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Allarme ANBI: la crisi idrica cambia l'habitat del NordEst italiano

di Redazione

Vincenzi (ANBI): "Quanto sta accadendo al Nord incide sull’economia dei territori, fortemente legati alle attività del settore primario"

"Accanto all’ormai inevitabile adattamento alla crisi climatica in atto, è necessario attivare interventi per mitigarne le conseguenze, realizzando infrastrutture, dalle barriere antisale ai bacini di raccolta idrica, capaci di aumentare la resilienza delle comunità, evitando ulteriori spopolamenti in territori già a rischio", aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

In Veneto, nella prima metà di Aprile è caduto solo il 30% (mm 28) degli apporti pluviali, generalmente attesi nell’intero mese; le piogge più consistenti si sono registrate sui bacini dei fiumi Lemene e Tagliamento. Nonostante alcune nevicate, la coltre bianca risulta deficitaria di oltre il 60%. Scarse precipitazioni e scioglimento delle nevi, bloccato dall’improvviso abbassamento delle temperature, costringono il fiume Adige a restare abbondantemente sotto i 4 metri sullo zero idrometrico; migliorano le condizioni dei fiumi Brenta, Livenza e Bacchiglione (fonte: Arpav).

Tra i grandi bacini del Nord (anche il Lario è tornato, come gli altri, sotto la media del periodo), crescono i livelli del lago d’Iseo, mentre Maggiore e Benaco restano sostanzialmente invariati rispetto alla settimana scorsa, con l’invaso di Garda fermo a circa il 37% di riempimento con un’altezza idrometrica, inferiore al minimo storico del periodo. In Valle d’Aosta, sulle Grandes Murailles così come a Courmayeur, la pioggia e l’aumento delle temperature sopra lo 0, hanno causato un assottigliamento del manto nevoso per una trentina di centimetri ed a beneficiarne sono stati gli alvei di Lys e Dora Baltea, la cui portata è comunque più che dimezzata rispetto alla media di Aprile.