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Esteri
Trump e la "dottrina Sinatra"

Trump arriva oggi a Roma proveniente dal “filotto” Arabia Saudita - Israele e puntando al tris con l’Italia.

Significativo che la prima uscita all’estero del Presidente Usa sia stata sulla “via delle religioni”: Islam, Ebraismo e Cattolicesimo.

Poi volerà nella “capitale” laica dell’Europa e cioè Bruxelles.

Trump è stato spesso tacciato di rozzezza e superficialità ma intanto ha cominciato ad agire in maniera chiara e costruttiva: agli Usa non interessa più “esportare democrazia” dopo anni di dottrina Bush - Obama.

Interessa difendere gli Usa e il loro livello di benessere e non altro e già questo è un profondo segno di cambiamento.

Si direbbe che Trump adotti quella che i sovietici ai tempi di Gorbaciov chiamavano “dottrina Sinatra” dalla canzone “My Way” e cioè “mi faccio i fatti miei”.

Dunque sia in Arabia Saudita che in Israele Trump ha voluto ribadire le priorità e cioè gli alleati senza tante distinzioni e sottigliezze ad esempio sul rispetto dei diritti umani o per lo sviluppo della democrazia nel primo caso.

Messa così la cosa si semplifica e molto e comincia ad attuarsi un disegno programmatico più chiaro del resto in linea, almeno teoricamente, con il classico agire repubblicano al contrario dei “guerrafondai” democratici sempre pronti ad esportare qualcosa, democrazia, bombe o politically correct.

Sono 15 anni che i Presidenti Usa sono impegnati col gioco delle due carte, sciiti e sunniti, e hanno rischiato parecchio visto il quadro complesso delle alleanze e contro - alleanze.

Ora Trump dice basta e si fa i fatti suoi. Forse magari è meglio per tutti.

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