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Esteri
Ottanta guerre nel mondo. Il rischio è l'Ucraina: Putin deciso a chiudere con il "botto" atomico?
Summit BRICS Vladimir Putin

80 guerre nel mondo. Il rischio è il conflitto in Ucraina: Putin deciso a chiuderlo con il “botto” atomico?

Con l’attacco aereo anglo-americano del 12 gennaio nello Yemen contro le milizie Houthi, per proteggere il traffico navale nel Mar Rosso, si è aperto un nuovo fronte con pesanti contraccolpi politici a livello internazionale già sotto il tuono del cannone per le due devastanti guerre Israele-Hamas e Russia-Ucraina. “Ogni guerra è un’immane e inutile strage” ha ribadito Papa Francesco l’8 gennaio al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. “Parole sante”, parole al vento. In questa prima parte del nuovo secolo c’è stato un crollo della pace nel mondo con oltre 80 Paesi teatri di conflitti e con il numero di morti vittime di guerre al massimo storico.

L’impatto economico globale negativo dei conflitti è aumentato del 17 per cento, ovvero da un miliardo di miliardi di dollari fino a 17,5 trilioni nel 200, pari al 13 per cento del PIL globale e pari a 2.200 dollari a persona. Questo è dovuto soprattutto all’aumento delle spese militari per la guerra in Ucraina. Già, la guerra in Ucraina con le conseguenze disastrose di morti e feriti (oltre 120 mila vittime tra gli ucraini, sopra 200 mila tra i russi: in totale già almeno 700 mila con i feriti), con l’impatto economico della guerra aumentato del 479 per cento, ovvero 449 miliardi di dollari: il 64% del Pil dell’Ucraina. Soprattutto con i rischi per la pace mondiale. In Occidente, specificatamente in Europa con l’Italia in testa, non c’è, però, la consapevolezza politica e sociale di cosa rappresenta la guerra in Ucraina giunta oramai al termine del secondo anno. C’è chi ogni giorno, anche fra la gente comune, sbraita per dire basta gli aiuti a Zelens’kyj e per aprire trattative con Putin non avendo ancora capito il “vero senso” di questa guerra. Guerra, che per Putin e i suoi è solo l’antipasto perchè il vero nemico è l’Occidente, considerato “essenza del male, regno dell’Anticristo, luogo maledetto”. Così, allo stato attuale, è davvero difficile pensare a una via d’uscita diplomatica della guerra in Ucraina che in questi due anni non è mai calata e che agli inizi della primavera 2023 avrà sicuramente una impennata con ancora più vittime e più distruzioni. Sono anche cresciuti quelli che pensano sia giunta l’ora di bussare alle porte del Cremlino e chiedere la pace a Putin dimenticandosi chi è e cosa rappresenta il rais russo e di quali sono gli obiettivi della “sua” Russia ribaditi più volte: “Denazificazione e smilitarizzazione dell’Ucraina: da raggiungere usando qualsiasi mezzo, anche le armi nucleari”.

Giorni fa il “Rasputin” di Putin, il filosofo Aleksandr Dugin  (con tanti supporter in Italia, da Salvini ai comunisti anche ex Pci) che punta alla ricostruzione dell’impero russo allargato ai Paesi dell’Ovest europeo, ha ribadito che l’invasione dell’Ucraina è: “Una guerra santa contro il satanismo dell’Occidente”. Aggiungendo: “Non vedo alcun motivo per cui non dovremmo usare le armi nucleari”. Secondo Dugin: “O l’Ucraina cesserà di esistere e diventerà parte della Russia meridionale/occidentale oppure non ci sarà più la Russia, né l’Ucraina, né l’Occidente “. E Putin, che prevede una guerra in Ucraina lunga anche 5 anni, è disposto a tutto. Secondo l’autorevole Institute for the study of war (ISW) “L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato permanentemente la Russia. Ha cementato un’ideologia ultranazionalista che crede nell’espansione tramite la forza … il Cremlino sta riunendo la Russia per una lotta a lungo termine contro l’Occidente. La narrativa antioccidentale diventerà il fondamento del prossimo mito nazionale russo. Una vittoria russa accrescerà la probabilità di un’azione militare contro altri paesi confinanti … il Cremlino avrà una maggiore probabilità di disintegrare la NATO”.

Non è difficile capire che senza l’aiuto dell’Occidente, USA in testa, l’Ucraina sarebbe subito annientata con la conseguenza di avere l’esercito russo ai confini con i paesi della Nato. Cioè davanti casa nostra. Poi, giorno più giorno meno, dentro casa, da nuovi padroni.   

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