voler far di tutto per contrastare qualsiasi sforzo diplomatico verso la pace.
Dalla sua elezione nel 2017, Macron ha aumentato significativamente la spesa per la difesa francese. La legge di programmazione militare (LPM) 2019-2025 ha stanziato 295 miliardi di euro per la difesa. L'ultimo LPM per il periodo 2024-2030 ha portato questa cifra a 413 miliardi di euro, con un aumento del 40%.
Il governo francese mira a mobilitare 5 miliardi di euro in fondi pubblici e privati aggiuntivi per il settore della difesa, come dichiarato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze. Ciononostante, Macron deve ancora comprendere come gestire la guerra e la pace in questo eccezionale contesto geopolitico ed economico. Nonostante tutti i suoi fallimenti diplomatici, come quelli con Algeria e Azerbaigian e la perdita di terreno in Medio Oriente e Nord Africa (MENA) e nel Sahel africano, sta ancora cercando di attuare le sue operazioni militari espansionistiche e di perseguire la sua guerra per procura in Ucraina.
Finora, gli sforzi di Macron per costruire un esercito europeo unificato e posizionarsi come leader de facto dell'Europa sono stati infruttuosi, senza alcun segno di progresso. L’iperattivismo di Giorgia Meloni è visto da Macron come una minaccia alla sua grandeur e a quella del suo paese.
La perdita dell’asse preferenziale con la Germania del nuovo cancelliere Friedrich Merz, lo costringe a cercare sponde improbabili in un debolissimo Pedro Sanchez o nel sempre più confuso leader polacco Donald Tusk. Ma forse sarebbe meglio per lui e per l’Europa intera, riconoscere i suoi attuali evidenti limiti e appoggiare gli sforzi di chi come Giorgia Meloni, sta dimostrando di avere più autorevolezza nel tentativo di ridare all’Europa il posto che merito al tavolo dei grandi.