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Esteri
Meloni al G20: più gas da Biden e apertura sui migranti da Erdogan
Giorgia Meloni

E per fare tutto ciò occorre certamente aprire un dialogo con il premier turco, che potrebbe anche essere fondamentale per il dialogo con il terzo grande leader che la Meloni incontrerà in questa densissima quattro giorni di Bali, Xi JinPing, con cui negli ultimi anni l’Italia ha assunto un atteggiamento spesso ondivago.

Meloni ha fatto intendere a Biden che non si ripeteranno certo gli errori del passato commessi dal governo gialloverde di puntare sugli accordi della via della seta, sviando dal binario dell’atlantismo, ma nello stesso tempo ha ribadito il ruolo centrale dal punto di vista commerciale che il paese ha per l’Europa e l’Italia.

Giorgia Meloni sa bene che con la Cina il nostro paese ha perso molti punti a scapito della Germania della Merkel, che non ha mai fatto mistero di difendere questo rapporto privilegiato, anche a costo di creare qualche screzio ed imbarazzo con il tradizionale e storico alleato americano, ma proprio l’autorevolezza e la leadership della Merkel hanno sempre permesso un giusto compromesso, che sta venendo sempre meno ora con il goffo cancelliere Olaf Scholz.

Proprio il fatto che la Meloni in Europa sia per il suo ruolo di presidente dell'importante gruppo dei conservatori europei, rafforzato dal peso della premiership e dal suo grande consenso in patria, con gli importanti riconoscimenti internazionali ricevuti (durante il G20 ha avuto bilaterali con il Canada, l’Australia e l’India) possa di conseguenza assumere un ruolo di rilievo in un'Europa mai come ora indebolita e divisa, abbia contribuito non poco ad accrescere quel clima di tensione con Macron e la Francia.

Da questo G20 insomma la posizione della Meloni e quindi del nostro paese non può che uscirne rafforzata e non è certo fantapolitica pensare ad un premier italiano che possa assumere una forte leadership anche in Europa (cosa non riuscita nemmeno a Mario Draghi, al di là di quello che si racconta) dove sia Scholz che Macron appaiono indeboliti e distanti come mai prima d'ora.

Non è un caso se anche Pedro Sanchez, il premier spagnolo, che da anni tenta inutilmente di ritagliarsi un posto di rilievo in Europa, sfruttando proprio le tante divisioni italiane, stia cercando (proprio come Macron, da mesi in grandi difficoltà in patria) di indebolire la figura della Meloni, come il fatto di non firmare il memorandum d’intesa con Italia, Malta, Grecia e Cipro su accoglienza migranti, è lì a dimostrarlo.

Ma, soprattutto alla luce di quanto accaduto a Bali, è impensabile pensare che la leadership della Meloni possa essere messa in dubbio da un premier come Sanchez, che ad un anno dalle elezioni nazionali appare indebolito come non mai sul fronte interno e il suo partito indietro di dieci punti nei sondaggi rispetto al partito popolare.

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