Esteri
Ucraina, allarme dei militari italiani: "Scudo a Kiev? Noi restiamo indifesi"
Gli Usa vogliono che l'Italia mandi il Samp-T all'Ucraina, ma noi resteremmo senza. E servirebbero 700 milioni per riaverlo, ma nel 2030
Tajani: "Mosca non apre, dialoghi con Parigi sullo scudo"
"Stiamo discutendo anche con i francesi per perfezionare dal punto di vista tecnico l'invio di sistemi di difesa aerea che si basano su tecnologie congiunte fra Roma e Parigi": il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un'intervista ha confermato che si lavora alla fornitura a Kiev dello scudo antimissile Samp-T prodotto in consorzio tra Italia e Francia, un sistema missilistico terra-aria efficace contro i droni, ma ha assicurato che "il sesto pacchetto di difesa è ancora da perfezionare" e "non ci sarà alcun invio prima di un'informazione al Parlamento".
"I colloqui con Washington sono costanti e normali, noi siamo un interlocutore importante, ma non si è parlato di armi", ha sottolineato il titolare della Farnesina commentando la presunta richiesta di una maggiore velocità nell'invio di aiuti militari che sarebbe venuta da Washington.
Sul fronte della guerra, Tajani ha parlato di segnali che "non autorizzano ad essere ottimisti". "Non ci sono buonenotizie in arrivo, anche la tregua di Putin è stata fatta a fini interni e in modo unilaterale", ha osservato, "ci sono alcuni attori internazionali come Cina, Turchia e Stati Uniti che potrebbero fare la differenza a livello diplomatico, ma reali manifestazioni di aperture da parte russa non ci sono al momento".
Militari italiani in allarme: "Armi a Kiev? Noi restiamo indifesi"
Ma nel frattempo tra i militari italiani serpeggia qualche dubbio sulla possibilità di inviare a Kiev lo scudo anti missile come richiesto dagli Usa al governo Meloni, secondo quanto scrive Repubblica: "Il numero di armamenti hi-tech è molto limitato e i tempi per rimpiazzare quelli mandati a Kiev sono lunghissimi. Mentre la nuova Guerra Fredda e l’esigenza di prepararsi allo spettro di un conflitto totale obbliga i comandi a potenziare gli arsenali".
Repubblica fa proprio il caso del Samp-T: "l’Italia ha soltanto cinque batterie, ciascuna in grado di creare sopra una metropoli uno schermo contro aerei, droni e cruise. Sono l’unica contraerea per difendere l’intera Penisola, perché tutti gli altri cannoni e missili terra-aria sono finiti in pensione senza essere sostituiti: trent’anni di pace globale sembravano averli resi inutili. Oltre ai Samp-T, erano rimasti solamente 112 missili Stinger a cortissimo raggio, ma una parte è stata regalata agli ucraini nella scorsa primavera. Dopo l’invasione russa, si è corsi ai ripari e lo scorso 22 novembre è stato firmato il contratto per acquistare nuovi apparati, che però entreranno in servizio tra anni".
Repubblica riporta anche le parole allarmate di Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica ed ex consigliere militare di tre premier: "L’allarme per questa carenza nella contraerea è stato presentato pure in sede parlamentare ma è sempre caduto nel vuoto". Oggi mandare a Kiev una batteria Samp-T significherebbe quindi rinunciare a un quinto delle nostre protezioni. E non potrà essere ripristinato prima del 2030, con un costo vicino ai 700 milioni di euro".