Esteri
Ucraina, Cina: "Complotto Usa". Ue: terrore gas. L'Italia ha perso 1,5 mliardi
L'Italia ci perde non solo su gas e grano. In 7 anni e mezzo bruciato un miliardo e mezzo a causa delle sanzioni. Mosca e Pechino: "Washington vuole la guerra"
Ucraina, forti venti di guerra: ma per Russia e Cina sono gli Usa a volere il conflitto
I venti di guerra sull'Ucraina soffiano forte, ma non è del tutto chiaro chi stia soffiando di più. Mentre Europa e Italia temono di restare al buio, sprovviste delle forniture necessarie di gas. Con le associazioni di categoria che stimano nell'ordine dei miliardi le perdite causate dalle sanzioni europee a nei confronti della Russia. Mosca e Pechino alimentano una narrativa secondo la quale sarebbe proprio Washington a cercare il confronto per rovinare i Giochi Olimpici Invernali di Xi Jinping (in partenza il 4 febbraio) e per provare a creare una spaccatura tra i due rivali principali. E, mentre le imprese italiane (come scritto giorni fa da Affaritaliani) incontrano Vladimir Putin, Emmanuel Macron si prepara a parlare col presidente russo per provare a evitare il peggio.
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Partiamo dal campo. Non tutti sono sicuri che la guerra sia imminente, come ha invece dichiarato esplicitamente Washington. Per esempio, il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba sostiene che Mosca "vuole seminare il panico" ma "manca di alcuni importanti indicatori militari e dei sistemi per condurre un'offensiva così di larga scala". La stessa cosa che sostengono altri osservatori ucraini. A Kiev e dintorni sono convinti che lo scenario più probabile sia quello di una guerra lenta e a segmenti mobili come quella degli ultimi anni e che l'invasione su larga scala di cui parlano tutti non sia così vicina come i media occidentali lascerebbero pensare.
Fanteria e flotta russe in stato di allerta
Nel frattempo, Stati Uniti e Regno Unito continuano a minacciare sanzioni: Londra ha già annunciato che presenterà un nuovo pacchetto di provvedimenti economici, mentre Joe Biden ha persino paventato delle sanzioni personali ai danni del presidente russo Vladimir Putin. Una mossa che significherebbe ovviamente rottura totale col Cremlino. Da parte sua, Mosca continua a trasferire mezzi e uomini al confine con l'Ucraina. Le unità della 150a divisione di fanteria meccanizzata del distretto militare meridionale della Russia, con oltre mille militari, sono state per esempio messe in allerta nella regione di Rostov. Mentre la Marina russa ha disposto la partenza della Flotta del Nord per un'esercitazione nel mare di Barents e messo in stato di allerta la Flottiglia del Caspio, anch'essa in allerta per lo schieramento in Dagestan. La flottiglia svolgerà una serie di manovre che coinvolgeranno 6 mila uomini, con il sostegno di mezzi aerei, allo scopo di verificarne la preparazione al combattimento.
Uno degli snodi principali potrebbe rivelarsi la Bielorussia, dove la Russia continua a trasferire i caccia Sukhoi Su-35 dall'Estremo Oriente. Il tutto in preparazione dell'esercitazione Union Resolve 2022, che potrebbe essere l'occasione utile per una permanenza prolungata dei mezzi militari di Mosca nel paese vicino. Sì, perché nelle prossime settimane in Bielorussia si svolge un referendum costituzionale e Putin potrebbe anche accogliere le richieste di Aleksandr Lukashenko e lasciare un contingente sul posto per evitare i rischi di una nuova crisi come quella recente in Kazakistan.
Ucraina, il ruolo della Bielorussia fra truppe russe e muri polacchi
La Polonia, intanto, fa sapere di aver iniziato le operazioni di costruzione di un muro al confine con la Bielorussia, che secondo il governo di Varsavia vuole mantenere una tensione "strisciante" al confine l'uso dei migranti. Lukashenko ha tra l'altro annunciato l'invio di un ''intero contingente dell'esercito bielorusso'' al confine con l'Ucraina. ''Non ha nulla a che vedere con l'occupazione, ma si tratta di proteggere il nostro confine meridionale'', ha spiegato, visto che ''gli ucraini hanno iniziato ad ammassare truppe lì. E non capisco perché''. Washington ha già comunicato a Minsk che ci saranno conseguenze se aiuterà la Russia a invadere l'Ucraina.
Ma Russia e Cina alimentano la narrativa secondo la quale a volere il conflitto siano proprio gli Stati Uniti. La descrizione dei fatti è completamente ribaltata rispetto a quella dei media occidentali. In tutte le comunicazioni del Cremlino si sottolinea l'impossibilità a restare fermi di fronte alle possibili azioni dell'occidente. Secondo il ministro degli Esteri Sergej Lavrov l'occidente sta spingendo Kiev a "provocazioni dirette" nei confronti della Russia. "Basterebbe citare le esercitazioni militari sempre piu' provocatorie tenute ai nostri confini, l'attrazione del regime di Kiev nell'orbita Nato, il suo rifornimento con armi nucleari e la spinta verso provocazioni dirette contro la Federazione russa", ha detto Lavrov, bollando come "particolarmente cinica" la richiesta di fermare le esercitazioni della Russia nel suo territorio.
La contronoarrazione di Russia e Cina: "La guerra la vogliono gli Usa per separarci e rovinare le Olimpiadi di Pechino"
Anche la Cina condivide una contronarrazione secondo la quale sarebbero proprio gli Usa i veri attori alla ricerca di un conflitto. Secondo questa ipotesi, il tentativo sarebbe quello di offuscare i Giochi Olimpici di Pechino (il vero rivale numero uno di Washington) e allo stesso tempo creare una spaccatura proprio tra Putin e Xi. La Cina avrebbe infatti chiesto al Cremlino di aspettare marzo per eventuali operazioni e vivrebbe un'invasione immediata come una sorta di tradimento. Stati Uniti agenti provocatori per spaccare sul nascere l'alleanza sinorussa? Pechino il sospetto ce l'ha o almeno mostra di averlo. Sperando che la situazione ucraina non distolga l'attenzione dai suoi Giochi Olimpici Invernali.
In tutto ciò, come spesso accade, l'Europa osserva. Anche se stavolta prova ad agire in prima persona. Quantomeno ci prova Emmanuel Macron, che venerdì parlerà al telefono con Putin cercando di abbassare le tensioni e rilanciando il dialogo nell'ambito del cosiddetto formato Normandia, che include anche Berlino e Kiev. Impresa difficile, ma appare comunque chiaro a tutti che i tre principali paesi europei (Francia, Germania e Italia) siano molto più timidi del resto del continente sulla Russia. Questo anche o soprattutto a causa della dipendenza energetica da Mosca.
Ucraina, il nodo del gas toglie il sonno a Europa e Italia
Già, perché a togliere il sonno all'Europa e all'Italia c'è sempre il nodo del gas. Tra Azerbaigian e Qatar, si guardano alle alternative per la catena di approvvigionamento e di diversificazione rispetto alla dipendenza a Mosca. Nei giorni scorsi, per esempio, gli Stati Uniti stanno tenendo colloqui con il Qatar e altri grandi esportatori di gas per pianificare misure di emergenza nel caso in cui un'invasione russa dell'Ucraina interrompa le forniture all'Europa. Tali contatti, incentrati sulla possibilità di assicurare ulteriori carichi di gas naturale liquefatto via mare, sono diventati ormai urgenti dopo che i negoziati di sicurezza tra Washington e Mosca dei giorni scorsi hanno prodotto progressi minimi. Anche perché le forniture di Gazprom garantiscono il 40% del fabbisogno dell’Unione Bruxelles prova a curare la dipendenza, ma la transizione ha tempi lunghi. Si parla anche a un rafforzamento del Tap che arriva in Puglia per aumentare il volume di gas trasportato dall’Azerbaigian, anche se pure il Tap non sarebbe in grado al momento di giocare un ruolo decisivo per ridurre la dipendenza da Mosca.
E il problema va al di là dell'aspetto energetico. Per esempio Coldiretti fa sapere che il prezzo del grano è aumentato del 10%. Non solo. La stessa Coldiretti fa sapere che le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia hanno perso 1,5 miliardi negli ultimi sette anni e mezzo a causa dell'embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall'Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per la vicenda Ucraina. C'è chi sottolinea che le mosse politiche e geopolitiche non possano essere mosse solo da interessi commerciali. Ma intanto il conto per gli italiani rischia di essere salato.
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