Food

Giappo, aperture fuori regione e dipendenti a rotazione per salvarsi dal Covid

Eduardo Cagnazzi

Schettino: "Dobbiamo pensare al presente e al futuro dell'azienda". Campania: chiusure improvvise comportano spese oltre che perdite, bastavano solo controlli

A cosa pensa un ristoratore “arancione” in queste ore? Non certo al mancato fatturato, ma molto spesso al futuro dei suoi dipendenti: famiglie intere che dipendono da quel reddito, di cui ogni imprenditore sano e di qualsiasi settore si sente quotidianamente responsabile ancor più in tempo di pandemia. Così, non potendo contare su una Cassa integrazione certa e veloce, ognuno fa quel che può. Compreso far ruotare i propri dipendenti tra le sue varie sedi. 
 
E’ la “ricetta” di Enrico Schettino, titolare della catena di ristoranti nipponici “Giappo” con sedi in tutta Italia: all’ennesima chiusura, il primo pensiero è stato quello di proporre loro un lavoro ancorché temporaneo in Basilicata o Piemonte, dove i ristoranti del gruppo potranno continuare a lavorare a pieno regime e dove alcuni di loro potranno decidere di recarsi anche solo per il personale desiderio di continuare a sentirsi attivi e produttivi, aiutando la propria azienda ad avviare nuovi punti con l’esperienza già maturata. 
 
Ancora una volta quindi la soluzione, per chi può, sta nella diversificazione dell’investimento: “Una volta capito cosa ci aspettava -spiega Schettino- abbiamo iniziato a guardarci intorno e fortunatamente abbiamo trovato diverse opportunità in altre regioni d’Italia, tra cui abbiamo scelto le più interessanti. Ma abbiamo il dovere di pensare al presente ed al futuro della nostra azienda. A chi ci governa, avremmo chiesto almeno una maggiore programmazione: chiudere nel giro di quarantotto ore, come decretato per la Campania, comporta anche delle spese, oltre che delle perdite. Del resto, un maggiore rigore nei controlli in strada avrebbe salvato tante aziende dal collasso. Noi siamo strutturati e riusciamo a reggere il colpo, ma chi paga le conseguenze maggiori sono le piccole aziende. Di contro, lo squilibrio di fatturati tra aziende che operano in regioni chiuse ed aziende che operano in regioni aperte, soprattutto laddove non sia dettata da dati medici, è un ulteriore danno per chi come noi opera in tutta Italia e partecipa anche a gare”.