Esteri

Usa, tra le pieghe del secondo impeachment per Trump: la vera sfida è sul 2024

di Lorenzo Lamperti

Nella lotta sull'impeachment si gioca già sulla ricandidatura di Donald nel 2024. Ma non basterà "far fuori" lui per ricomporre la frattura americana

"Arrivederci, in qualche modo torneremo". Nei giorni scorsi, Donald Trump ha lasciato con queste parole la Casa Bianca al termine di quattro anni a dir poco controversi. Ed è intorno a quel "torneremo" che ruota tutto quello che sta accadendo nella politica statunitense, quantomeno dai giorni successivi alle elezioni presidenziali del 3 novembre scorso. Appare chiaro che l'obiettivo di Trump, sin dall'inizio, fosse quello di cementare la presa sul gruppo di suoi elettori e fedelissimi, alimentare la narrativa del voto rubato e costringere il partito Repubblicano a stare con lui, ricacciando la tentazione di parte di esso di voltare pagina.

Poi c'è stato l'assedio a Capitol Hill. Nei pensieri di Trump dimostrazione di forza e ipoteca sul futuro Repubblicano, nei fatti tentativo di colpo di stato. Un evento che rischia di compromettere i futuri progetti politici dell'ex presidente. Il suo consigliere, Jason Mille, ha affermato in questi giorni che non ha ancora deciso se ricandidarsi e correre per le presidenziali del 2024. Qualora lo facesse, c'è la concreta possibilità che si affidi nuovamente a Steve Bannon, suo ex stratega di estrema destra che è stato graziato da Trump proprio nel suo ultimo giorno alla Casa Bianca.

Appare ormai chiaro a tutti che è impossibile liquidare Trump come un caso, una stortura momentanea di un fulgido sistema democratico. Capitol Hill dimostra che una parte del paese, al di là di come la si voglia giudicare, è con lui. Ed è evidente che alimentare per quattro anni la teoria dei brogli elettorali e il sentimento di rivalsa dal "riprendiamoci ciò che è nostro" potrebbe portare benefici dal punto di vista personale per Trump e spaccare ancora di più un'America che ha al suo interno frammenti che appaiono impossibilitati a comunicare tra loro.

Ed è su questo che si gioca la partita politica del secondo impeachment. Non si tratta di una punizione formale o di un'azione anacronistica fuori tempo massimo per un presidente che non è più presidente. In palio c'è la possibile ricandidatura nel 2024. In caso di condanna, infatti, Trump non potrebbe ricoprire nuovamente cariche pubbliche in futuro. 

I Democratici dovranno stare attenti ad agire in maniera rigorosa senza alimentare però il vittimismo trumpiano. Non a caso, Biden era inizialmente scettico sul secondo impeachment e continua a richiamare al fatto che a decidere saranno deputati e senatori nel loro insieme, non i Dem. Altri esponenti blu sono però più rumorosi, a partire da Nancy Pelosi, che ha esplicitamente dichiarato che Trump è "complice di omicidio" per i fatti di Capitol Hill.

Con un esito negativo per Trump della procedura di impeachment, il rischio è che i suoi seguaci si sentano ancora più esclusi dalla vita politica americana e vessati da quello che amano chiamare "establishment". Donald non potrebbe più sedersi allo Studio Ovale, ma la destra radicale americana vedrà ancora di più l'amministrazione Biden come un governo illegittimo contro il quale rivoltarsi alla prima opportunità. 

Sarà difficile, comunque vada, per il partito Repubblicano voltare davvero pagina. Un'altra figura ambiziosa in vista 2024 e fido scudiero di Trump in politica estera, vale a dire Mike Pompeo, ha già iniziato il countdown su Twitter: "1384 giorni".