Esteri
Macron e il peso della crisi Ucraina: il flop con Putin fa risalire la Le Pen
Il Presidente in carica è ancora in testa ai sondaggi, ma la sua immagine è stata compromessa dalla presenza (vana) al tavolo di trattative con Putin
Ucraina: l’Europa si muove in ordine sparso
Qual è la posizione dell’Europa sulla crisi Ucraina? Difficile trovarne una univoca, visto che l’Unione è ancora alla ricerca di un’identità collettiva, mentre ogni Paese legittimamente ha i suoi problemi ai quali pensare. L’Italia è fortemente dipendente proprio da Russia e Ucraina sul piano energetico, lo stesso vale per la Germania, che non è certo arrivata a cuor leggero a bloccare Nordstream 2, mentre la Francia gode dell’autonomia dettata dal nucleare, ma comunque ha scommesso le sue fichès sul tavolo (lunghissimo) di Putin per via dei problemi personali di Macron.
Il presidente in carica è ancora in testa ai sondaggi in vista delle elezioni del 10 aprile: sta con lui il 24,5% dei francesi, con Marine Le Pen al 18% (in crescita del 3% in una sola settimana), Eric Zemmour al 13,5%, Valèrie Pècresse all’11,5% (in discesa del 2,5%), Jean-Luc Mélenchon all’11,5%, Yannick Jadot al 5,5% e infine Christiane Taubira e Anne Hidalgo appaiate a quota 2,5%. Macron non ha ancora ufficializzato la sua candidatura, ma si tratta veramente di una formalità, visto che già si sa che il 5 marzo si svolgerà a Marsiglia il suo primo comizio elettorale. Pur favorito nella corsa all’Eliseo, Macron sa bene che la sua probabile vittoria dovrà molto alla frammentazione della destra che, nel caso avesse trovato un candidato unitario, gli avrebbe creato dei seri grattacapi.
Il “tradimento” di Putin e gli altri flop di Macron
Certamente essersi speso personalmente per una de-escalation della crisi ucraina non ha giovato all'immagine di Macron, visti i pessimi risultati ottenuti. I suoi competitor non hanno perso tempo nel puntare il dito sulle tempistiche del suo intervento diplomatico, giudicate tardive. Altri gli rimproverano l’atteggiamento opposto, ovvero di aver lungamente fatto da interlocutore sia degli Stati Uniti che della Russia, anche ben prima di questa crisi, ottenendo solamente la “gentilezza” di una telefonata preventiva da parte di Putin, poco prima che il leader russo informasse tutto il mondo delle sue intenzioni, così lontane dagli auspici di Macron. Un flop evidente, che spinge il senatore Bruno Retailleau (consigliere di Pècresse) ad accusare il presidente uscente di avere "indebolito la Francia sul piano internazionale" con una "politica delle bravate che in realtà è stata solo una successione di colpi di spada nell'acqua". Un giudizio duro, ma che affonda le sue radici anche sui fallimenti nei negoziati con l’Iran, l’uscita forzata dal Mali, la sconfitta in Libano e la vicenda dei sottomarini australiani.
Macron sarà pure in testa ai sondaggi, ma i suoi avversari lo aspettano al varco: l’invito a riferire all’Assemblea nazionale sembra infatti il preludio a un attacco politico che potrebbe fortemente minare la popolarità di Monsieur le Président. Da parte sua, lo staff di Macron tenta di scaricare il barile su Putin, accusandolo – non senza ragione – di aver tradito sia gli accordi internazionali che i patti diplomatici. Ma, quando si è dalla parte di chi si è fatto fregare, non è un argomento particolarmente efficace. Non in politica, almeno.
La partita delle presidenziali è tutt’altro che compromessa, ma per Macron rischia di cominciare con difficoltà che non erano in preventivo. E la crescita nei sondaggi di Marine Le Pen suona davvero come un preoccupante campanello d’allarme.