Esteri
Pedofilia nella Chiesa, ancora molta omertà nonostante Papa Francesco
Uno studio sul fenomeno nella Chiesa spagnola conferma un’omertà diffusa
Gli scandali della pedofilia della Chiesa nel mondo non smettono e molto spesso si osserva come, nonostante la volontà di fare chiarezza e cancellare le vergogne volute da Papa Francesco, il clero continui in alcuni casi a “fare muro” con un atteggiamento omertoso.
E’ il caso degli accadimenti successi in Spagna dove uno studio condotto dall'Università della Catalogna, con l'Università di Barcellona e l'Università dei Paesi Baschi ha osservato come le autorità religiose spagnole abbiano finora evitato di approfondire il problema.
Secondo i professori esperti in criminologia su minori il fenomeno della pedofilia nella Chiesa spagnola non sarà mai pienamente conosciuto fino a quando l'istituzione cattolica in primis non ammetterà che l'abuso sessuale di minori al suo interno è stato qualcosa di "sistematico" e secondo si farà "caricare dei danni causati" alle vittime.
I responsabili dell'inchiesta, Josep María Tamarit, Noemí Pereda e Gemma Varona, hanno chiesto che le autorità ecclesiali, come è successo in altri paesi , aprano gli archivi per svelare la vera realtà degli abusi commessi.
"Ci sono molti più casi dei 220 che sono già venuti alla luce "ha detto il professor Pereda.
Lo studio è stato presentato durante la conferenza su "Abusi sessuali sui minori nelle istituzioni religiose: risposte riparatrici per le vittime”. Nell’occasione molti esperti internazionali hanno presentato la situazione in Germania, Belgio, Irlanda e Cile. Il database dei fatti in Spagna, preparato dal prestigioso El Pais, conta un totale di 327 casi e 840 vittime.
Il lavoro svolto tra il 2018 e il 2021, finanziato dal Ministero della Scienza e dell'Innovazione e da fondi europei, e senza alcun aiuto dall’istituzione cattolica, ha intervistato 38 vittime (tutti adulti e 65% uomini) di abusi sessuali da parte di sacerdoti.
Gli abusi sono avvenuti quando i minori avevano un'età media di 11,8 anni.
Nel 34,2% dei casi l'abuso si è ripetuto “cronicamente” per un periodo che va dai tre agli otto anni. La maggior parte degli abusi, perpetrati da parroci e preti, aveva avuto penetrazione.
Quegli episodi, secondo Pereda, hanno lasciato “problemi cronici di ansia e depressione, difficoltà sessuali, alimentari e del sonno”, oltre che un “trauma spirituale”. L'impatto emotivo avuto infatti ha portato le vittime alla negazione della propria fede nella Chiesa cattolica.
Gli autori dello studio hanno dimostrato inoltre come molte vittime avessero subito in precedenza abusi (71,4%) e stavano attraversando situazioni di esclusione sociale o disabilità: “I religiosi erano consapevoli che questi bambini essere altamente vulnerabili e non protetti e quindi erano sicuri di poter rimanere impuniti”.
Le vittime hanno tenuto segreta la loro esperienza per molti anni. L'86,8% non ha rivelato l’abuso fino ai 24 anni.
Pochissimi hanno informato le autorità come polizia, tribunale o la stessa Chiesa. Di questi, il 52,9% ha avuto una brutta esperienza dopo aver compiuto quel passo.
Una caratteristica fondamentale di questo tipo di abuso è la consapevolezza che, per la vittima, l'aggressore è un rappresentante di Dio e agisce "in nome di Dio". Pertanto, il 56,2% ha avuto un impatto estremamente negativo sulla loro fede.
Papa Francesco ha chiesto pulizia ma forse non tutto il mondo ecclesiastico ha voluto capire il messaggio.