Esteri

Cina, Corea, Taiwan, Filippine. Kirghizistan. Pillole asiatiche

di Lorenzo Lamperti

La settimana della (geo)politica asiatica

TAIWAN

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"Quello che abbiamo osservato, e ciò che ci preoccupa veramente, sono le azioni sempre più aggressive da parte del governo di Pechino dirette contro Taiwan, che aumentano le tensioni nello Stretto". Lo ha detto Antony Blinken, ribadendo ancora una volta che l'interesse per quanto accade a Formosa è di interesse bipartisan negli Usa. Dichiarazioni giunte dopo una settimana a dir poco intensa su quel fronte.

Lunedì 5 aprile la portaerei cinese Liaoning e il suo gruppo d'attacco hanno condotto un'esercitazione nei dintorni di Taiwan. Il governo di Pechino ha fatto sapere che questo tipo di esercitazioni diventerà "regolare" nel prossimo futuro. Due giorni dopo si è registrato un nuovo transito di un'unità navale statunitense nello Stretto di Taiwan. Si tratta del cacciatorpediniere Uss John McCain. Il passaggio è avvenuto a poche ore di distanza dall'incursione di quindici aerei militari cinesi nello spazio aereo taiwanese (che la Repubblica Popolare non riconosce in quanto considera Taiwan parte del suo territorio). Si tratta del quarto transito di un'unità della marina Usa nello Stretto da quando Joe Biden è alla Casa Bianca. Incursioni e transiti si sono sempre verificati. Anzi, in passato è capitato anche di peggio. Basti pensare alla crisi del 1995-1996 quando l'Esercito popolare di liberazione condusse test missilistici nelle vicinanze di Taiwan in seguito alla visita dell'allora presidente taiwanese Lee Teng-hui negli Stati Uniti e prima delle elezioni presidenziali del 1996. Ciò che sta accadendo da diversi mesi è un'intensificazione quantitativa degli episodi di incursioni aeree e di transiti navali, il che fa temere alcuni analisti che si alzi la possibilità di un incidente.

È retorica comune sostenere che l'esercito cinese sia prossimo all'invasione di Taiwan. Nelle scorse settimane sono arrivati diversi avvertimenti in tal senso da esponenti delle forze armate statunitensi, in particolare dal comandante dell'Asia Pacifico Philip Davidson e dall'ammiraglio John Aquilino. Avvertimenti recepiti dal governo taiwanese. Il ministro degli Esteri Joseph Wu ha dichiarato negli scorsi giorni: "Dalla mia comprensione dei responsabili politic americani che osservano gli sviluppi in questa regione, c'è chiaramente il pericolo della possibilità che la Cina lanci un attacco contro Taiwan. Siamo disposti a difenderci senza domande e a combattere la guerra se avremo bisogno di farlo. E se dobbiamo difenderci fino all'ultimo giorno, ci difenderemo fino all'ultimo giorno". La possibilità di un'azione "anti secessionista" è alimentata anche dai media di Pechino, che da lungo tempo se la prendono con l'azione "destabilizzante" degli Usa sullo Stretto e sottolineano la forza dell'Esercito popolare di liberazione. Si deve però tenere conto della tripla retorica presente sulla vicenda. A tutte le componenti del triangolo serve, per motivi diversi, tenere alta l'attenzione su una possibile azione militare. Agli Stati Uniti per (ri)unire le fila delle alleanze in ottica anti cinese, a Taiwan per sperare in aiuti esterni al di là di quelli americani (per esempio dall'Europa arriva sostegno alla costruzione del primo sottomarino taiwanese autoctono), alla Cina per mostrare agli altri due attori e alla propria popolazione che non intende rinunciare all'obiettivo primario della "riunificazione nazionale". Senza contare che una eventuale invasione, anche se di successo, porterebbe a conseguenze internazionali più che rilevanti per Pechino. Appare semmai più probabile nel prossimo futuro che si verifichino azioni intorno a isole periferiche sotto l'amministrazione taiwanese. Per esempio le Pratas, in cinese Dongsha. Taipei ha fatto sapere che potrebbe abbattere i droni militari cinesi avvistati intorno alle isole.

Proprio pochi giorni prima dell'avvicendamento tra Donald Trump e Joe Biden, l'ex segretario di Stato Mike Pompeo ha eliminato le "restrizioni auto imposte" nelle relazioni con Taiwan. Poteva diventare un trabocchetto per l'amministrazione democratica, ma in realtà Biden e Antony Blinken si stanno muovendo sulla stessa linea. Venerdì 9 aprile il Dipartimento di Stato ha annunciato nuove linee guida che renderanno più facili gli scambi e gli incontri a livello bilaterale. Non viene meno il principio dell'unica Cina, ma la "deliberata ambiguità" che regola i rapporti tra Washington e Taipei sin dal 1979 inizia a essere meno ambigua. Questo significa che si potranno tenere incontri di lavoro all'interno delle strutture federali, o per esempio presso l'ufficio di rappresentanza di Taiwan a New York. Già nelle scorse settimane e mesi si erano verificati dei primi episodi. A gennaio l'ambasciatore americano nei Paesi Bassi ha ospitato il rappresentante taiwanese, a marzo era accaduto lo stesso in Giappone. La settimana scorsa l'ambasciatore statunitense a Palau (stato insulare del Pacifico e uno degli alleati diplomatici di Taipei) si è recato in visita a Taiwan. È stata la prima volta dal 1979 che un ambasciatore Usa metteva piede a Taiwan durante il mandato. Così come il 20 gennaio è stata la prima volta che un rappresentante taiwanese negli Usa è stato invitato a una cerimonia di insediamento di un presidente americano. A Washington il dibattito è aperto tra chi vorrebbe uscire dall'ambiguità strategica e compiere un ulteriore salto di qualità nei rapporti bilaterali e chi invece sostiene che cambiamenti drastici allo status quo potrebbero aumentare i rischi di un'azione cinese.

Da Taiwan, come noto arriva la stragrande maggioranza dei semiconduttori mondiali, come ha raccontato nel dettaglio Giulia Pompili qui. l'amministrazione Biden ha inserito sette aziende e laboratori governativi cinesi nella lista nera. Questo significa che dagli Usa non si potrà esportare verso queste sette entità, coinvolte negli sforzi di Pechino nella costruzione dei cosiddetti "supercomputer", in grado di sostenere lo sviluppo nucleare e militare. Tra le realtà colpite dal ban c'è anche la Tianjin Phytium Information Technology, che per lo sviluppo dei suoi supercomputer utilizza chip provenienti proprio dalla Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc). Cioè significa, seguendo l'avvertimento rivolto dagli Usa a Taiwan, che l'azienda leader mondiale della produzione di semiconduttori, taiwanese, fornisce alta tecnologia a un cliente cinese che a sua volta potrebbe metterla al servizio delle strategie militari di Pechino nei confronti della stessa Taiwan. Un cortocircuito che la dice lunga sulla complessità dei rapporti lungo lo Stretto. Ne ho scritto qui.

A qualche giorno di distanza dal tragico incidente ferroviario della costa orientale di Taiwan, il ministro dei Trasporti ha offerto le sue dimissioni. L'evento è stato utilizzato dall'India per inviare condoglianze e testare la reazione cinese sui rapporti bilaterali Nuova Delhi-Taipei. Qui invece ho scritto nel dettaglio di Taiwan, Covid, Oms e del caso Paraguay, che nel frattempo è stato aiutato proprio dall'India a reperire il vaccino anti Covid dopo le avances di Pechino. 

 

PENISOLA COREANA

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Aprile 2020: il Partito Democratico di Moon Jae-in conquista una maggioranza storica alle elezioni legislative e guarda con fiducia alle presidenziali del 2022. La Corea del sud è indicata in tutto il mondo come un modello da seguire per la sua efficace gestione della pandemia da Covid-19. Seul aumenta il proprio soft power e si sente in grado di non dover scegliere Stati Uniti e Cina. Nonostante i summit degli anni precedenti non abbiano prodotto risultati concreti, c’è la fiducia che il dialogo con Pyongyang possa riprendere.

Aprile 2021: il Partito Democratico incassa una sonora doppia sconfitta alle elezioni municipali di Seul e Busan, le due principali città del paese. Il gradimento per Moon (34%) è ai minimi storici e l’opposizione conservatrice è favorita anche al voto del prossimo anno. Presa in mezzo tra Washington e Pechino, la Corea del sud appare sempre più come il possibile anello debole della strategia asiatica di Joe Biden. E sono tornati i test missilistici di Kim Jong-un.

Delle elezioni municipali di Seul e Busan, dell'outlook sulle presidenziali del 2022 e del posizionamento della Corea del sud tra Usa e Cina (anche dopo l'incontro tra i due ministri degli Esteri di Seul e Pechino, subito dopo il tour asiatico di Blinken e Austin) ho scritto nel dettaglio qui. Confermata la prossima visita di Xi a Seul.

La Corea del nord è in crisi nera. Kim Jong-un ha lanciato una nuova "ardua marcia" che nella terminologia ricorda i periodi della carestia degli anni Novanta. Dalla Casa Bianca, intanto, trapela la possibilità che Washington torni a valutare sanzioni diplomatiche nei confronti di Pyongyang.

 

GIAPPONE

Suga Yoshihide sta per incontrare Joe Biden. Sarà il primo leader straniero a farlo. Si parlerà di Quad (Tokyo punta al primo summit fisico a margine del G7 di giugno), catene di approvvigionamento tecnologiche e semiconduttori, Taiwan. Alla vigilia sono arrivate dichiarazioni piuttosto nette su tutta una serie di dossier delicati per Pechino, dalle acque contese a Hong Kong fino agli uiguri. Come da tradizione, sono arrivati gli avvertimenti del governo cinese a non seguire l'approccio americano dopo la conversazione telefonica tra Wang Yi e Motegi. Continuano le tensioni sulle Senkaku/Diaoyu, dove Tokyo valuta anche la possibilità di schierare F-35.

Avvicinamento diplomatico giapponese alla Germania, con la prima ministeriale 2+2. Da seguire il nuovo protagonismo di Berlino nell'Indo Pacifico.

Ma il tour estero di Suga dovrebbe avere importanti tappe asiatiche. In particolare in India, altro protagonista del Quad nonché luogo natale della concezione dell'Indo Pacifico di Abe Shinzo, e nelle Filippine, coinvolte in una disputa con la Cina nel Mar cinese meridionale.

Il governo giapponese intanto punta alla creazione di una alternativa indo pacifica alla Belt and Road e aumenta i fondi per lo sviluppo dello yen digitale e allo sfruttamento delle terre rare, sempre in risposta alla Cina.

 

SUD-EST ASIATICO

La repressione delle proteste post golpe in Myanmar proseguono. Le vittime sono più di 700 in una strage che è quotidiana. Lo stato di emergenza di un anno imposto dalla giunta militare dopo il colpo di stato di febbraio potrebbe essere esteso di sei mesi o più. Il portavoce della giunta Zaw Min Tun ha anche affermato che ci sono "prove concrete" delle frodi elettorali che l'esercito ha denunciato per giustificare la presa del potere e che ha portato all'arresto di Aung San Suu Kyi e di diversi esponenti del suo partito della Lega Nazionale per la Democrazia.

E' stato letteralmente sfrattato e lasciato in mezzo alla strada l'ambasciatore birmano a Londra, Kyaw Zwar Minn, sollevato dall'incarico per aver chiesto il rilascio della leader birmana Aung San Suu Kyi. Gli Stati Uniti hanno varato sanzioni contro la società di stato della Birmania per la produzione delle gemme, un'industria che è fonte di una delle principali entrate dello stato.

Nel frattempo, la Cina sposta delle truppe al confine per proteggere gli oleodotti. E il governo cinese entra in contatto con i rappresentanti del governo ombra della Lega nazionale per la democrazia, a riprova del fatto che il posizionamento diplomatico di Pechino è molto più sfaccettato di come lo descrive qualcuno, soprattutto chi racconta che sostenga i militari. 

Sempre alta la tensione tra Cina e Filippine sul caso di Whitsun Reef.  Antony Blinken ha intrattenuto una conversazione telefonica con l'omologo delle filippine, Teodoro Locsin Jr. Nel corso della conversazione, i due funzionari hanno espresso la comune preoccupazione per la flottiglia di navi cinesi stanziata presso l'atollo conteso delle Spratly. Duterte ha comunque tentato di allentare le tensioni dopo giorni di dure dichiarazioni da parte di ministri e vertici delle Forze armate filippine durante le quali si è anche ipotizzata l'espulsione di diplomatici cinesi.

Polemica in Malaysia, dopo che il ministro degli Esteri Hishammuddin Hussein ha definito la Cina "un fratello maggiore".

Xi Jinping si è congratulato con Nguyen Xuan Phuc, che da primo ministro è diventato, come ampiamente previsto, presidente del Vietnam.

Ma i rapporti si approfondiscono soprattutto tra Cina e Laos, con Vientiane che ha scelto un ex collaboratore di Xi come consigliere presidenziale.

Singapore è il primo paese coinvolto ad aver ratificato la Rcep.

 

SUBCONTINENTE INDIANO

Record mondiale di casi Covid in India, mentre il vicino piccolo Bhutan ha praticamente vaccinato tutti i cittadini adulti nel giro di una settimana.

Le tensioni al confine tra India e Cina potrebbero riaccendersi dopo le nuove regole decise da Pechino sul Tibet.

Chi pensa a un totale allineamento di Nuova Delhi a Washington ha un indizio dell'autonomia strategica indiana con la visita del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Russia e India hanno uno storico rapporto a livello militare, che prosegue ancora oggi.

 

ASIA CENTRALE

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Domenica 11 aprile si è tornati a votare in Kirghizistan. Questa volta per un referendum costituzionale che dà maggiori poteri alla figura del presidente. Oltre il 77% degli elettori ha votato a favore della riforma, che di fatto trasforma il paese in una repubblica presidenziale. Verrà istituito un Consiglio del popolo che agirà come organo consultivo mentre i parlamentari saranno ridotti da 120 a 90. Grande vincitore Sadyr Japarov, che ha vinto le presidenziali dello scorso 10 gennaio. Si conclude così una parabola clamorosa che in pochi mesi ha portato Japarov dal carcere alla libertà fino allo scranno più alto del paese, che per il suo ordinamento diventa sempre più simile alla Russia di Putin.