Green

Antartide, 35a spedizione italiana. 250 partecipanti, 45 progetti di ricerca

Ludovica Carlesi Manusardi


Riapre la stazione italiana Mario Zucchelli” (MZS) sul promontorio di Baia Terra Nova con la consueta spedizione italiana in Antartide. La trentacinquesima edizione prevede 250 partecipanti tra tecnici e ricercatori, italiani e stranieri, a supporto di 45 progetti di ricerca, alcuni presso altre basi antartiche. E per la prima volta  quest’anno la base chiuderà il 20 marzo, per consentire l’esecuzione di lavori di ristrutturazione dopo la partenza del personale scientifico. Finanziate dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), le spedizioni italiane sono gestite dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica e dal CNR per la programmazione e il coordinamento scientifico.

Questa spedizione vedrà per la prima volta l’impiego dell’unica nave italiana in grado di operare nelle aree polari, la “Laura Bassi”, acquisita dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste (OGS), grazie un finanziamento del MIUR, e gestita congiuntamente da CNR, ENEA e OGS.

Inoltre, dopo venti anni di assenza, la 35a campagna estiva vede il ritorno in Antartide dei velivoli dell’Aeronautica Militare  grazie ad un accordo di collaborazione con ENEA. Un aereo C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, con equipaggi addestrati ad operare in condizioni climatiche ed ambientali estreme, nel caso specifico su piste ghiacciate, supporterà la spedizione con voli tra Christchurch e le basi antartiche MZS e McMurdo, assicurando il trasporto sia di passeggeri che di materiali.

Queste le notizie sull’organizzazione e la logistica. Ma qual è lo scopo di queste spedizioni? Una delle più importanti è forse Beyond Epica, un progetto di perforazione  per estrarre carote di ghiaccio da 2.750 metri di profondità per studiare il clima del passato.

La missione scientifica si prefigge di ritornare indietro nel tempo di 1,5 milioni di anni per studiare come si è evoluto il clima durante questo lungo periodo della storia della Terra. Un viaggio nel tempo possibile perforando la calotta di ghiaccio dell'Antartide, che in alcuni punti raggiunge i 3.000 metri di spessore, per estrarre "carote" che gli scienziati del clima studieranno. Si tratta di scrivere, grazie a queste perforazioni,  un vero e proprio  libro del ghiaccio.

Nei ghiacci sono conservate minuscole "gocce" di aria che risalgono a periodi via, via sempre più lontani da noi quanto più si va in profondità. Quell'aria contiene informazioni importanti sulle caratteristiche dell'atmosfera e del clima di quel momento della storia della Terra in cui è stata inglobata nel ghiaccio. Per esempio, è possibile stabilire con grande precisione la quantità di anidride carbonica in atmosfera nelle varie epoche, e ciò permette anche di risalire alla temperatura terrestre e ad altri parametri. Gli scienziati sono in grado di determinare l'età di ciascun livello dei ghiacci perforati, correlando esattamente il tempo storico col suo clima: leggono gli strati di ghiaccio come fossero fogli datati di un diario del clima del passato: giù fino a 2.750 metri di profondità. Un po’ come succede studiando  gli strati di accrescimento del tronco di un albero.

In Antartide vi sono i ghiacciai più spessi, e perciò più antichi della Terra; i carotaggi sono comuni, ma fino ad oggi questo tipo di ricerca ha permesso di tornare indietro del tempo solo- si fa per dire-  a circa 800.000 anni, con il programma europeo EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica), che ha rivelato 8 cicli glaciali. Questo upgrade del programma  Epica  permetterà di raddoppiare quasi il percorso a ritroso nel tempo, e uno degli obiettivi non secondari della missione è la ricerca di riscontri su quanto si è ipotizzato con l'analisi di sedimenti risalenti a oltre il milione di anni, ossia che i cicli climatici, prima di un milione di anni fa, oscillavano a ritmi di 40.000 anni.

Questi dati acquisiti in Antartide verranno  successivamente messi in una grande catalogo accanto a  quelli di un altro ambizioso progetto ICE MEMORY ,il cui scopo consiste nell’analizzare campioni di ghiaccio provenienti dai ghiacciai delle Alpi- Gran Combin tra Francia e Svizzera, Monte Bianco- e anche in  Bolivia e Russia in modo da costituire un vero e proprio santuario mondiale del ghiaccio per preservarli e  permettere alle future generazioni di scienziati di analizzarli.