Esteri

Regno Unito, bye bye radical Corbyn. Labour: con Starmer si torna blairiani

In archivio l'era del socialista che aveva fatto innamorare le sinistre europee. Keir Starmer nuovo leader filo europeo del Labour

E' finita l'era di Jeremy Corbyn alla guida del Partito laburista britannico. Prende il suo posto Keir Starmer, l'avvocato 57enne centrista e filo-europeo, specializzato nella difesa dei diritti umani e da tre impegnato sul tema della Brexit all'interno del partito.  Starmer, ministro ombra per la Brexit, eletto con il 56% dei voti, ha esortato il suo partito ad "affrontare il futuro con onestà" quando affronta il tema dell'antisemitismo nelle sue fila e a riconnettersi ai suoi elettori, dopo il disastro di quattro mesi fa, quando il Labour era crollato, perdendo 60 seggi. Numero due del partito è stata eletta Angela Rayner, ministro ombra dell'Educazione, che ha avvertito sulla "strada lunga e difficile" che il partito ha davanti. 

Il nuovo leader del Partito laburista britannico ha subito mandato in archivio l'era Corbyn e si è scusato con la comunità ebraica per l'antisemitismo nei suoi ranghi, definendolo un'"onta" e impegnandosi a sradicarlo. "Mi scuso a nome del partito laburista", ha dichiarato Keir Starmer dopo l'annuncio della sua vittoria. "Debellerò questo veleno dalle sue radici e valuterò il successo dal ritorno dei membri ebrei e di coloro che sentivano di non poterci più sostenere".

Starmer, pur proclamandosi fedele alla piattaforma "socialista" rilanciata in questi anni dalla svolta a sinistra del Labour corbyniano (tanto più ora, sullo sfondo degli appelli all'azione dello Stato in economia evocati per il dopo-pandemia persino dai conservatori), rappresenta una scelta più moderata, eurofila ed ecumenica rispetto al 'compagno Jeremy': seppure poco carismatica e apparentemente di transizione.

Le più giovani Long-Bailey e Nandy, che miravano a diventare le prime leader donna del partito storicamente più femminista del Regno eppure sempre guidato da uomini, pagano l'una l'immagine di eccessiva continuità col corbynismo; e l'altra, più che le sue simpatie tendenzialmente brexiteer, l'eccessiva critica verso un (ex) leader comunque tuttora popolare fra i giovani e in una base dove l'anima rossa è tornata prevalente.

E' già finita dunque l'era Corbyn, che aveva acceso le speranze della sinistra radical di tutta Europa. La batosta senza precedenti alle elezioni dello scorso dicembre avevano di fatto già mandato in soffitta la sua linea. Ora torna un Labour molto più istituzionale, quasi da "terza via".