Esteri

Usa, due passi falsi in un giorno troppo anche per Donald Trump

di Daniele Rosa

Chiede un rinvio delle elezioni e 'snobba' il funerale di John Lewis, due gravi errori del repubblicano

Due passi falsi in un solo giorno sono troppi anche per un Presidente come Donald Trump. 

E quali sono stati questi due ‘inciampi’ in cui è incappato il tyccon?

Il primo è stato di accennare ad un possibile rinvio delle elezioni sostenendo che con il voto online ci potrebbero essere brogli e il secondo è stato di non partecipare ad Atlanta al funerale di John Lewis, lo storico leader dei diritti civili morto di tumore ad 80 anni.

Un uno due devastante che ha fatto arricciare il naso a molti ‘pesi da novanta’ del partito come il senatore Marco Rubio e il veterano leader della Camera Alta, Mitch McConnell. 

A dare l’ultimo saluto al primo legislatore afroamericano nominato al Campidoglio a Washington c’erano seduti, a distanza di sicurezza, tre ex presidenti americani, George W Bush, Bill Clinton e Barack Obama. Non mancava la Presidente della Camera Nancy Pelosi e neppure il messaggio di un altro ex Presidente, Jimmy Carter, troppo senior per sostenere il lungo viaggio.

In un momento così non esserci e mandare solo un breve tuitt, come ha fatto Trump, non solo è una mancanza di rispetto verso un ‘icona' dei diritti degli afroamericani ma è pure un colossale errore di comu nicazione in un momento in cui il Paese è attraversato in lungo e in largo da proteste antirazziste al grido di ‘Black Live Matter’.

I tre illustri ex hanno ricordato che due secoli e mezzo dopo la Dichiarazione di Indipendenza, in mezzo all’anno più duro che attraversa il Paese nella sua storia recente, vi è ancora molta strada da fare nel percorso dell’eguaglianza e dei diritti civili. Solo uno, Barack Obama, ha fatto un’appendice al suo discorso funebre, dicendo che ’mentre noi stiamo qui seduti, vi è qualcuno al potere che prova a scoraggiare il voto, a sopprimere il voto chiudendo i seggi elettorali, attaccando le minoranze e gli studenti con leggi restrittive sull'identificazione e attaccando il nostro diritto di voto con precisione chirurgica, incluso minando il servizio postale prima delle elezioni, indispensabile affinché le persone non si ammalino ”, 

E nel mezzo di questo momento storico particolare è difficile pensare che un Presidente, pur in crisi di consensi, mandi il suo tuit numero 13000 , sostenendo che forse sarebbe meglio posticipare le elezioni perchè si potrebbero rischiare, con il voto online per la pandemia, brogli.

Molti osservatori si sono chiesti se, quella del Presidente sulle elezioni, sia stata solo una manovra per distrarre gli americani dai più disastrosi dati economici che il Paese ricordi. Dati paragonabili solo alla Grande Depressione del ’29. O Trump pensa davvero di potere portare avanti una strategia per posporre il voto?. La verità è che porre in dubbio la legalità delle elezioni di un Paese, da parte del numero uno dello stesso Paese, è un colpo forte alle istituzioni e alla democrazia americana. Soprattutto quando sono ancora caldi i ricordi di infiltrazioni di hackers russi nelle votazione del 2016. O la votazione ‘sospetta’ in Florida nel 2000 che diede la vittoria a Bush su Al Gore. 

Il rifiuto di questa strategia ‘ delle elezioni ‘fraudolente' da parte del Partito repubblicano pone dei seri interrogativi su come andrà avanti la campagna di Trump nei prossimi tre mesi. Aggiungere oltre alla mala gestione del Coronavirus, alla tremenda crisi economica e alle proteste razziali anche un attacco all’integrità dello Stato sembra essere davvero troppo anche per molti membri del Partito repubblicano.  Per l’avversario Joe Biden la strategia di Trump è solo un voler distrarre l’opinione pubblica dai temi drammatici del momento e soprattutto lascia libero il Presidente di fare quello che ama di più, giocare in attacco e non in difesa.

Chissà però se stavolta il gioco gli riuscirà?