Esteri
I migranti riconoscono Almasri: "Quello è Usama". I racconti choc delle torture subite in Libia
Le rivelazioni dei 43 richiedenti asilo, tornati sabato dall'Albania dopo la decisione dei giudici
Migranti tornati dall'Albania, il riconoscimento del loro torturatore Almasri e le storie drammatiche
Per la terza volta consecutiva i migranti spediti in Albania dal governo sono dovuti tornare in Italia per decisione dei giudici, questa volta della Corte d'Appello e non dell'immigrazione. Ma la sostanza del provvedimento è rimasta la stessa i Paesi di provenienza di queste persone non sono considerati "sicuri". I migranti, una volta tornati in Italia, hanno potuto parlare con esponenti del Pd che si sono alternati in questo lungo viaggio. Tra questi c'era anche Marco Lacarra. Il dem, si legge su La Stampa, ha mostrato loro la foto del generale libico Almasri, il torturatore arrestato e poi scarcerato e rimpatriato con un volo di Stato a Tripoli. Lacarra ha tirato fuori una sua foto e loro lo hanno riconosciuto subito.
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"Almasri? Non lo chiamavano così, per noi che stavamo in carcere - hanno spiegato i migranti a Lacarra - era Usama. Almasri è un nome generico per definire chi viene dall’Egitto. Le violenze – hanno continuato gli egiziani del gruppo – avvenivano in una specie di hangar: "Ci tenevano legati per ore. Avevamo le mani fissate dietro la schiena con dei lacci, alcuni anche le caviglie". Uno di loro racconta le fratture subite dopo essere stato pestato a lungo.
Un altro ha mostrato le cicatrici, le stesse che hanno provato a far vedere agli addetti della Marina Militare fin dal primo istante in cui sono stati caricati sulla nave Cassiopea dopo essere stati soccorsi a sud di Lampedusa, e poi agli operatori dell’Usmaf all’arrivo a Shengjin. "Abbiamo visto le donne violentate davanti a tutti, i bambini tenuti in ostaggio e i loro padri costretti ad attraversare il Mediterraneo per arrivare in Italia, dove devono procurarsi un lavoro per pagare il riscatto e riuscire a liberare i figli".