Green
Caldo record, verso l'accordo per salvare il pianeta
di Paola Serristori
Gli Usa abbandonano, nel tempo, il carbone. “Caldo record”, alluvioni, violente grandinate, trombe d'aria ed altri disastri ambientali sono ormai entrati nelle notizie di cronaca. La causa è da ricercarsi nell'inquinamento, secondo il concordo parere di numerosi esperti a livello mondiale. Il Presidente americano Barack Obama ha annunciato oggi quella che è già stata definita “la più forte azione mai intrapresa negli Stati Uniti contro il cambiamento climatico” (riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'”effetto serra” e trasformazione delle fonti di energia dell'industria). Per ora si punta a sostituire l'uso del carbone con energie più “pulite”, ma è una svolta storica, poiché gli Usa sono il secondo Paese al mondo, dopo la Cina, che inquina di più il pianeta con le emissioni della combustione fossile. L'alternativa saranno energia solare ed eolica.
La scienza ha dimostrato che il pianeta è vicino al punto di non ritorno: il riscaldamento globale sta portando ad un aumento medio delle temperature di 3,6 gradi Fahrenheit, col conseguente scioglimento dei ghiacciai ed impoverimento delle risorse idriche ed alimentari, poiché il prolungamento della stagione calda modifica la composizione del terreno. Nell'ecosistema marino, che perde ossigeno, si estinguono microrganismi di cui si nutrono alcune specie. Un grado in più corrisponde a 160 chilometri che un uccello migratore deve aggiungere sulla sua rotta stagionale, chi non ce la fa muore. Analogo meccanismo stritolerà tutti gli esseri viventi, compreso l'uomo.
L'intervento non sarà rapido né radicale – di fatto la novità più stringente è la previsione di un aumento di spesa per chi continua ad utilizzare le attuali risorse, attraverso il pagamento di “permessi” - ma è un'altra tessera del puzzle, dopo anni di veti incrociati, che comporrà l'accordo mondiale atteso a dicembre durante la conferenza COP21 organizzata dall'Onu a Parigi, che ha come obiettivo la sottoscrizione di misure da parte di tutti i Paesi firmatari per ridurre il riscaldamento del pianeta al di sotto di 2° C rispetto ai valori dell'epoca pre-industriale. In una Washington oppressa da una cappa di caldo torrido ed umidità tropicale, dove l'aria condizionata negli interni viene sparata al massimo, il governo federale ha dettato l'agenda da qui al 2022, pressato dagli impegni presi a livello internazionale in vista del summit a Parigi. A COP21 i Paesi dovranno presentarsi con una serie di misure già definite nella precedente conferenza COP20, a Lima, nel 2014. La regola dell'Onu è che tutti gli Stati rispettino gli stessi obblighi e reciprocamente possano verificare gli sforzi messi in campo e la tenuta degli impegni (l'acronimo del “pacchetto” di cui si parlerà tanto a Parigi è MRV).
A favore delle nuove regole si è formato anche un “cartello” di grandi gruppi industriali, tra cui Nestlé, Unilever, L’Oreal, Levi Strauss, eBay, il che fa ben sperare per una soluzione dell'emergenza pianeta. Essi hanno assicurato il proprio appoggio ai governatori di 29 Stati che dovranno decidere come applicare le direttive del governo federale, sottolineando le ricadute positive sull'economia e la creazione di posti di lavoro.