Esteri
Scontri ad Amsterdam: quando la notizia muore, resta solo propaganda
Mentre i media condannano l'antisemitismo, emerge una verità complessa sugli scontri che infiammano l’Europa
Amsterdam in fiamme tra scontri e distorsioni mediatiche
Riferendosi agli scontri scatenatisi nella notte fra giovedì e venerdì, la sindaca di Amsterdam, città di Hanna Frank, ha evocato un fatto storico di 86 anni fa: l’abisso della Notte dei cristalli del 1938, che aprì l'ondata dei pogrom antisemiti su scala nazionale nella Germania nazista tra il 9 e il 10 novembre 1938. L’assalto non riguardò solo le persone ma negozi, di cui vennero infrante tutte le vetrine – da lì il nome –, cimiteri, case, scuole, orfanotrofi, migliaia di luoghi di aggregazione e, soprattutto, sinagoghe.
Nei sei giorni seguenti, furono arrestati a caso circa 30.000 ebrei maschi, poi deportati in diversi campi di concentramento. I rapporti ufficiali dei nazisti riportano 91 morti ebrei; secondo ricerche di varie realtà che si occupano dell’Olocausto, i morti si aggirerebbero fra 1.000 e 2.000, includendo i decessi successivi. Anche i dati sulle distruzioni sono discordanti. Lo Yad Vashem, Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, afferma che quella notte “furono incendiate più di 1.400 sinagoghe in tutta la Germania e l'Austria”; secondo il United States Holocaust Memorial Museum di Washington, invece, “in Germania, Austria e nella regione dei Sudeti, furono distrutte 267 sinagoghe”.
Questa introduzione storica aiuta a comprendere quanto possano divergere le ricostruzioni e i risultati. Tornando al presente e agli scontri nella notte tra l’8 e il 9 novembre 2024, notiamo come quotidiani e media di mezzo mondo abbiano aperto con la notizia dei nuovi “pogrom” di Amsterdam. Repubblica riporta che il re olandese è sgomento e pervaso da un senso di profonda vergogna: “Abbiamo deluso la comunità ebraica durante la Seconda guerra mondiale. E la notte scorsa abbiamo fallito di nuovo.” Non serve riportare tutti i titoli: salvo lievi scarti, sono allineati, stigmatizzano l’aggressione ai tifosi israeliani accusati di “avere solo la colpa di essere o sembrare ebrei” e condannano il vile attacco da parte di “arabi e pro-pal”. Governanti e regnanti promettono pene esemplari e iniziative contro ogni forma di antisemitismo. Parola d’ordine: combattere il “vento antisemita che non ha mai smesso di soffiare in Europa”.
In tutto questo turbinio di dichiarazioni, però, mancano i fatti, una cronaca imparziale di come siano andate realmente le cose. L’intera vicenda è stata esaminata minuziosamente solo da una prospettiva, tralasciando del tutto le cause che hanno preceduto e scatenato l’aggressione. Giovedì sera, allo stadio Johan-Cruyff, di fronte a circa 50.000 spettatori, di cui 3.000 israeliani arrivati da Tel Aviv, si è svolta la partita di Europa League tra Ajax Amsterdam e Maccabi Tel-Aviv, finita 5 a 0. Sappiamo che durante la notte sono scoppiati scontri che hanno coinvolto tifosi del Maccabi e giovani locali, senza segni evidenti di coinvolgimento dell'Ajax, e che “nonostante la massiccia presenza della polizia in città, alcuni tifosi israeliani sono rimasti feriti”. Venerdì pomeriggio, il capo della polizia di Amsterdam ha riferito che la polizia è dovuta intervenire in più occasioni per scortare i sostenitori israeliani negli alberghi. Ma ciò che i media hanno trascurato è che, sempre in questa occasione, la polizia ha confermato che mercoledì “i sostenitori del Maccabi hanno rimosso una bandiera da una facciata, distrutto un taxi di un arabo e dato fuoco a una bandiera palestinese”.
Step Vaessen, corrispondente di Al Jazeera, ha riportato che gli scontri sono stati il risultato di un accumulo di tensioni nei giorni precedenti. "Centinaia di sostenitori del Maccabi Tel Aviv hanno tenuto una manifestazione nella piazza principale, sventolando bandiere israeliane e strappando una bandiera palestinese dalla facciata di un palazzo." Fin da giovedì, la polizia aveva alzato il livello di guardia in seguito a “incidenti politicamente carichi”. Diversi video sui social media mostrano tifosi israeliani urlare slogan mentre uno di loro, aiutato da altri, si arrampica su un condominio per strappare una bandiera palestinese.
Ancora prima della partita, alcuni video mostravano sostenitori del Maccabi che cantavano slogan anti-arabi. In un video, riferendosi all’offensiva dell’esercito israeliano in corso a Gaza, si sentono cantare: “Lasciate che vinca l’IDF e vaffa… agli arabi!”. In un altro, si sente: “Fanculo terroristi, Sinwar muore, tutti muoiono”. In un terzo: “Non ci sono scuole a Gaza perché non ci sono più bambini”. Secondo il Middle East Eye, già mercoledì sera un “tassista arabo” sarebbe stato aggredito “da quella che sembrava essere una folla di sostenitori israeliani”. Il giornale riferisce inoltre che “un gruppo di sostenitori israeliani” è stato filmato in piazza Dam mentre cantava “Fuck you Palestine”.
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Il consigliere comunale Jazie Veldhuyzen, intervistato, ha dichiarato che i tifosi israeliani hanno istigato la violenza attaccando i sostenitori palestinesi prima della partita: “Hanno iniziato ad attaccare le case di chi aveva bandiere palestinesi alle finestre. È lì che è iniziata la violenza. Gli abitanti di Amsterdam si sono mobilitati e hanno contrastato gli attacchi dei teppisti del Maccabi.” Ha aggiunto che, sebbene il sindaco affermi che la polizia sia intervenuta, “non l’ha fatto al momento giusto.” Sembrerebbe infatti che la polizia sia intervenuta “solo per proteggere i teppisti del Maccabi quando gli abitanti di Amsterdam si sono mobilitati. Solo a quel punto la polizia è intervenuta, quando i tifosi scappavano dopo aver aggredito la gente.”
Il commentatore israeliano Ori Goldberg ha dichiarato che l’incidente riflette la narrazione israeliana dominante in Europa: “Il fatto che i tifosi israeliani si rivoltino ad Amsterdam, cantino canzoni razziste e scalino i muri per strappare bandiere palestinesi è espressione della condizione israeliana attuale: si credono al di sopra della legge.” Anche la reazione di Israele agli eventi di Amsterdam rifletterebbe, secondo Goldberg, il “totale rifiuto dell’idea che le azioni abbiano conseguenze”.
Il club israeliano Maccabi Tel Aviv, fondato nel 1906 nell’antica cittadina araba di Jaffa, ora parte di Tel Aviv, è attualmente al 35º posto su 36 nella classifica dell’Europa League. La prossima partita si terrà contro il Besiktas a Istanbul, ma sarà giocata in un “campo neutro” per decisione delle autorità turche.
Mentre le tensioni internazionali si riversano sempre più nelle strade delle città europee, è fondamentale non lasciarsi trasportare da narrative unilaterali. Serve analizzare le cause profonde per evitare che il dibattito venga ridotto a propaganda. Solo così si può sperare in una comprensione autentica, lontana da una retorica che divide.