Esteri
Trump schiera la task force a stelle e strisce per l’emergenza nazionale
Trump ‘Siamo vicini all’Italia, il paese che amiamo, speriamo presto migliori’
Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha detto che l’Europa è adesso l’epicentro della pandemia da Covid-19 (più contagi e morti che nel resto del mondo) gli Stati Uniti hanno dichiarato l’emergenza nazionale.
Trump ha velocemente messo in campo il settore privato e il settore pubblico, uniti dall’orgoglio nazionale e dall’impegno per contenere l’epidemia.
Dai grandi centri commerciali come Walmart a Target fino alla farmaceutica Roche tutti insieme in una grande dimostrazione di unione e forza. Stati Uniti una famiglia.
Trump dichiara l'emergenza nazionale
Utilizzando lo Stafford Act, legge federale del 1988 per le emergenze, si potranno mettere sul banco 50 miliardi di dollari dedicati a cibo, cure mediche e medicine. Questo budget in aggiunta agli 8,3 bilioni già stanziati.
Tra le misure possibilità di farsi un primo test in internet per capire se sia necessario o meno rivolgersi al medico, e poi maggiori controlli per tutti anche in sedi mobili, distribuzione di mezzo milione di test già per la prossima settimana a tutti i presidi sanitari.
E in studio vi è la possibilità di soluzioni economiche per aiutare settori ( crociere e compagnie aeree) e lavoratori in crisi per la pandemia.
Una conferenza stampa a più voci con i numeri uno di Ministero della Salute e del Dipartimento di Malattie Infettive , il vicepresidente Pence, Trump e i Ceo delle aziende impegnate in prima linea.
Trump non ha dimenticato di citare l’Italia ‘è il paese che amiamo, molti americani hanno origini italiane, siamo vicini all’Italia e speriamo possa presto avere buoni risultati nella guerra contro il virus’. Ha pure risposto di essere pronto a farsi il test per il rischio di contagio con la delegazione brasiliana di Bolsonaro, in un primo tempo dichiarato positivo e poi successivamente negativo.
E tutto questo mentre un’Europa, più disunita che mai, si predispone all’emergenza con tempi e modalità differenti diversi.
Trump dichiara l'emergenza nazionale
In ogni caso le strutture sanitarie americane, pur con ritardi ed errori hanno risposto alla pandemia prima ancora delle ultime decisioni del Governo.
Gli americani in un primo tempo un po’ distratti dalle parole del Presidente Trump, fino a due giorni fa negazionista della gravità del problema, sembravano non pensarci proprio seriamente. Ora il ‘sentiment’ generale è cambiato.
Con 1748 contagiati e 41 morti in 48 Stati e il blocco dei voli per l’Europa per un mese una certa ansia è cominciata a serpeggiare nel Paese.
Non siamo ancora all’assalto dei supermercati. Solo il supereconomico Costco ha dovuto sopportare , nella sede di Washington, code anomale. Certo che l’assalto c’è stato dappertutto per tre prodotti in particolare: disinfettanti di ogni tipo (ora introvabili), carta igienica e riso.
Trump dichiara l'emergenza nazionale
Ma prima ancora dell’emergenza dichiarata molte realtà famosissime hanno deciso di chiudere i battenti per un certo periodo.
Disneyland per esempio, un’icona del divertimento per gli americani e per il mondo intero, ha chiuso i suoi centri.
Broadway pure. Per molti Brodway è solo un famoso teatro ma qui identifica ben 41 teatri che resteranno chiusi fino al 12 aprile, per rispettare una delle misure prese dallo Stato Di New York che ha proibito le riunioni di oltre 500 persone.
Le misure per i teatri sono state comunicate alla stampa dall’Associazione dei produttori e Imprenditori. L’impatto economico è significativo: i 41 teatri della zona rappresentano una delle grandi attrazioni culturali dello Stato e solo l’anno scorso hanno realizzato guadagni per quasi 2000 milioni di dollari.
E non è tutto. Anche il Carnegie Hall, il Metropolitan Museum e la Metropolitan Opera hanno annunciato le proprie chiusure.
Live Nation e AEG, le importanti multinazionali che governano il comparto dei concerti hanno sospeso tutta l’attività programmata. Oltre alle due grandi cancellazioni dei Festival di Coachella e South By Southwest.
La California, lo stato più popoloso del Paese, ha chiesto di cancellare tutte le riunioni entro le 250 persone e tutti gli eventi sportivi e culturali.
Posticipate di sessanta giorni le dichiarazioni delle imposte. Gratis tutti i tamponi in California.
A Los Angeles le amministrazioni pubbliche lavorano in videoconferenza.
E pure lo sport ha agito velocemente. La NBA di basket sospenderà tutte le partite della stagione. Sulla medesima scia la Major League di Baseball, la NHL di Hockey e la Federazione Tennis, costretta a cambiare le date dei tornei.
Senza contare i milioni di studenti a casa. Molte scuole ed Università del Paese hanno chiuso le lezioni. In alcuni casi, come a Miami, agli studenti sono stati dati computer per continuare l’attività da casa.
L’ America finalmente ha preso sul serio il problema e ha messo sul campo tutta la forza della sua economia, della sua sanità, del suo orgoglio e della sua capacità, unica al mondo, di fare squadra.