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"Google deve cedere Chrome? Una grande perdita per Big G e per i consumatori. Bolla dell'IA? Il rischio si fa sempre più grosso"
Dal monito degli Usa verso l'azienda di Mountain View, a quello della Bce che teme correzioni di mercato legate alla bolla dell'IA. L'intervista a Nicola Basilico, professore della Statale di Milano ed esperto di IA
"Cedere Chrome? Per Google sarebbe un grande problema, ma è possibile. La bolla dell'IA: un dibattito che va avanti da tempo"
Come sarebbe un mondo senza Google Chrome? Potrebbero dircelo gli Stati Uniti, che hanno sferrato l’offensiva più imponente contro una big tech dai tempi in cui cercarono di smantellare Microsoft. Antitrust e Dipartimento di Giustizia vogliono costringere il colosso di Mountain View a liberarsi di Chrome, accusando l'azienda madre, Alphabet, di monopolio "illegale" nel settore delle indagini online. E su questo le cifre parlano chiaro: secondo StatCounter, a settembre Google dominava il 90% delle ricerche online globali, percentuale che sale al 94% sugli smartphone.
Ma quanto è plausibile che gli Usa riescano a imporre a "Big G" la cessione di Chrome? Secondo Nicola Basilico, professore di Informatica della Statale di Milano ed esperto di IA, è un'ipotesi più che concreta, "perché se c'è un' ingiunzione da parte del Dipartimento di Giustizia sicuramente è qualcosa di possibile." "Per Google potrebbe essere un grosso problema", aggiunge Basilico, "visto che Chrome è uno dei prodotti principali che l'azienda sviluppa globalmente e anche quello più distribuito. Per Google sarebbe una perdita fondamentale."
Se così dovesse essere, come cambierebbe il panorama tecnologico globale? Secondo l'esperto dipenderà da chi andrà ad acquisire il motore di ricerca. "Ma di sicuro ci potrebbe essere un riassestamento nell'utilizzo, con competitor come Safari, Microsoft Edge o Firefox ad attrarre molti degli utenti che abbandonano Chrome". Ma molto dipenderà da chi si accaparra il "bottino", se davvero dovesse avvenire la vendita. Per Basilico qualsiasi esso sia, "dovrà comunque occuparsi di continuare lo sviluppo, perché dietro Chrome c'è un lavoro costante di aggiornamenti per la sicurezza ed estensioni."
Insomma cedere Chrome sarebbe un grande problema per Google, soprattutto perché, come spiega il professore, "Google offre moltissimi servizi oltre al browser, come Drive e Gmail". Anzi la vera forza di Chrome sta proprio nell'integrazione perfetta con questi strumenti. "Anche altri motori di ricerca offrono funzionalità simili", chiarisce Basilico, "ma Chrome lo fa meglio, perché ogni funzione è sviluppata dalla stessa azienda che fornisce i servizi". Ma allora cosa accadrebbe se il browser finisse nelle mani di un altro? Sicuramente, questo danneggerebbe i consumatori, spiega l'esperto: "Chi è abituato a un ambiente integrato con tutti i suoi strumenti, se le politiche d'uso dovessero cambiare, potrebbe vedere una netta alterazione della user experience."
E poi c'è l'incognita Trump. Da sempre critico nei confronti di Google, accusata da lui di manipolare le ricerche durante la campagna elettorale, il tycoon potrebbe intensificare l'attacco a "Big G" una volta tornato alla Casa Bianca. Tuttavia, Basilico è scettico riguardo a queste accuse, ritenendo che Google sia sempre stato molto trasparente e neutrale e dubitando di qualsiasi manipolazione nelle ricerche.
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Parlare di Google e, più in generale, delle big tech, implica inevitabilmente toccare il tema dello sviluppo dell'intelligenza artificiale. In questo contesto, la Bce ha lanciato l'allarme, temendo "brusche e improvvise" correzioni di mercato dovute all'elevata esposizione verso i colossi statunitensi e alla possibile formazione di una bolla nell'IA. È davvero un rischio concreto o si tratta di un semplice avvertimento? Secondo Basilico, non è solo un monito preventivo, ma un avvertimento fondato: "La bolla dell'IA non è prevedibile, ma il dibattito su di essa dura da tempo."
Basilico spiega: "Ci sono stati enormi investimenti in questa tecnologia, basati su aspettative straordinarie alimentate da grandi progressi, come quelli di OpenAI. Eppure questi sviluppi hanno creato aspettative alquanto eccessive, con immensi finanziamenti concentrati nelle mani di poche aziende leader." E se la tecnologia non dovesse rispettare queste aspettative? "Il problema è che spesso nel settore tecnologico non si riesce a discutere in modo trasparente a causa dell’hype che lo circonda. E questo porta al rischio di una bolla speculativa."