Inquinamento, sempre più plastica nel pesce e nei frutti di mare che mangiamo
Un rapporto di Greenpeace denuncia la presenza di troppa plastica nei pesci e nei molluschi
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Inquinamento, sempre più plastica nel pesce e nei molluschi che mangiamo
Rifiuti e inquinamento: sempre più plastica viene ingerita dai pesci e dai molluschi e può risalire la catena alimentare fino ad arrivare nei nostri piatti. Lo denuncia un nuovo rapporto - "La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare" - realizzato dai laboratori di ricerca di Greenpeace, che raccoglie i piu' recenti studi scientifici sugli impatti delle microplastiche, incluse le microsfere, sul mare e quindi su pesci, molluschi e crostacei. "La presenza di frammenti di plastica negli oceani e' un problema noto da tempo ma in crescita esponenziale. Una volta in mare, gli oggetti di plastica possono frammentarsi in pezzi molto piu' piccoli, e diventare microplastica - sottolinea Greenpeace -. Un caso a parte sono le microsfere: minuscole sfere di plastica prodotte apposta per essere usate in numerosi prodotti domestici (cosmetici e altri prodotti per l'igiene personale).
Un recente rapporto di Greenpeace Est Asia ha analizzato le politiche ambientali di trenta imprese del settore dei cosmetici e altri prodotti domestici, mostrando che nessuna azienda ha piani efficaci per l'eliminazione tempestiva delle microsfere". Il rapporto dell'associazione di categoria offre "indicazioni allarmanti sugli impatti delle microplastiche su vari organismi marini, tra cui diverse specie di pesci e molluschi comunemente presenti nei nostri piatti, anche se gli effetti sulla salute umana sono ancora troppo poco studiati - prosegue la nota -. Anche per questo, Greenpeace Italia chiede al Parlamento di adottare al piu' presto il bando alla produzione e uso di microsfere di plastica nel nostro Paese: su iniziativa dell'associazione Marevivo e' stata gia' presentata una proposta di legge. Si tratta di una misura precauzionale, al vaglio in numerosi Paesi, necessaria per fermare al piu' presto il consumo umano di questi materiali".
"Una mole crescente di prove scientifiche mostra che le microplastiche possono generare gravi conseguenze sugli organismi marini e finire nei nostri piatti. Un bando alla produzione di microsfere e', per il Governo e il Parlamento, la via piu' semplice per dimostrare attenzione agli effetti dell'inquinamento del mare e ai relativi rischi per la salute umana anche se e' solo un primo passo per affrontare il gravissimo problema della plastica nei nostri oceani", afferma Giorgia Monti, responsabile Campagna Mare di Greenpeace Italia. Arrivate al mare, le microplastiche possono sia assorbire che cedere sostanze tossiche ed e' dimostrato che vengono ingerite da numerosi organismi: pesci, crostacei, molluschi. Purtroppo, non ci sono ancora ricerche sufficienti a definire con certezza gli impatti sulla salute umana ma i dati disponibili confermano la necessita' di applicare con urgenza il principio di precauzione, vietando la produzione di microsfere e definendo regole stringenti per ridurre in generale l'utilizzo di plastica. Si stima che ogni anno arrivino in mare otto milioni di tonnellate di plastica: che siano microsfere o frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti (imballaggi, fibre o altro).