Esteri

Nato, si guarda al 2030: più spese militari, più innovazione e più Cina

di Lorenzo Lamperti

Il vertice del rilancio dell'Alleanza atlantica a Bruxelles. Cambia il concetto strategico, tra i 260 miliardi di spese difensive grande spazio al tech

In un anno e mezzo è cambiato tanto, tantissimo. Nel dicembre 2019, poco prima dell'arrivo della pandemia da Covid-19, la Nato si ritrovava a Londra per festeggiare i suoi primi 70 anni. Molti analisti ritenevano che non era certo che sarebbe durata altri dieci. Donald Trump, che in passato aveva rilasciato dichiarazioni sulla presunta inutilità dell'Alleanza Atlantica, aveva lasciato che le partnership si sfaldassero almeno parzialmente, prima di un ripensamento sul finale della sua presidenza.

Lunedì 14 giugno 2021, invece, il vertice di Bruxelles è definito da tutti come quello della ripartenza e del ritorno degli Stati Uniti sulla scena globale. Un po' di retorica, certo, ma è indubbio che Joe Biden stia provando a dare nuovo impulso alle alleanze internazionali, come dimostrato durante il G7 dello scorso weekend in Cornovaglia e alla vigilia del summit con Vladimir Putin di mercoledì 16 a Ginevra. Un Putin che avrà input contrapposti. Da una parte l'allargamento a est della Nato, con la prima storica partecipazione della Macedonia del Nord, lo preoccupa. Dall'altra il nuovo focus sulla Cina potrebbe portargli qualche sollievo.

VERTICE NATO: SPESE MILITARI E INNOVAZIONE. NON SOLO ARMI TRADIZIONALI

Come da tradizione, al centro dei colloqui ci saranno anche le spese militari. al 2014 fino alla fine di quest'anno gli alleati avranno aggiunto 260 miliardi di dollari americani al loro budget difensivo. E per Stoltenberg bisogna continuare così. "Ma bisogna investire ancora di più, e meglio. Pertanto, dovremmo investire insieme e raggiungere il nostro alto livello di ambizione". Stoltenberg si riferisce a una spesa con un concetto nuovo, che non guardi solo alle armi o alle infrastrutture difensive tradizionali, ma che si allarghi al campo dell'innovazione. Non a caso, è previsto il lancio di un "acceleratore" civile-militare in materia di tecnologie emergenti e dirompenti (EDTs) e l'istituzione di un "fondo per l'Innovazione" (a partecipazione volontaria da parte degli Alleati interessati) per sostenere start-up nel settore e che possa "promuovere la cooperazione tecnologica tra alleati e lavorare con start-up, industrie e università".

VERTICE NATO, OBIETTIVI: RAFFORZAMENTO DELLE ALLEANZE

Dal punto di vista geopolitico, nelle intenzioni del segretario generale Jens Stoltenberg (che a breve lascerà il suo posto) il vertice è funzionale al ribadire (o riaffermare) la solidità del legame transatlantico e la coesione dell'Alleanza, che era stata messa profondamente in dubbio negli ultimi anni. Il tutto in una fase nella quale la Nato deve far fronte a un mondo in mutamento e con sfide diverse. Non è più il mondo della guerra fredda, con Stati Uniti & company da una parte Unione Sovietica & company dall'altra. Il mondo dopo la "fine della storia" è un mondo multipolare dove le sfere di influenza sono compenetrate da molteplici interessi e gli schieramenti non sono più separati da una cortina di ferro. Il tutto accompagnato da una nuova insistenza sui partenariati globali anche con attori esterni e in particolare dell'Asia Pacifico. Non può passare inosservato il modo in cui Biden si sia mosso sin dai primi giorni della sua presidenza per rinsaldare i legami con Giappone, Corea del Sud e India, invitando tra l'altro i leader di Seul e Nuova Delhi al summit del G7.