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Esteri
Macron stende il tappeto a Putin e mira allo scettro europeo della Merkel

Una visita di Stato non è mai solo una visita di Stato. C'è sempre qualcosa di più. E in questo c'è molto di più. C'è la prova di cambio di passo da parte dell'aspirante guida dell'Europa che verrà, c'è il tentativo di mettere in piedi una nuova strategia per riavvicinarsi al Vecchio Continente da parte dell'ingombrante vicino. Emmanuel Macron e Vladimir Putin si prendono la scena in un lunedì di mezzo agosto, facendo intravedere, oltre al menù in scaletta dell'incontro in terra di Francia, i possibili sviluppi di quello che verrà sullo scenario euroasiatico.

A fare da palcoscenico all'importante bilaterale la residenza estiva di Fort de Brégançon, nell'elegante e sempre chic Costa Azzurra. Le rispettive diplomazie sciorinano i punti cardinali del confronto: Ucraina, Siria, Libia e Iran. Tutti argomenti delicati sui quali un riavvicinamento tra Parigi e Mosca potrebbe cambiare (e di molto) le carte in tavola degli equilibri regionali e globali. Ma l'argomento più delicato, o meglio il sovrargomento che racchiude tutti gli altri, è la relazione tra Europa e Russia.

Da cinque anni tra Bruxelles e il Cremlino non corre buon sangue (anche se potrebbe presto correre il gas del progetto North Stream 2 voluto da Germania e Russia, nonostante le rimostranze dei paesi limitrofi, in primis quelli del Baltico). Le sanzioni economiche e l'espulsione di Mosca dal G8, insieme all'ostracismo  al dialogo degli Stati Uniti (al quale serve lo spauracchio russo da agitare al cospetto dei paesi dell'Europa nord orientale per cementare una propria cruciale sfera di influenza geopolitica), hanno costretto Putin a rivolgersi alla Cina di Xi Jinping, fatta entrare in terra russa con tutti gli onori, dal 5G di Huawei alla via della seta polare che punta all'Artico passando dalle fredde acque controllate da Mosca.

Ed ecco allora i rapporti più o meno ufficiali con i vari movimenti sovranisti, populisti ed euroscettici, compresa la Lega di Matteo Salvini, l'FPO austriaco e ovviamente, il Front National (ora Rassemblement National) di Marine Le Pen.

Ma ora qualcosa sta cambiando. Ursula von der Leyen, tedesca nota per le sue posizioni dure sulla Russia, prenderà presto il posto di Jean Claude Juncker alla guida della Commissione europea. Angela Merkel, che al di là delle dichiarazioni ufficiali, ha sempre tenuto aperto un importante canale di dialogo con Putin, è sul viale del tramonto così come la sua Grande Coalizione sembra avere il tempo contato.

Non solo. Quello da molti definito come il nuovo "zar" ha di fronte sfide senza precedenti sul fronte interno. Le proteste di massa si susseguono e le imprese in terra straniera sembrano non bastare più per far finire in secondo piano le difficoltà economiche. 

Putin ha capito che ora deve provare a puntare più in alto. Stati Uniti trumpiani richiusi su stessi che minacciano dazi anche al Vecchio Continente, Cina dilagante, Europa al ricambio generazionale: ora al presidente russo serve un aggancio nell'establishment, non (o almeno non solo) tra i suoi picconatori.

Allo stesso tempo a Macron serve una mossa da scacco matto per anticipare tutti i rivali o aspiranti tali per la corsa allo scettro che sarà presto vacante della Merkel. Il post elezioni europee porta per forza di cose un rimescolamento geopolitico e la necessità di nuovi confronti con Mosca. Macron ha deciso di anticipare tutti e ricevere Putin proprio a pochi giorni di distanza dal G7 di Biarritz, al quale mira a presentarsi nelle vesti di grande tessitore dei rapporti geopolitici per conto dell'Europa.

La manovra di avvicinamento di Macron a Mosca è iniziata già da qualche settimana. Basti vedere al tentativo di ergersi a intermediario tra Iran e Stati Uniti, anzi tra Iran e occidente. Un tentativo che non è piaciuto a Trump, al quale non sfuggono i grandi interessi economici di Parigi nella Repubblica Islamica.

Allo stesso tempo la Francia si è opposta alla richiesta della Polonia (la quale si assesta ovviamente su posizioni fortemente anti russe) di allargare agli Usa i negoziati del "formato Normandia" sulla risoluzione della crisi in Ucraina. Un formato che comprende, oltre a Parigi, anche Germania, Ucraina e Russia.

Senza dimenticare che, nonostante le ripetute smentite di facciata, sul dossier libico Macron e Putin hanno (o quantomeno hanno avuto) una posizione comune, favorevole al generale Haftar. E mentre Washington cerca sempre più di disimpegnarsi dal Medio Oriente, per concentrarsi sulle sue guerre commerciali (in particolare quella contro Pechino), Parigi prova a rimetterci i piedi. 

E il riavvicinamento tra Eliseo e Cremlino non sembra essere destinato a terminare tra le stanze di Brégançon. Il 9 settembre, infatti, Mosca ospiterà una riunione del Consiglio di cooperazione di sicurezza russo-francese con la partecipazione dei rispettivi ministri degli Esteri. 

Macron e Putin provano a cambiare volto all'Europa sull'asse Parigi-Mosca.

twitter11@LorenzoLamperti

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