Esteri

USA, il secondo no del Tribunale Supremo alle richieste di Donald Trump.

di Daniele Rosa

Per ora salvi i 700000 giovani ‘dreamers' indocumentati

Proprio non sembra esserci feeling tra il Tribunale Supremo degli Stati Uniti e il Presidente Donald Trump. Infatti, per la seconda volta in una settimana,il massimo organismo americano ha dato un altro colpo alla politica discriminatoria del Presidente e proprio nel mezzo della sua campagna contro Biden per la rielezione.

Il Presidente del Tribunale, il conservatore John Roberts, con una lieve maggioranza di voti ha rigettato la richiesta di eliminare la protezione legale per 700000 giovani che arrivarono da bambini negli Stati Uniti. I giovani, conosciuti come ‘dreamers’, erano stati protetti dal Barack Obama nel 2012 attraverso un programma chiamato DACA (Azione differita per i giovani arrivati nell’infanzia). Il DACA di fatto aveva protetto dalla deportazione, fino all’arrivo di Trump, centinaia di migliaia di giovani senza documenti.

La decisione del Tribunale per il momento blocca la deportazione dei giovani. Lunedì scorso lo stesso Tribunale aveva garantito protezione a tutti i lavoratori discriminati per orientamento sessuale.

Al suo arrivo Trump, dopo soli otto mesi, ha cercato di revocare il DACA, cosi come promesso in campagna elettorale, ed ora questo suo obiettivo è saltato. Il voto determinante, che ha deciso di rigettare la richiesta, è stato dato dal giudice John Roberts che ha votato con i magistrati più liberali per mantenere il programma così odiato da Trump. 

'Arbitraria e capricciosa’ è stata ritenuta la richiesta dell’Amministrazione Trump dal Presidente Roberts. Dal canto suo Trump ha fatto un twitter pesante sostenendo che ‘le decisioni orribili che escono dal Tribunale Supremo sono come colpi di fucile nella faccia della gente che è orgogliosa di essere repubblicano o conservatore. Ho la sensazione che al Supremo non piaccio’.

I beneficiari del programma DACA devono essere entrati negli Stati Uniti con meno di sedici anni e aver vissuto in maniera permanente nel Paese dal 2007. Vengono comunque obbligati a studiare e di terminare almeno il liceo.

In cambio hanno la possibilità di lavorare, guidare così come accedere alla sicurezza sociale e disporre di una carta di credito.

E con questa decisione il Tribunale ha evitato di aprire un altro fronte di polemica dopo la crisi del Coronavirus e le proteste antirazziali esplose dopo la morte di George Floyd.