Esteri

Migranti, Trump fa emergere il caos dell'Ue

Ernesto Vergani

L'editoriale


In modo schietto, inimicandosi metà del mondo, con scarsa diplomazia, il presidente Usa Donald Trump, col suo bando agli immigrati dai sette Paesi islamici, ha posto la questione: non tanto il fatto che c'è un problema di immigrazione dall'Africa e dall'Asia e che ciò si incrocia col terrorismo, quanto che, non solo tutto questo non è stato risolto, ma è stato fatto poco o niente. Tutto viene subito. La prova: il caos europeo sotto gli occhi di tutti.
"Io faccio qualcosa", è come se dicesse Trump. Le reazioni sono state le più prevedibili, i cliché ("la tolleranza", "l'accoglienza"…). Come aprire una diga. Nessuno ha cercato di capire le ragioni di Trump, tendergli la mano. Nessuno ha detto: "Sta lanciando un grido di allarme".  Risultato: la risposta della metà del mondo anti Trump induce il messaggio in Africa e in Asia: "Ci aprono le porte. Non affrontano il problema".
Per capire perché metà degli americani siano d'accordo con Trump, basta parlare con un amico nato in Usa. Gli statunitensi sono patriottici, considerano lo Stato come la propria casa, che va difesa. E' questa una delle cause del ricorrente isolazionismo degli States. Quanto all'osservazione che gli Usa sono stati fatti da immigrati (omettendo la questione dei rifugiati politici) l'americano obietta: "Certo, immigrati, i nostri nonni lo furono, ma non a spese dello Stato, coi loro soldi".