Esteri
Siria, i ribelli conquistano Damasco: "Il tiranno è fuggito". Assad e famiglia a Mosca. La Russia ha concesso l'asilo
Caccia agli uomini del regime, anche nell'ambasciata italiana
La presa di Damasco è avvenuta dopo una clamorosa e inaspettata marcia trionfale, cominciata solo 10 giorni fa dalla remota regione nord-occidentale di Idlib al confine con la Turchia
Il presidente siriano in pensione Bashar al Assad e i membri della sua famiglia sono arrivati a Mosca: la Russia ha concesso loro asilo sulla base di considerazioni umanitarie. Lo ha detto all'agenzia di stampa "Ria Novosti" una fonte del Cremlino. "Il presidente siriano Assad e i membri della sua famiglia sono arrivati ​​a Mosca in Russia, sulla base di considerazioni umanitarie, ed e' stato concesso loro asilo", ha detto la fonte dell'agenzia.
Gli insorti siriani del gruppo Hayat Tahrir al-Sham guidato da Abu Mohammed al-Jolani, nome di battaglia di Ahmed al-Sharaa, che hanno lanciato un'offensiva contro il governo di Bashar al-Assad appena undici giorni fa, hanno annunciato il loro ingresso a Damasco nelle prime ore di oggi, dichiarando la citta' "libera", in mezzo a notizie secondo cui il presidente avrebbe lasciato il Paese su un aereo "speciale" di cui non si conosce la destinazione.
"La città di Damasco è stata liberata", ha detto un uomo, vestito in abiti civili, come riferisce al Jazeera. "Il tiranno Bashar al Assad è stato rovesciato. Tutti i prigionieri sono stati rilasciati dalla prigione di Damasco. Auguriamo a tutti i nostri combattenti e cittadini di preservare e mantenere la proprietà dello stato siriano. Lunga vita alla Siria".Le forze antigovernative hanno condiviso un video spiegando che è stato girato dai suoi combattenti dalla base aerea strategica di Mezzeh nella capitale siriana.
Un gruppo di miliziani fra quelli presenti da ieri notte a Damasco è entrato nella residenza dell'ambasciatore d'Italia dove ha effettuato una sorta di perlustrazione. Lo rende noto la Farnesina sottolineando che l'ambasciatore e il resto del personale italiano sono in un altro luogo sicuro.
La Farnesina sta gestendo la situazione con contatti con i paesi alleati per garantire la sicurezza del personale e la protezione delle sue sedi diplomatiche. I miliziani starebbero effettuando perquisizioni anche nelle ambasciate e negli uffici delle Ong internazionali presumibilmente per verificare la presenza di dirigenti del regime in fuga.
"Stamattina un gruppo armato è entrato nel giardino della sede della residenza dell'ambasciatore. Hanno portato via solo 3 automobili e tutto è finito lì. Non sono stati toccati né l'ambasciatore né i carabinieri". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando con i giornalisti dopo che i ribelli siriani sono entrati nella sede diplomatica italiana in cerca di uomini del regime. Tajani ha aggiunto che sulla vicenda, "fin dalle prime ore sono in contatto con il ministro Crosetto e con il presidente del Consiglio".
Il comando delle operazioni militari della coalizione di gruppi islamisti e filo-turchi che guidano l'offensiva degli insorti ha inviato una dichiarazione in cui afferma che Damasco, una delle citta' piu' antiche del mondo, e' "libera dal tiranno Bashar al-Assad", mentre l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) ha affermato che il presidente siriano ha lasciato l'aeroporto della citta' con un aereo "speciale". Inoltre, l'Ong con sede nel Regno Unito, che ha una vasta rete di partner sul posto, ha affermato che "i funzionari di sicurezza del regime si sono ritirati dall'aeroporto internazionale di Damasco dopo il decollo di un aereo privato che probabilmente trasportava Bashar al-Assad".
Al momento non ci sono comunicazioni da parte del governo fedele ad al-Assad. "Questo e' il momento che gli sfollati e i prigionieri aspettavano da tempo, il momento di tornare a casa e il momento della liberta' dopo decenni di oppressione e sofferenza", ha aggiunto l'alleanza islamista in un comunicato. Nel frattempo, fonti presenti a Damasco hanno riferito della presa dell'edificio principale della radiotelevisione siriana da parte di uomini armati non identificati, che hanno ordinato di lasciare i locali, mentre migliaia di persone si sono radunate in piazza degli Omayyadi, uno dei punti nevralgici della citta', dove, oltre alla stazione televisiva, si trovano le sedi del ministero della Difesa e dell'esercito.
Gli islamisti hanno anche confermato la presa della prigione militare di Saydnaya, situata a circa 30 chilometri a nord di Damasco e uno dei centri di repressione del regime di Bashar al-Assad, e la liberazione dei suoi prigionieri. Poche ore prima, i ribelli guidati dall'Organizzazione per la Liberazione del Levante (Hayat Tahrir al Sham o HTS, in arabo), erede dell'affiliata siriana di Al Qaeda, hanno annunciato la totale cattura della citta' di Homs, situata a circa 160 chilometri a nord di Damasco, un'estremizzazione che e' stata negata al momento dall'esercito fedele a Damasco. Tuttavia, Al Jazeera ha riferito di festeggiamenti nelle strade di Homs, dove centinaia di persone si sono riunite presso l'iconica "rotonda dell'orologio" nel centro della citta', chiedendo la caduta del presidente siriano.
La presa di Damasco è avvenuta dopo una clamorosa e inaspettata marcia trionfale, cominciata solo 10 giorni fa dalla remota regione nord-occidentale di Idlib al confine con la Turchia, che ha travolto roccaforti governative, russe e iraniane come Aleppo e Hama. A Doha, in Qatar, intanto si è svolta l'attesa riunione cui hanno partecipato i ministri degli esteri di Russia, Iran e Turchia. Si tratta di un duro colpo geopolitico per Mosca e Teheran.
Nelle stesse ore, ma prima che il presidente eletto americano Donald Trump affermasse che non è interesse di Washington farsi coinvolgere nel conflitto siriano, si è riunito nella capitale sul Golfo il quartetto di Paesi occidentali molto vicini a Israele: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Germania. E secondo fonti presenti alla riunione, a cui hanno partecipato rappresentanti dell'Ue e l'inviato speciale Onu per la Siria, Geir Pedersen, dall'incontro è emersa la volontà occidentale di avviare a Ginevra, la settimana prossima, un processo di transizione politica post-Assad che eviti nuovi spargimenti di sangue e allontani lo spettro del collasso dello Stato siriano (distinto dal regime) mettendo allo stesso tavolo tutte le parti coinvolte: gli esponenti del sistema-Assad ma non direttamente collusi col presidente e col fratello Maher (a capo della guardia dei pretoriani e considerato vicino agli iraniani) e gli esponenti dell'avanguardia dell'offensiva militare, il gruppo armato Hayat Tahrir ash Sham (Hts), guidato dal leader ed ex capo di al Qaida in Siria, Abu Muhammad al Jolani.
Nonostante Hts sia definito da anni un "gruppo terroristico" da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Unione Europea, in Svizzera potrebbero arrivare esponenti di sigle minori, ma di fatto legate a Jolani, così da non imbarazzare le cancellerie occidentali. Senza più il sostegno di Mosca, la struttura militare e politica della Siria degli Assad si è di fatto squagliata come neve al sole.
Gli ultimi sussulti di resistenza lungo l'asse Aleppo-Damasco si sono visti a Homs, crocevia del Paese e porta di accesso per la regione costiera, dove la Russia mantiene la base navale di Tartus e quella aerea di Latakia, entrambe sul Mediterraneo. E' la stessa regione in cui i transfughi del regime, molti dei quali appartenenti ai clan sciiti-alawiti originari della regione costiera, si stanno arroccando in attesa di un negoziato.
Sulla sorte del raìs, intanto, si riconcorrono le indiscrezioni che lo vedono tutte già fuori dalla Siria, in fuga, nonostante il suo ufficio abbia provato a smentire le voci, affermando che si trova ancora a Damasco. Secondo fonti informate alla Bloomberg sarebbe invece a Teheran, pronto a trattare anche per un esilio sicuro. "Non è in nessuna parte della capitale", hanno rilanciato anche alcuni media Usa, mentre qualcuno non esclude possa essere anche a Mosca.
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