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Virus cinese, l'epidemiologa: "Simile alla Sars. Rischi aumentati dai turisti"

Lorenzo Lamperti

INTERVISTA/ Maria Rita Gismondo dell'Ospedale Sacco di Milano fa il punto della situazione sul coronavirus

Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e bio-emergenza dell'Ospedale Sacco di Milano, spiega in un'intervista ad Affaritaliani.it quanto si sa finora in merito al cosiddetto "virus cinese", o coronavirus, che a partire dalla megalopoli di Wuhan (capitale della provincia dell'Hubei) si è diffuso anche altrove nel mondo, facendo temere un allarme globale che ricorda quanto accadde nel 2002 e 2003 con la Sars.

Professoressa Gismondo, che cosa si sa a oggi di questo nuovo "virus cinese"?

Si sa che è un parente stretto del virus che ha provocato la Sars nel 2002 e nel 2003. Questo tipo di virus, normalmente, è presente in vaccini animali, in particolare volatili e mammiferi. Può capitare che, per una mutazione genetica, facciano un salto di qualità e si possano trasmettere dagli animali all'uomo. Si tratta di virus che diventano davvero temibili se riescono a fare anche il secondo salto, passando dunque da uomo a uomo. E questo virus ha fatto entrambi i passaggi nel giro di pochissime settimane.

In che modo ha iniziato a diffondersi?

L'origine è stata localizzata nella città cinese di Wuhan. Pare che tutto sia partito da una famiglia che vive a stretto contatto con degli animali, in particolare pollame e un suino. Da questa famiglia il virus ha trovato terreno fertile e ha iniziato a diffondersi in maniera più ampia.

Quali sono i rischi in Europa e in Italia?

Attualmente siamo passati da situazione di basso rischio a situazione di moderato rischio. Questo perché il virus è già uscito dalla sua area iniziale: c'è un caso accertato negli Stati Uniti e altri casi di dubbia diagnosi in Regno Unito e in Canada. 

Quanto è letale questo virus?

A oggi i morti sono circa il 10-15 per cento dei casi ufficiali. Non sappiamo però se ci siano altri casi di cui noi non abbiamo traccia. La sintomatologia, che è molto simile a quella di un'influenza, contribuisce al fatto che alcuni casi sfuggano al controllo. 

Come si fanno a riconoscere i sintomi?

Non è semplice. Come dicevo, può sembrare una normale influenza con febbre alta che può sfociare in polmonite, coi casi più gravi che possono portare alla morte. 

Come avviene il contagio?

Avviene per via aerea, per questo il timore è più alto. Per ora le contromisure sono il controllo della temperatura per le persone che arrivano con voli diretti o indiretti da Wuhan e l'utilizzo della mascherina nei luoghi affollati.

I rischi aumentano a causa dei tanti turisti in viaggio per il Capodanno cinese?

Certamente sì. A causa dei numerosi turisti la diffusione del virus potrebbe essere favorita. Ci sono milioni di persone che si spostano all'interno della Cina e in tutto il mondo. Il timore è che si crei uno spread improvviso di questo virus attraverso i cinesi in viaggio.

Come si può contenere il rischio?

Bisogna essere cauti quando si parla di attività di contenimento a livello internazionale. Gli organismi addetti a questo tipo di decisioni prendono in considerazione non solo gli effetti diretti sulla salute ma anche quelli sull'economia. Non dimentichiamoci che la Sars fu un disastro economico ancor prima che sanitario. Prima di parlare di chiusura delle frontiere bisogna fare serie valutazioni. Per quanto mi riguarda, io mi fermo a un giudizio tecnico scientifico. E da questo punto di vista posso consigliare di evitare locali sovraffollati e di utilizzare le mascherine se ci si reca in questi luoghi.

Quali sono le differenze di questo virus con la Sars?

Troppo presto per dirlo. Si potrà fare un paragone serio dopo il primo ciclo di contagio. Per ora balzano agli occhi le similitudini, cioè il contagio animale e la zona d'origine in Cina, dove c'è uno stretto contatto nei mercati (e talvolta anche nelle abitazioni) tra uomini e animali. Per ora sembra che questo virus abbia una mortalità leggermente più bassa ma il numero di casi è ancora troppo ristretto per trarre conclusioni in merito.

Diversi esperi hanno dichiarato che ai tempi della Sars la situazione diventò peggiore a causa della mancata trasparenza delle istituzioni cinesi.

Sì, la Sars ci ha insegnato che se le istituzioni fossero state trasparenti dal principio si sarebbe potuta ridurre l'epidemia, che secondo i dati dell'Oms causò 700-800 morti. Anche per questo, stavolta la Cina sembra davvero intenzionata ad aprire le porte ai propri dati. Solo in questo modo si possono ottenere risultati migliori nella lotta a questo virus.