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Mar Rosso nel caos e siccità a Panama. Così si torna indietro di un secolo
Nave container

Attacco Houthi nel Mar Rosso, commercio mondiale a rischio. Il commento di Ispi

Le attuali crisi che colpiscono il Canale di Suez e il Canale di Panama stanno provocando significative ripercussioni sul commercio globale. Lo scrive Ispi che ripercorre punto per punto i passaggi chiave della crisi in corso. Innanzitutto, il canale di Suez, che gestisce il 12% del traffico merci globale e il 30% del traffico di container con un valore annuale di circa un trilione di dollari (SRM, 2023), sta subendo gli impatti della guerra tra Hamas e Israele. Gli attacchi intensificati alle navi mercantili nello Stretto di Bab el-Mandeb e nel Mar Rosso da parte dei ribelli Houthi dello Yemen, e lungo le coste della Somalia da parte di pirati, stanno causando ritardi nelle consegne, una diminuzione dei container e cargo disponibili, e un aumento delle tariffe di spedizione. Questi aumenti si riflettono anche nei crescenti premi assicurativi.

Compagnie di navigazione di rilievo come Maersk hanno annunciato piani per deviare le rotte delle navi intorno al Capo di Buona Speranza, aggiungendo 3.200 miglia e nove giorni di viaggio. Hapag-Lloyd, d'altra parte, introdurrà un servizio navetta via Gedda in Arabia Saudita. Oltre ai container, il Canale di Suez gestisce flussi significativi di grano e prodotti petroliferi, con 80 milioni di tonnellate di grano all'anno e 7 milioni di barili di greggio al giorno.

D'altro canto, il Canale di Panama sta attualmente fronteggiando una seria crisi dovuta a una prolungata fase di siccità. Ottobre scorso ha segnato un record come il mese più arido degli ultimi decenni nel bacino idrografico della regione. Al 7 gennaio, il canale ha raggiunto minimi storici di profondità, registrando un livello approssimativo di 1,8 metri al di sotto della norma. Le restrizioni attuate, le più severe dal 1989, quando il canale fu chiuso durante l'invasione statunitense a Panama, hanno notevolmente limitato i transiti, portando il canale a funzionare al 66% della sua capacità nominale. Di conseguenza, molte compagnie di navigazione sono costrette a esplorare rotte alternative, più lunghe e onerose, come quella attraverso il Canale di Suez. La situazione ha comportato un aumento dei traffici a Suez nei mesi di ottobre e novembre. Alcuni armatori stanno valutando anche rotte alternative come quella che attraversa il Capo di Buona Speranza e, in alcuni casi, lo stretto di Magellano.

Le soluzioni proposte per affrontare la crisi includono la possibilità di creare un lago artificiale per pompare acqua nel canale e la semina di nuvole per stimolare le precipitazioni nell'area. Tuttavia, è importante notare che tali soluzioni, anche se sostenibili, richiederebbero diversi anni per essere implementate. Nel breve termine, le speranze sono riposte nell'attenuazione degli effetti del surriscaldamento delle acque oceaniche noto come El Niño, che potrebbe portare al ritorno delle piogge entro marzo, fondamentali per rifornire i laghi essenziali al funzionamento del canale.

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L'impatto di queste interruzioni sui costi di trasporto è notevole e si presenta in un contesto in cui si stava gradualmente superando l'impatto negativo della pandemia. Nella prima settimana di gennaio 2024, l'indice composito di Drewry per i container (World Container Index) è salito del 61%, raggiungendo i 2.670 dollari per container da 40 piedi (FEU). Ciò rappresenta un aumento del 25% rispetto alla stessa settimana dell'anno precedente e un aumento dell'88% rispetto alle tariffe medie del 2019, pre-pandemia. Le variazioni nei costi di trasporto sono eterogenee, con aumenti del 115% da Shanghai a Rotterdam, del 114% da Shanghai a Genova e del 30% verso Los Angeles. Le previsioni non sono ottimistiche, con Drewry che ipotizza ulteriori aumenti delle tariffe spot est-ovest nelle prossime settimane. Le compagnie di navigazione stanno applicando sovrapprezzi significativi per affrontare la dislocazione delle navi e l'aumento dei costi assicurativi.

Queste due situazioni, sebbene indipendenti, si sommano, rischiando di causare un nuovo rallentamento delle supply chain e di alimentare la pressione inflazionistica mondiale, che sembrava in diminuzione dopo la dinamica record dell'ultimo anno e mezzo. La doppia crisi ha già impattato i prezzi dell'energia, con un rapido aumento del gas naturale e del petrolio, influenzando i costi al dettaglio dei carburanti. L'Europa, con il suo contesto macroeconomico e il rallentamento della crescita, potrebbe essere particolarmente vulnerabile a un ulteriore aumento dei prezzi dell'energia, presentando rischi reali di fenomeni a rimbalzo di stagflazione.

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