Esteri
Partygate, Johnson: "Bevevamo per fare squadra". L'umiliazione ora è pubblica
L’ex premier a Westminster è stato interrogato per 4 ore. Prima nega tutto poi sbotta e confessa i dettagli. Per lui la carriera politica è ormai al capolinea
Partygate, Johnson: il giuramento sulla Bibbia e le ammissioni
Boris Johnson è stato costretto a raccontare sotto giuramento i dettagli del "partygate", la vicenda dei festini in piena pandemia che gli è costata il posto da premier del Regno Unito. L’ex primo ministro a Westminster - si legge su Repubblica - giura sulla Bibbia di "dire la verità, nient’altro che la verità". E così Johnson, in un evento eccezionale e imbarazzante, ha raccontato la sua verità sotto torchio della "Privileges Committee", la commissione parlamentare che lo ha interrogato per quasi quattro ore perché indaga su un'accusa gravissima nei suoi confronti: aver detto intenzionalmente il falso alla Camera dei Comuni sullo scandalo “Partygate”, le feste e i brindisi a Downing Street proibiti nei lockdown anti Covid. La presidente della Commissione, la laburista Harriet Harman, gli sbatte in faccia i video dei suoi interventi alla Camera con tutte le sue contraddizioni e versioni nel 2022, affiancate alle foto di brindisi, vino, alcol nascosto nelle valigie e assembramenti a Downing Street durante i lockdown.
"Partecipavo solo 15-20 minuti, poi andavo via, non sapevo cosa succedesse dopo…". La festa di compleanno? "A sorpresa". E il distanziamento di 2 metri? "Valeva solo se c'erano le condizioni". Accerchiato dalle domande dei deputati di ogni colore politico, - prosegue Repubblica - Johnson azzarda: "Le bevute a Number 10? Indispensabili per fare squadra, quando un collaboratore lasciava". Dopo oltre tre ore, Johnson perde la pazienza, sbotta. Ribatte alle accuse con "assolute stupidaggini", ripete «non avete prove», accusa l’inflessibile presidente Harman di "essere di parte", minaccia di non accettare il verdetto della Commissione. La sentenza a maggio ma Boris ormai è al capolinea.