Esteri
Papa Francesco media tra le due Coree
Papa Francesco disponibile ad andare in Corea del Nord
Il Presidente della Corea del Sud, pochi lo sanno, è cristiano, anzi ancor di più: è cattolico.
Così Monn Jae-in si è presentato a Papa Francesco con il suo nome di battesimo, Timoteo (in greco “Stimato da Dio”) nella sua visita in Vaticano.
Quale nome migliore per una trattativa?
Il piatto forte, in realtà abbastanza prevedibile per un osservatore informato, è che il Capo coreano sudista si è fatto latore di un messaggio del ben più noto Capo coreano nordista Kim Joung-un, chiamato a suo tempo sprezzantemente “Rocket Man” dal Presidente Usa Donald Trump, prima dello sbocciare dell’Idilio.
In sé un discorso di pacificazione tra le due Coree è senza dubbio positivo se non fosse per gli attori coinvolti, tutti abbastanza eclettici e lunatici, forse tranne proprio il cristiano sud-coreano.
Ma la notizia è comunque segno della volontà papale di perseguire una politica attiva nel mondo, un po’ una riedizione degli antichi duelli tra Papa e Imperatore che ora hanno come protagonisti Papa Francesco e Trump con Francesco che non perde occasione per “fare politica” e ficcarsi in ogni evento mondiale significativo, fedele al suo credo peronista che ormai si mostra chiaramente anche ai più irriducibili romantici.
A Trump questa ingerenza vaticana ha sempre dato fastidio e, come da suo carattere, ha fatto ben poco per nasconderlo.
I due non si amano, soprattutto per la questione dei migranti, ma anche per la critica del pontefice ai meccanismi del capitalismo made in Usa.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha confermato poco fa la notizia ai giornalisti riuniti per la presentazione romana del libro 'La nascita di un'enciclica. Humanae Vitae'.
Tuttavia Parolin fa capire chiaramente che siamo ancora a “caro amico”, cioè nel campo della disponibilità che per trasformarsi in realtà necessita del verificarsi di una serie di condizioni che il Segretario vaticano, nel caso, negozierà per il Papa.
Le condizioni riguardano la comunità cattolica coreana e i diritti umani.
Non può altresì sfuggire che la disponibilità papale per la Corea fa il paio con il recente accordo che il Vaticano ha raggiunto con il regime cinese riguardo le nomine dei vescovi che di fatto, saranno concordate con Pechino, con grave danno per la Chiesa cattolica cinese che da anni subisce persecuzioni e vessazioni per manifestare il proprio credo in contrapposizione con la Chiesa nazionalista, supportata dal Partito Comunista Cinese.