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Esteri
Trump, la guerra solitaria contro il suo stesso partito

La politica è pragmatica,  rapida e implacabile. Oggi Donald Trump, sconfitto alle elezioni, è in guerra contro il suo stesso partito. Al Senato un'alleanza - inimmaginabile in altri tempi- tra Democratici e Repubblicani ha ribaltato il veto del presidente sulla legge per la Difesa, all'epoca approvata da entrambe le parti. La richiesta di Trump di aumentare gli assegni di stimolo per il Covid da 600 a 2.000 dollari, è stata respinta dalla maggioranza dei repubblicani. La maggior parte di questi, dopo settimane di attriti con il leader, ha già preso le distanze dalle sue accuse infondate di frode elettorale e ha riconosciuto il democratico Joe Biden come presidente eletto.

Lo stesso fedele Mike Pence, ha rigettato il tentativo di un gruppo di sostenitori del partito in Texas e Arizona di silurare la vittoria di Biden in Campidoglio.

Ma da twitter il magnate si continua a sfogare con la sua gente. "La leadership repubblicana debole e stanca consentirà l'approvazione del disegno di legge della Difesa". Ed ancora "Brian Kemp dovrebbe dimettersi dal suo incarico, è un ostruzionista che rifiuta di ammettere che abbiamo vinto in Georgia", senatore colpevole di non aver alimentato le accuse di frode elettorale.

Trump sta combattendo per il controllo del suo partito. Ma alla fine è ancora suo?

Da un lato, il magnate è stato votato da 11 milioni di americani in più alle elezioni di novembre rispetto al 2016. La maggior parte degli elettori repubblicani crede, secondo i sondaggi, che Biden abbia vinto illegittimamente e il sondaggio annuale Gallup ha incoronato il tycoon come la persona più ammirata di questa settimana, meglio di Barack Obama. Il culto del personaggio di Trump, insomma, persiste.

Ma è pure alto il sentimento di ripudio che genera, visto che il suo indice di popolarità resta al 39%.

Il controllo del Senato, che il partito di Biden desiderava riconquistare, sarà deciso martedì in un'elezione straordinaria dei due senatori assegnati alla Georgia.

Questo voto segnerà il quadriennio di Biden, in quanto deciderà se il nuovo governo democratico avrà mano libera per agire o se sarà intrappolato da una camera alta, ancora una volta, controllata dai repubblicani.

Anche il New York Post, il tabloid di Rupert Murdoch, alleato stretto di Trump, ha pubblicato questa settimana un editoriale pesante, chiedendogli di accettare la sconfitta. "I Democratici ti tratteranno come un'aberrazione che è durata un solo mandato e, francamente, li stai aiutando" si legge nell’editoriale che sottolinea "Re Lear di Mar-a-Lago che grida contro la corruzione nel mondo ”.

Un’immagine perfetta della guerra solitaria dell’ex presidente.

 

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