Esteri

Premier australiano: "Assange libero di tornare a casa"

Scott Morrison inoltre sottolinea come al fondatore di Wikileaks sia stato "costantemente offerto un sostegno consolare"

Qualora dovesse essere confermata la decisione di respingere la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, "Julian Assange verrebbe considerato come qualunque altro cittadino australiano, libero di tornare a casa se lo desiderasse''. Il primo ministro australiano Scott Morrison, parlando alla radio di Melbourne 3AW, ha così commentato la decisione di ieri della giudice britannica Vanessa Baraitser, che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha definito ''estremamente deludente'' e per il quale presenterà ricorso. Fino ad ora, ha sottolineato Morrison, al fondatore di Wikileaks, che negli Stati Uniti deve rispondere di 14 accuse di spionaggio e una possibile condanna a 175 anni di carcere, ''è stato costantemente offerto un sostegno consolare''.

In totale, ha dichiarato il ministro degli Esteri Marise Payne, sono 19 le offerte di assistenza consolare fatte ad Assange dal 2019 dal governo australiano, tutte rimaste senza risposta. 

"L'Australia non è parte in causa e continuerà a rispettare il processo legale in corso, compreso l'esame da parte del sistema giudiziario del Regno Unito delle domande di rilascio o di eventuali ricorsi", ha aggiunto Morrison. Intanto, il sindacato dei giornalisti australiani - Media Entertainment and Arts Alliance - ha chiesto al governo di fare di più per garantire il "ritorno sicuro in Australia" di Assange. "Il caso contro Assange è sempre stato motivato politicamente con l'intento di limitare la libertà di parola, criminalizzare il giornalismo ed inviare un messaggio chiaro a futuri informatori ed editori", ha detto il presidente federale del Meaa Marcus Strom. "Le storie per le quali è perseguito sono state pubblicate da WIKILEAKS dieci anni fa e hanno rivelato crimini di guerra e altre azioni vergognose da parte del governo degli Stati Uniti. Erano chiaramente nell'interesse pubblico"